Le intercettazioni di Bonucci sugli ultras della Juve

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-01-17

Di venti giorni di intercettazioni, agli atti dell’inchiesta coordinata dal pubblico ministero Chiara Maina, resteranno sei telefonate: penalmente irrilevanti, ma che rendono l’idea dell’aria che tirava, oltre a ricostruire l’inizio della seconda vita di Bonucci in bianconero

article-post

Leonardo Bonucci, difensore centrale della Juventus, è appena tornato in bianconero dopo l’annata al Milan in cui doveva “spostare gli equilibri” quando gli investigatori alle prese con l’inchiesta Last Banner e sugli ultras che facevano i bagarini decidono di mettere sotto controllo il suo telefono. E, racconta oggi Massimiliano Nerozzi sul Corriere della Sera, le intercettazioni raccontano uno spaccato interessante di vita bianconera.

Le intercettazioni di Bonucci sugli ultras della Juve

Scrive il quotidiano che di venti giorni di intercettazioni, agli atti dell’inchiesta coordinata dal pubblico ministero Chiara Maina, resteranno sei telefonate: penalmente irrilevanti, ma che rendono l’idea dell’aria che tirava, oltre a ricostruire l’inizio della seconda vita di Bonucci in bianconero.

Alle 19.40 del 9 agosto 2018, Leonardo Bonucci è  al telefono con un amico, che gli chiede come sono i rapporti con i compagni: «E lui risponde — riassumono gli agenti della Digos di Torino — che gli italiani, nello specifico Barzagli, Marchisio, Bernardeschi, sono molto freddi con lui». Dopo l’annata al Milan, insomma ,quello alla Juve non fu subito un ritorno da casa dolce casa. Soprattutto per l’accoglienza della curva Sud dello Stadium, territorio ultrà,dove il difensore era sempre stato un idolo. E poi «traditore».

bonucci intercettazioni ultras
Bonucci e le intercettazioni sugli ultras (Corriere della Sera, 17 gennaio 2020)

Infilata nuovamente la divisa, non resta che riprendersi il suo popolo: «In funzione del rientro alla Juve—annotano ancora i poliziotti — Bonucci si è subito preoccupato di contattare i capi ultrà, al fine di evitare che gli stessi possano organizzare momenti di contestazione diretti alla sua persona». A fine luglio, infatti, l’ormai ex milanista manda un messaggio whatsapp a Fabio Trinchero, 48 anni, uno dei leader dei «Viking», e trai 29 indagati dell’inchiesta: «Mi farebbe piacere quando torno dall’America, fare due chiacchiere per spiegarti come effettivamente sono andate le cose». Va da sé, dell’andata-ritorno tra Milan e Juve. Risposta:«Con un confronto si possono aggiustare le cose».

Sullo sfondo — secondo l’inchiesta di Digos e Procura — ci sono però le presunte«estorsioni» al club bianconero.

Leggi anche: Come le Sardine hanno fregato Salvini sulla piazza di Bibbiano

Potrebbe interessarti anche