Maria Elena Boschi e Ferruccio De Bortoli: un fact-checking

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2017-12-05

Cosa ci si può aspettare dall’azione civile di risarcimento danni proposta dalla sottosegretaria contro l’ex direttore del Corriere. Perché sarebbe stato meglio querelare. In che modo si potrebbe chiudere la vicenda. Magari dopo le elezioni

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Ferruccio De Bortoli e Maria Elena Boschi cominciano a incrociare le spade anche su Twitter in attesa dell’azione civile di risarcimento danni che la sottosegretaria alla presidenza del Consiglio ha promesso ieri per chiudere la faccenda aperta dal libro Poteri Forti (o quasi).

Ferruccio De Bortoli e Maria Elena Boschi

Nel libro si racconta di una presunta proposta di acquisto di Banca Etruria da parte di Unicredit fatta da Maria Elena Boschi all’allora amministratore delegato Federico Ghizzoni. L’aneddoto raccontato è il seguente: “L’allora ministra delle Riforme, nel 2015, non ebbe problemi a rivolgersi direttamente all’amministratore delegato di Unicredit. Maria Elena Boschi chiese quindi a Federico Ghizzoni di valutare una possibile acquisizione di Banca Etruria. La domanda era inusuale da parte di un membro del governo all’amministratore delegato di una banca quotata. Ghizzoni, comunque, incaricò un suo collaboratore di fare le opportune valutazioni patrimoniali, poi decise di lasciar perdere”.
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A parlare, secondo il racconto, è il ministro delle riforme del governo Renzi che ha un rapporto di parentela con i rappresentanti istituzionali di Banca Etruria (il padre è stato consigliere del CDA e all’epoca ne è vicepresidente). È evidente come fosse inopportuno da parte di Maria Elena Boschi agire, così come è evidente che Ghizzoni non ha certo sentito particolari pressioni da parte della ministra, anche perché dopo aver esaminato il caso non si è fatto problemi a dire di no. È improprio quindi accusare Maria Elena Boschi di aver commesso un reato (quale?) visto che è giusto che una parlamentare eletta su quel territorio si interessi a una banca in pericolo.
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In un pezzo successivo pubblicato da Stefano Feltri sul Fatto Quotidiano si fece anche il nome della dirigente che Ghizzoni incaricò di studiare il dossier Etruria: Marina Natale, all’epoca vicedirettore generale di Unicredit e oggi nel CdA di Mediobanca per conto di Piazza Cordusio.

La mediazione obbligatoria tra FdB e Meb

Insomma, sarà relativamente facile verificare quanto raccontato da De Bortoli. Prima però sarà necessario un passaggio interlocutorio al quale dovranno presenti i due protagonisti principali. Prima di adire al tribunale civile infatti è previsto che per la diffamazione a mezzo stampa si vada alla mediazione obbligatoria: i due litiganti, con rispettivi avvocati, si vedranno davanti a uno studio legale per cercare di chiudere benevolmente con un accordo che soddisfi entrambe le parti la vicenda. Se questa fallisse (come nel caso in cui uno dei due non si presenti), allora la strada del tribunale sarà l’unica da percorrere.

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Pagina 209 del libro di Ferruccio De Bortoli “Poteri forti (o quasi)”

Qui si aprirà una partita interessante dal punto di vista giuridico. De Bortoli infatti avrà la facoltà di chiamare Federico Ghizzoni come testimone per confermare o smentire l’aneddoto. Ghizzoni però ha firmato un patto di riservatezza all’uscita da Unicredit – e ha sempre addotto questa motivazione al “No comment” che pronunciava a chi gli chiedeva conferme sulla vicenda – ma davanti a un tribunale potrebbe essere obbligato a parlare. Ma anche qui non è detto.

Perché Ghizzoni potrebbe restare in silenzio

Confermando l’aneddoto, infatti, Ghizzoni si metterebbe nei guai con Unicredit perché dovrebbe ammettere di aver rotto il patto di riservatezza parlando con De Bortoli della vicenda, se questo è accaduto dopo la sua uscita dalla banca. E allora Ghizzoni potrebbe decidere di non parlare per tutelarsi. Se invece Ghizzoni avesse raccontato a De Bortoli dell’incontro prima della sottoscrizione del patto, molto probabilmente potrebbe essere sciolto da ogni patto successivo per testimoniare in tribunale.

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Federico Ghizzoni, a.d. di Unicredit, protagonista dell’aneddoto su Maria Elena Boschi e Banca Etruria

Di certo mentre con la querela si sarebbero valutati soltanto i confini della diffamazione con la scriminante del diritto di cronaca, nel caso Boschi-De Bortoli il giudice dovrà valutare i profili del danno procurato a Boschi dall’aneddoto dal punto di vista civile, considerando che la sottosegretaria ha deciso di non querelare l’ex direttore del Corriere della Sera e di non chiedere il ritiro del libro o una rettifica nei tempi disposti dalla legge.

Domande e risposte su Maria Elena Boschi, Unicredit e Banca Etruria

Nell’attesa del tribunale, ecco un compendio di domande e risposte che riguardano il caso che abbiamo pubblicato qualche tempo fa:
– La fonte è De Bortoli. È attendibile?
Sì.
– La Boschi ha smentito. Ghizzoni ha smentito?
No. Unicredit ha rilasciato invece una dichiarazione in cui precisava di non aver ricevuto pressioni politiche nel dossier Banca Etruria, che ha comunque esaminato. In effetti, anche De Bortoli – vedi sotto – non ha parlato di pressioni politiche ma di un invito, peraltro declinato dopo analisi dall’interessato.
– De Bortoli non deve portare prove o registrazioni del dialogo tra Ghizzoni o la Boschi?
Ha segnalato un aneddoto curioso, da come è raccontato sembra che lo abbia saputo da uno dei due. Evidentemente si fida della fonte.
– C’è un reato?
No. Da come è raccontato, l’episodio inizia e finisce con un “tentativo” da parte della Boschi e una valutazione libera fatta da Ghizzoni, che alla fine ha rinunciato ad acquisire Banca Etruria. Non si attribuisce a nessuno alcun tipo di reato. Da questo ne consegue che quelli che dicono “Ah, ma De Bortoli non avrebbe dovuto andare subito in questura invece di scrivere nel libro?”, non sanno di che parlano e stanno accusando la Boschi di aver commesso un reato quando invece vorrebbero difenderla. Un bel tacer non fu mai scritto.

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Il libro di Ferruccio De Bortoli

Ora, come dice Meb, la parola passa al tribunale. O a una serena composizione della lite a urne chiuse.

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