Cosa sanno gli italiani dell'immigrazione? (spoiler: niente)

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2017-07-24

La relazione della Commissione “Jo Cox” fotografa un Paese in preda alla paura del diverso e che cede volentieri e pregiudizi su immigrati, rifugiati, rom, sinti e musulmani. Ma anche gay, donne e disabili non se la passano bene

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La Commissione della Camera dei Deputati “Jo Cox” su fenomeni di odio, intolleranza, xenofobia, e razzismo ha pubblicato la sua relazione finale dal titolo “La piramide dell’odio in Italia”. La Commissione è stata istituita nel maggio 2016 e la relazione è stata approvata dalla Camera il 6 luglio scorso.

Cos’è la piramide dell’odio?

Il lavoro della Commissione ha dimostrato l’esistenza di una vera e propria “piramide dell’odio” alla cui base si trovano stereotipi, rappresentazioni false o fuorvianti, insulti, linguaggio ostile “normalizzato” o banalizzato. E anche quello che gli utenti di Facebook e dell’Internet hanno imparato a conoscere come hate speech. Ma non solo, ci sono anche gli stereotipi e le errate interpretazioni della realtà già evidenziate dal rapporto IPSOS-MORI di due anni fa e ribadite lo scorso anno da Nando Pagnoncelli nel suo libro.
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Alla base dei veri e propri crimini d’odio e delle discriminazioni (razziali e di genere) ci sono proprio le false rappresentazioni, gli stereotipi che generano pregiudizi e che danno corpo agli insulti fondanti spesso e volentieri su vere e proprie menzogne. Tra gli stereotipi di genere ad esempio c’è quello di chi crede che gli uomini siano dirigenti di impresa e leader politici migliori delle donne. A pensarlo è il 20% degli italiani. Il 25% degli italiani invece ritiene che l’omosessualità sia una malattia.

I principali stereotipi degli italiani sull’immigrazione

Gli immigrati e la popolazione considerata di origine straniera sono le vittime della maggior parte dei pregiudizi. Secondo l’Ignorance Index di IPSOS MORI in Italia la maggior parte degli italiani pensa che ci siano troppi stranieri. Non è una novità, ci sono molti partiti politici che hanno fatto e stanno facendo campagna elettorale contro “l’invasione”. Ma mentre gli italiani pensano che il 30% degli abitanti della Penisola sia straniero in realtà gli immigrati residenti in Italia rappresentano appena l’8% della popolazione totale.
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Tra i principali stereotipi troviamo ad esempio quello secondo il quale la presenza di immigrati è sinonimo di criminalità e contribuisce a “degradare un quartiere”. A pensarlo è il 56,4% degli italiani. Mentre il 48.7% dei nostri connazionali ritiene che i datori di lavoro debbano preferire un lavoratore italiano ad uno straniero. Questo perché secondo il 35% degli abitanti del Bel Paese gli immigrati rubano il lavoro agli italiani. La Commissione non dice quali sono le cause di questi pregiudizi. Ma guardando quel 65% di italiani che ritiene che i rifugiati politici siano un peso non si può non pensare a quei leader politici che in questi anni hanno diffuso ogni sorta di bufala sugli immigrati contribuendo ad orientare il pensiero dell’opinione pubblica.
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A fare le spese dei pregiudizi sono anche i rom e i sinti. Il 68,4% degli italiani ritiene che non siano cittadini italiani. Ne consegue che spesso quando una casa popolare viene assegnata ad una famiglia rom gli italiani protestino dicendo “prima gli italiani” ma lo fanno ovviamente senza sapere che le graduatorie per gli alloggi popolari sono aperti a tutti e che i rom hanno diritto tanto quanto gli altri italiani. C’è infine una fetta considerevole della popolazione italiana che non vuole l’apertura di sinagoghe, chiese ortodosse o templi buddisti vicino a casa. Nel caso delle moschee ad opporsi è il 41,1% della popolazione. La commissione descrive un’Italia che è letteralmente preda dei pregiudizi e che si sente assediata da stranieri e da persone diverse. Siano questi omosessuali, stranieri o rom molti italiani fanno fatica ad accettare che si possa vivere diversamente da come lo fanno loro. O meglio, lo accettano ma vorrebbero che i “diversi” se ne stessero ben distanti. L’Italia non è un paese per “diversi”.

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