Fact checking
Le prove d'intesa tra Sinistra e M5S
di Alessandro D'Amato
Pubblicato il 2017-11-10
Le aperture di MDP su Ostia e quelle dei grillini sull’articolo 18 preludono a un soccorso rosso per il governo dopo le elezioni? C’è chi lo ipotizza. Ma le controindicazioni sono tante, troppe
Prima Fassina e Fratoianni che aprono al MoVimento 5 Stelle per Ostia. Poi la legge sul ripristino dell’articolo 18, presentata dagli ex Pd e da Sinistra italiana, che i grillini sono pronti a votare tra dieci giorni. La settimana scorsa c’erano stati i reciproci ammiccamenti tra Claudio Fava e Giancarlo Cancelleri in vista della possibile vittoria dei grillini in Sicilia ma con la necessità di trovare una maggioranza per l’Assemblea Regionale.
Le prove d’intesa tra Sinistra e M5S
I reciproci ammiccamenti ci sono, e si notano, racconta Ilario Lombardo sulla Stampa, anche nelle chiacchierate insistite, alla Camera, durante le ore convulse del voto sulla legge elettorale, tra Nicola Fratoianni, leader di SI, e Roberto Fico, incarnazione dell’anima più di sinistra del M5S, quella movimentista delle origini, quando i 5 Stelle i voti li strappavano soprattutto ai delusi di quel mondo. Spiega il quotidiano che le due anime allora possono lavorare a un accordo di programma con il governo a 5 Stelle prossimo venturo.
Alfredo D’Attore, tra i volti di Mdp, dopo aver chiesto ad Alessandro Di Battista i voti sullo scudo ai licenziamenti, non ha escluso la fiducia a un governo 5 Stelle ma vincolata a un preciso programma. Tradotto: se i grillini abbandoneranno le tentazioni populiste per soffiare voti a leghisti e a Silvio Berlusconi, tutto è possibile. È quanto desidera Fico, e una buona fetta di parlamentari con lui, un’intesa soft su punti precisi. L’articolo 18 reintegrato è un buon punto di partenza. Ma serve altro.
Anche perché bisognerebbe rompere lo scetticismo del candidato premier Luigi Di Maio che un po’ per educazione sentimentale sente meno l’affinità con la sinistra e a suo modo tiene a mantenere comunque le distanze: «Nessuna alleanza. I cittadini non sono buoi da marchiare – diceva ieri in conferenza stampa – Nei prossimi 4 mesi è inutile parlare di differenze tra gli altri partiti. Parleremo di loro in maniera indifferenziata, sono la stessa cosa. Noi arriveremo al 35% e impediremo l’inciucio tra Pd e Forza Italia».
Il problema grosso come una casa di matti
Ma ci sono molti ostacoli davanti a questo progetto. Il primo è prettamente numerico: con i sondaggi di oggi un’alleanza con MDP e Sinistra non porterebbe il MoVimento 5 Stelle ad avere i numeri necessari per avvicinarsi alla maggioranza alla Camera e al Senato, come invece accadrebbe con un’alleanza tra M5S e Lega & Fratelli d’Italia (che però non vedrebbe la Meloni raggiante, ad occhio). Il secondo problema è tecnico: se MDP – Sinistra Italiana corre da sola potrebbe avere risultati ancora inferiori rispetto a quelli che potrebbe permettere un’alleanza con il Partito Democratico (quella con i 5 Stelle è da escludere in partenza). Mentre, se corre con il PD, sarà poi difficile spiegare agli elettori perché si allea con il M5S.
Infine c’è un problema politica. Il MoVimento 5 Stelle in questi quattro anni di opposizione ha saputo avvicinare le simpatie di molti elettori cogliendo a destra come a sinistra: come prenderebbero molti di questi la prospettiva di un’alleanza con i comunisti? In altre occasioni le strategie di Roberto Fico sono andate a cozzare contro il muro di Beppe Grillo. Non si capisce perché anche questa iniziativa non debba fare più o meno la stessa fine. Sempre che si tratti davvero di un’iniziativa e non di una pretattica per costringere più velocemente il PD a un’alleanza con MDP.