La conversione di Matteo non più noeuro e no Ue

di Mario Neri

Pubblicato il 2019-10-13

Matteo Salvini studia da leader moderato. Dopo aver evidentemente preso atto che il sovranismo sta passando di moda – e la scoppola presa dalla FPOE in Austria con tanto di fuga di Strache dalla politica ne potrebbe essere il prodromo – il Capitano comincia a rivedere gli argomenti della sua politica e a ricalibrarne la …

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Matteo Salvini studia da leader moderato. Dopo aver evidentemente preso atto che il sovranismo sta passando di moda – e la scoppola presa dalla FPOE in Austria con tanto di fuga di Strache dalla politica ne potrebbe essere il prodromo – il Capitano comincia a rivedere gli argomenti della sua politica e a ricalibrarne la comunicazione. Adalberto Signore sul Giornale nota che il segretario della Lega, che sa benissimo quanto potrebbe essere decisiva l’Umbria nell’accelerare o nel rallentare le prossime urne, sta lentamente ma inesorabilmente cambiando bersagli di propaganda. Come sull’euro, dove adesso Salvini non vuole più mollare la moneta unica ma “cambiare l’Europa dal di dentro”, come tutti:

Escono invece dal «paniere» dei bersagli preferiti l’Europa e l’euro. E quando capita ci sia da commentare l’elezione di Ursula von der Leyen alla presidenza della Commissione U e le critiche sono sì decise ma mai scomposte (come accaduto in passato con il suo predecessore Jean-Claude Juncker, definito più volte da Salvini «un ubriacone»). L’impressione, insomma, è che il leader della Lega abbia capito la lezione agostana, visto che è probabile che il suo essersi fatto terra bruciata su tutti i fronti (l’Ue, ma anche Berlino, Parigi, Washington, il Vaticano e i mercati) non l’abbia aiutato nei giorni della crisi.

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E che stia iniziando a guardare al grande spazio elettorale che esiste al centro dello schieramento, la zona del campo dove spesso si giocano i destini delle elezioni. Così, non solo gli attacchi all’Europa sono spariti dai radar, ma anche gli affondi sull’euro e quel continuo strizzare l’occhio a un’eventuale uscita dell’Italia dalla moneta unica è finito nel cassetto. Al punto che Alberto Bagnai e Claudio Borghi – rispettivamente presidente della commissione Finanze del Senato e del Bilancio della Camera – sono stati scientificamente silenziati. Niente più accelerazioni o minacce diItalexit. E basta anche con proposte tra lo strampalato e il provocatorio come fu quella dei minibot che a Borghi costò un deciso rimbrotto persino da Giorgetti.

Salvini, insomma,prova a riequilibrare una Lega che negli ultimi due anni si è di molto spostata a destra, tanto dallo stringere rapporti e condividere piazze persino con Casapound. Un assetto troppo sbilanciato per chi si vuole proporre come leader di tutto il centrodestra e, dunque,candidato premier. E chissà non sia per la stessa ragione che l’ex ministro dell’Interno ha smesso di brandire il rosario nei comizi.

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