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La Lega fa escludere i sexy shop dai bonus per i commercianti in Piemonte

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-05-27

Il blitz della Lega che ha escluso i sexy shop dai bonus regionali e le proteste dell’opposizione

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In Piemonte la Lega fa escludere i sexy shop dal Bonus da 1.500 euro che sarà erogato ai piccoli commercianti con il Riparti Piemonte. Il voto questa mattina, in apertura della terza giornata di lavori dell’Aula virtuale del Consiglio regionale, che con il contingentamento dei tempi dovrebbe portare al via libera del provvedimento entro oggi. “Siamo ormai al quarto passaggio sul ‘Riparti Piemonte’ – spiega il Capogruppo di Liberi Uguali Verdi, Marco Grimaldi – e dopo estenuanti discussioni e tantissimi emendamenti delle opposizioni, all’ultimo spunta un subemendamento del capogruppo della Lega Preioni per escludere dal bonus una tantum a fondo perduto il commercio al dettaglio di articoli per adulti, meglio noti come ‘sexy shop’. Come se si potesse esercitare una presunta autorita’ morale per stabilire discriminazioni ed esclusioni”.

riparti piemonte sexy shop

“Siamo qui per offrire un sostegno a chi non chiede garanzie e paga le tasse in Piemonte – aggiunge Grimaldi – che venda toma, tappi di sughero, statuette di santi o mutandine commestibili. Spero davvero che quegli esercenti facciamo ricorso e lo citino in giudizio”. Per il Movimento 5 Stelle “Il blitz della Lega che ha escluso i sexy shop dai bonus regionali è un fatto grave”. “In questo modo – afferma la consigliera regionale M5S Sarah Disabato – si introducono presunti giudizi morali sulle attività d’impresa del Piemonte. Stiamo parlando di realtà che pagano le tasse e garantiscono posti di lavoro, al pari di molte altre. Gli imbarazzi, quasi adolescenziali, del leghista Preioni danno la misura di una maggioranza totalmente inadeguata a gestire la situazione”. “Il caso dei sexy shop e’ singolare – prosegue – ma si tratta solo di una categoria delle tante dimenticate completamente dalla dalla Giunta Cirio. Questo provvedimento infatti non contiene criteri equi facendo differenze tra lavoratori di serie A e di serie B”.

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