La fuga continua di Stefano Vignaroli

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2016-09-21

Il vicepresidente della Commissione Ecomafie non vuole rispondere alle domande della Commissione Ecomafie del suo ruolo nella vicenda dei rifiuti a Roma. Prima ha proposto di mandare una memoria, adesso non risponde più al presidente. E il MoVimento 5 Stelle lo spalleggia. Perché?

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«Se non è amore, dopo il seme c’è la fuga!», cantavano in tempi non sospetti Elio e le Storie Tese. Di certo non ci dev’essere ultimamente tanto amore tra la Commissione Ecomafie e il suo nientepopodimenoché vicepresidente Stefano Vignaroli, visto che il deputato continua a procrastinare il giorno in cui dovrà essere ascoltato dalla stessa commissione per il suo ruolo nella storia della crisi dei rifiuti a Roma. Un ruolo che tutti i giornali hanno raccontato con dovizia di particolari, ma nel quale manca una voce autorevole, la sua.

La fuga continua di Stefano Vignaroli

E pare che mancherà ancora per molto tempo visto che il presidente della Commissione Alessandro Bratti ha chiesto di ascoltarlo «per rispondere ad alcune domande, poste da alcuni componenti la commissione, su notizie di stampa su un suo incontro con esponenti del gruppo imprenditoriale romano Colari» ma né lui né il MoVimento 5 Stelle hanno ancora avuto la bontà di rispondere per fissare una data. L’audizione si dovrebbe svolgere su “una serie di chiarimenti riguardo a fatti emersi nelle diverse audizioni che riguardano una presunta incompatibilità con la carica di vicepresidente sollevata da alcuni gruppi parlamentari”. Sulla questione, il presidente Bratti ha confermato l’invio alla presidenza della Camera dei Deputati e del Senato di “una specifica richiesta di audizione dell’onorevole Vignaroli, chiedendo di ricevere una risposta in tempi rapidi per fissare la seduta entro il 15 ottobre“. Ma “nello scorso ufficio di presidenza il gruppo del M5s aveva chiesto di valutare altre modalità, rispetto all’audizione formale, per acquisire le risposte da Vignaroli”. Ora, viene spiegato, “rispetto alla scelta di altre modalità era necessaria una richiesta specifica da parte del gruppo M5s o dello stesso Vignaroli, per modificare la decisione già presa sullo svolgimento dell’audizione. Nessuna comunicazione è però nel frattempo giunta alla commissione”. Insomma, Vignaroli non ha intenzione di rispondere alle domande della Commissione, per questo parla di “altre modalità”: in omaggio alla trasparenza quanno ce pare che è già la luce del cammino di Virginia Raggi come sindaca di Roma: vorrebbe depositare una memoria difensiva (o magari un videomessaggio con calzamaglia sulla camera, come quando c’era Lui) evitando così di trovarsi nell’antipatica situazione di dover rendere conto del suo operato.
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Di cosa ha paura Stefano Vignaroli?

Di Vignaroli, che era assente anche il giorno dell’audizione di Virginia Raggi e Paola Muraro in Commissione Ecomafie, sui giornali si è registrata una sua sola reazione: ha risposto via sms «poche cazzate» ad Annalisa Cuzzocrea di Repubblica che gli ha chiesto se davvero la Raggi avesse informato lui e i componenti del direttorio romano dell’indagine nei confronti di Paola Muraro. E a questo punto la domanda sorge spontanea: di cosa ha paura Stefano Vignaroli? Perché non racconta almeno la sua versione della verità pubblicamente, visto quanto sta uscendo su di lui? Qualche tempo fa ad esempio la sindaca ha raccontato del suo ruolo di esperto massimo di rifiuti nel MoVimento 5 Stelle ma ha anche dichiarato pubblicamente di non aver mai detto a Daniele Fortini di inviare i report giornalieri e settimanali sul lavoro dell’AMA anche al deputato. Eppure le mail a Vignaroli venivano inviate: perché? La Raggi ha mentito quando ha detto di averlo avvertito? In queste settimane Vignaroli ha rilasciato un’intervista alla Stampa piena di contraddizioni e omissioni e un’altra, involontariamente comica, al Corriere della Sera, nella quale sosteneva di non sapere niente di niente su quanto stava succedendo, come se fosse passato di lì per caso mentre aspettava l’autobus. Nel frattempo Fiorenza Sarzanini sul Corriere della Sera ha scritto che l’inchiesta sui rifiuti nella quale è indagata la Muraro potrebbe coinvolgere altri esponenti del Movimento 5 Stelle e ricordato il ruolo dell’onorevole Stefano Vignaroli nella gestione del caso dei rifiuti a Roma quando la sindaca era appena stata eletta e la Giunta non era ancora stata formata. Ovvero, ha parlato della storia del patto segreto per l’immondizia a Roma che aveva visto protagonisti, oltre alla Muraro, a Fortini e ai rappresentanti legali del Co.La.Ri., anche Vignaroli e il suo portaborse Giacomo Giujusa, poi diventato assessore all’ambiente del XI Municipio (e algido fustigatore dei post di denuncia altrui). Vignaroli però tace. Non risponde né all’opinione pubblica né alla Commissione alla quale voleva assolutamente partecipare per il suo trascorso di esperto nel dossier dei rifiuti e di cui è nientemeno che vicepresidente. Un silenzio curioso. Magari il 15 ottobre avremo finalmente tutte le risposte.

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