Luigi Di Maio continua ad avere le idee poco chiare sullo stadio della Roma

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2017-02-27

Confuso e felice, così è apparso oggi Luigi Di Maio che ritiene che tutte le infrastrutture previste per il nuovo stadio della Roma si faranno lo stesso anche dopo il taglio delle cubature e ha invitato ad usare i soldi pubblici per realizzarle. Di Maio si riferiva solo al Ponte dei Congressi (il cui progetto è stato bocciato) finanziato dallo “Sblocca Italia” nel 2015 oppure anche a tutte le opere a compensazione a carico dei privati?

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Luigi Di Maio è contento e orgoglioso del risultato ottenuto da Virginia Raggi che ha raggiunto un accordo con Eurnova sul nuovo stadio della Roma a Tor di Valle. Contento perché lo stadio si farà senza far favori ai palazzinari (e senza la maggior parte opere pubbliche a compensazione), contento perché è scomparso il pericolo idrogeologico che stando a quanto dicevano lui e Beppe Grillo fino al giorno prima avrebbe messo a rischio esondazione Roma e contento perché il ponte sul Tevere si farà lo stesso.

Luigi Di Maio, Paolo Berdini e il derby dei due ponti sul Tevere

Di Maio dimentica però di dire che quel ponte sul Tevere non è quello previsto dal progetto dello stadio a Tor di Valle ma un altro – il Ponte dei Congressi dell’Euro – che è stato finanziato – come il vicepresidente della Camera ricorda – con fondi pubblici. Quanti? Il Governo nel 2015 aveva stanziato 145 milioni di euro all’interno nel decreto «Sblocca Italia» e la costruzione dell’opera era stata approvata dalla giunta dell’ex sindaco Ignazio Marino nel giugno del 2015. Ad essere invece tagliato dal progetto dello stadio è il ponte aggiuntivo sul Tevere e la bretella di collegamento sulla Roma-Fiumicino. Opere che invece avrebbero dovuto essere a carico dei privati. I nuovi ponti previsti erano due, ne sarà fatto soltanto uno, peraltro con i soldi stanziati da Renzi. E c’è un problema: il progetto dei Ponte dei Congressi – che avrebbe dovuto collegare la Nuvola di Fuksas (quella che non piace alla Raggi) all’aeroporto di Fiumicino – è stato bocciato il 15 dicembre 2016 dal Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici con un parere datato 20 gennaio 2017:

La realizzazione del Ponte dei Congressi, la viabilità accessoria, la sistemazione delle banchine del Tevere e l’adeguamento del ponte della Magliana deve essere rivisto, modificato e integrato nell’attuale fase di progettazione definitiva e comunque prima dell’attivazione delle procedure di affidamento dei lavori.

Il Consiglio Superiore ha anche rilevato che la realizzazione dell’opera necessità di una variante del Piano Regolatore Generale del 2008 (musica per le orecchie di coloro che ritengono che i PRG siano intoccabili). Quando era assessore Paolo Berdini riteneva di poter ridurre le cubature (e quindi le opere pubbliche a compensazione) giocando sul fatto che il ponte che Eurnova avrebbe costruito a sue spese sarebbe stato un doppione non necessario di quello dei Congressi che si costruirà a poco circa due chilometri più a nord (e 800 metri prima dello stadio) di quello previsto dal progetto Tor di Valle. La bocciatura allontana ancora di più la costruzione del Ponte dei Congressi, che le Amministrazioni capitoline sognano più o meno da quando erano sindaci Veltroni e Rutelli ovvero più di 15 anni fa. Ed è vero che il Comune non avrà bisogno dei soldi dei privati per costruirlo, il problema è che ora che il progetto dovrà essere presentato nuovamente eche il ponte non sarà costruito prima del 2020 o del 2022. C’è però da rilevare che non sarebbero stati costruiti tutti e due i ponti (quello “dello stadio della Roma” e quello dei Congressi) visto che i due progetti erano alternativi l’uno all’altro. Ovviamente fa costruire il ponte dai privati avrebbe consentito un notevole risparmio per le casse pubbliche (non di Roma, ma di tutti i cittadini italiani). Il Comune invece ritiene che sia possibile attingere a fondi statali e, spiegava ieri Repubblica Roma, che si possano «dirottare i 150 milioni del ponte dei Congressi sul ponte dello stadio e la bretella che congiungerà il GRA e la Roma-Fiumicino a Tor di Valle. Un conto finale di 90 milioni, con un risparmio di 60. Così, secondo il Campidoglio, si arriverà al via libera al progetto di Roma e Parnasi senza una seconda conferenza dei servizi». Il punto è che per non perdere i soldi stanziati dallo “Sblocca Italia” è necessario avviare i cantieri la cui apertura era stata inizialmente prevista per il 31 agosto 2015. Il Governo ha già concesso una proroga di quattro mesi ma anche quella è scaduta perché i lavori avrebbero dovuto essere iniziati entro la fine del 2015. Oggi in collegamento con l’Aria che tira di Myrta Merlino Luigi Di Maio ha detto che visto che «noi siamo un paese che paga le tasse più alte di tutti i paesi industrializzati non abbiamo bisogno dei privati per farci costruire un ponte, dobbiamo usare i soldi pubblici per fare quello che si deve fare». La Merlino a quel punto ha chiesto a Di Maio se quelle opere che sono state eliminate dal nuovo piano per lo stadio verranno fatte comunque. Il Cinque Stelle ha risposto che il progetto dello stadio diminuisce le cubature “ma non ci sottrae opere pubbliche perché quelle che erano previste alcune erano già previste con soldi pubblici e non avevamo bisogno dei soldi degli investitori dello stadio della Roma“. Come abbiamo spiegato però, l’unica infrastruttura finanziata con soldi pubblici – statali –  è il Ponte dei Congressi il cui progetto è fermo perché è stato bocciato, tutte le altre opere a compensazione che saranno tagliate non si faranno, né con i soldi dei privati né con quelli del Comune di Roma. Sarebbe opportuno che Di Maio spiegasse di quali opere pubbliche parla e di come sarà risolta la questione del Ponte dei Congressi, quella sì interamente in mano all’Amministrazione capitolina di Virginia Raggi e del futuro assessore all’Urbanistica di Roma Capitale.

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