Come Meloni e Salvini danno la colpa della seconda ondata ai migranti che non sarebbero capaci di fermare

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2020-08-17

Oggi il Capitano dà fiato alla bocca (e Meloni fa l’eco) perché nessuno, al governo, in Parlamento o nel paese, ha il coraggio di alzare la mano e ricordargli cosa è successo al Viminale quando lui era ministro dell’Interno. Ovvero esattamente la stessa cosa

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Dopo l’annuncio della chiusura delle discoteche con l’ordinanza del ministro della Salute, Matteo Salvini e Giorgia Meloni hanno colto la palla al balzo per far ripartire la litania dei porti chiusi per sfruttare e alimentare la rabbia degli italiani. La strategia è sempre quella: inventare opposizioni inesistenti per fare propaganda. Visto che c’è in ballo la salute delle persone, la tattica è invece discretamente miserabile. E quindi, statene certi, avrà una certa efficacia.

Come Meloni e Salvini danno la colpa della seconda ondata ai migranti che non sarebbero capaci di fermare

Ieri lo sciacallaggio di Salvini è arrivato persino a inventare inesistenti chiusure di negozi per spargere un po’ di terrore, mentre la tecnica di Meloni è sempre la stessa: copiare Salvini fin dove è possibile e rilanciare forte della maggiore credibilità rispetto al Capitano allo scopo di rubargli più voti possibili.

Ovviamente, come ha spiegato di recente anche l’ISPI, è vero il contrario di ciò che sostengono Salvini e Meloni:

Dall’inizio dell’emergenza a oggi sono state meno di un centinaio le persone straniere giunte irregolarmente via mare in Italia e trovate positive al nuovo coronavirus. Il numero va confrontato con i 6.469 migranti sbarcati sulle coste italiane tra inizio marzo e il 14 luglio. In tutto, dunque, solo circa l’1,5% dei migranti sbarcati è risultato positivo. Da non dimenticare inoltre che le positività sono state certificate su gruppi di migranti che avevano condiviso la stessa imbarcazione durante il viaggio, dando credito all’ipotesi che un numero significativo di essi si sia infettato nel corso della traversata.

Ovviamente il rischio di “importare” persone infette da SARS-CoV-2 dall’estero non è mai zero, che si tratti di canali regolari o irregolari d’ingresso. Il virus è arrivato dall’estero, e nuovi “innesti” possono generare focolai locali: si vedano i casi del vicentino e di Roma. Inoltre, il rischio di reimportazione è alto solo laddove il virus non abbia già una sua diffusione locale: com’è ovvio, se in una regione d’Italia i casi attivi stimabili sono già nell’ordine delle migliaia o delle decine di migliaia, l’arrivo di poche decine di persone positive dall’estero non avrebbe lo stesso effetto rispetto a quando i casi attivi fossero quasi scomparsi.

Infine, mentre la polemica nelle ultime settimane si è concentrata prevalentemente sugli sbarchi, va ricordato che tutte le persone che sbarcano in Italia sono sottoposte sistematicamente a tampone e messe in quarantena almeno fino al suo esito o, nel caso, fino a negativizzazione del tampone. Ciò non avviene perchi arriva in maniera regolare, che sia per via aerea, via nave, in treno o in automobile: in tutti questi casi è prevista la possibilità di misurare la temperatura e vigono gli obblighi di indossare le mascherine e rispettare il distanziamento, ma non si procede sistematicamente al tampone ed è dunque più difficile risalire a casi “importati”, così come prevenirli.

Gli sbarchi fantasma che Salvini non ha mai fermato

C’è poi un punto squisitamente politico che dovrebbe essere sollevato per rispondere a Salvini se il Partito Democratico non fosse attualmente in vacanza da una vita e il suo segretario Nicola Zingaretti non fosse impegnato nella raffinata strategia del fingersi morto rispetto a quello che accade per risvegliarsi soltanto quando c’è da parlare di quello che gli interessa di più: la legge elettorale. Se il PD fosse un vero partito (sul M5S è inutile riporre speranze) farebbe notare ai due caciaroni che durante il periodo del lockdown con la chiusura delle frontiere e dei voli causata dall’emergenza Coronavirus, sono aumentati i cosiddetti sbarchi “fantasma”. Sono quelli di barchini che arrivano davanti alle coste dell’Italia e poi o vengono segnalati, soccorsi e “contati” oppure si dileguano. Contro questo tipo di sbarchi i porti chiusi di cui vaneggiano Salvini e Meloni non servono assolutamente a niente (e del resto non sono serviti anche contro le ONG, visto che di fatto non sono stati mai chiusi. E questo perché quando un barchino riesce ad attraversare il Mediterraneo e a entrare nelle acque italiane, non è possibile respingerlo dicendogli “torna a casa tua!” come vuole far credere il Dinamico Duo.

Di più: dal 1 gennaio al 1 settembre 2019 (un periodo nel quale il ministro dell’Interno era un certo Matteo Salvini) in Italia sono sbarcati 5.025 migranti (tutti mentre Salvini era al governo). Di questi però solo 472 sono arrivati a bordo delle imbarcazioni delle ONG. Gli altri 4.553 sono arrivati in un altro modo. All’epoca, mentre Salvini ingaggiava furiose battaglie di chiacchiere con le ONG, si arrivava con i barchini che avevano all’epoca la stessa curiosa caratteristica: non possono essere respinti perché quando vengono avvistati si trovano già nelle acque italiane e non è possibile ingaggiare una tarantella con Malta tirando fuori il centimetro per misurare la distanza dal “porto sicuro” più vicino. Per questo Salvini non ne parlava. Oggi il Capitano dà fiato alla bocca (e Meloni fa l’eco) perché nessuno, al governo, in Parlamento o nel paese, ha il coraggio di alzare la mano e ricordargli cosa è successo al Viminale quando lui era ministro dell’Interno. Ovvero esattamente la stessa cosa. Nessuno ha il coraggio di chiedergli perché non li abbia fermati all’epoca. Per questo oggi la propaganda sciacalla ha la meglio: perché dall’altra parte c’è un covo di vigliacchi e incapaci.

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