Politica

Il giochino del PD tra Forza Italia e M5S sulla legge elettorale

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2017-05-09

Richetti propone un patto ai grillini riesumando maggioritario e ballottaggio. Franceschini apre a Berlusconi e ha in mente la Grande Coalizione. Ma presto il PD dovrà scegliere tra le ambizioni personali e la governabilità

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Ieri Matteo Richetti, in nome e per conto di Matteo Renzi, è tornato ad aprire al MoVimento 5 Stelle sulla legge elettorale. I punti della trattativa enucleati dal renziano sono chiari e semplici: una legge che sia maggioritaria, che preveda un premio di maggioranza per chi vince e un vincitore chiaro il giorno dopo le elezioni. L’obiettivo, scoperto, è quello di tornare al Mattarellum e ai collegi uninominali che secondo i calcoli dei renziani favorirebbero il Partito Democratico che è in grado di proporre candidati radicati sui territori rispetto ai grillini (in realtà non è esattamente così).


Dando idea della clamorosa saldezza della guida del PD, però, Dario Franceschini, principale sponsor con la sua corrente della rielezione di Renzi a segretario del PD, rilascia un’intervista al Corriere della Sera per invitare Silvio Berlusconi a scrivere la legge elettorale con il Partito Democratico:

E si rivolge a Berlusconi?
«Sì, perché il Pd la sua parte l’ha fatta: con le ali estreme ha chiuso, non punta in futuro a governare con l’area guidata da Fratoianni. Ora tocca a Berlusconi attribuirsi una funzione storica che da tempo gli chiede il Ppe, di cui fa parte. Lui ha l’occasione di allineare il nostro Paese al resto dell’Europa, dove Fillon non ha appoggiato la Le Pen al ballottaggio, dove la Merkel non si sogna di governare con Afd, dove la May non vuole avere nulla a che fare con Farage. L’Italia non può essere l’unico Paese in cui una forza moderata di centrodestra sta insieme a populisti ed estremisti».
Gli amici la accuseranno di intendenza con il nemico, gli avversari la accuseranno di ingerenza.
«Capisco che nel mio campo queste parole possano sembrare dettate da chissà quale calcolo. Capisco pure che — nel campo avverso — sentirsi dire certe cose da un avversario che non ha mai risparmiato attacchi a Berlusconi possa ingenerare sospetti. Ma siamo dentro una bufera. Il Paese sta dentro una bufera. Ragionando così si capiscono i motivi di questa riflessione: siccome Berlusconi è al bivio, siamo tutti al bivio. La sua scelta non riguarderà solo lui, avrà ripercussioni sul sistema politico nazionale ed europeo».

legge elettorale
Ovviamente, e a prescindere dalle smentite di prammatica, la scrittura di una legge elettorale insieme a Berlusconi diventa il primo passo di un avvicinamento tra i due partiti che potrebbe tornare utile a urne chiuse. Ma questo soltanto se il risultato elettorale dovesse restituire un parlamento in cui l’unica maggioranza possibile è quella che impegna i due partiti in chiave anti-M5S e anti-Lega. Il PD quindi applica la politica dei due forni cercando un accordo o con FI o con il M5S; dal partner scelto dipenderà il tipo di legge elettorale. Un sistema tedesco con soglia di sbarramento che porterebbe alla nascita di una Grande Coalizione; oppure un Italicum corretto magari con il ritorno del ballottaggio, che darebbe al M5S la chance di vincere e governare il paese. Esattamente quello che Renzi vede come un danno irreversibile per l’Italia. Ma che darebbe anche a lui la chance di vincere le elezioni e poter tornare a Palazzo Chigi. Presto il PD dovrà scegliere tra le ambizioni personali del segretario e la governabilità.

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