INPS, ANAS e CdP: le nomine ferme del governo Conte

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-01-22

Tra INPS, ANAS e CdP il governo Conte Bis sta ancora litigando e così ancora non parte il valzer delle 400 poltrone che doveva partire tra 2019 e 2020. Questo perché i settori della maggioranza non hanno ancora trovato un accordo

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Il gran ballo delle nomine nelle società partecipate e negli enti pubblici deve ancora iniziare: tra INPS, ANAS e CdP il governo Conte Bis sta ancora litigando e così ancora non parte il valzer delle 400 poltrone che doveva partire tra 2019 e 2020. Questo perché i settori della maggioranza non hanno ancora trovato un accordo e, ironia della sorte, perciò c’è ancora qualcuno nominato dalla Lega in sella.

INPS, ANAS e CdP: le nomine del governo Conte

È il caso, racconta Sergio Rizzo oggi su Repubblica, della Cassa depositi e prestiti dove compare ancora, a distanza di otto mesi dalle elezioni europee del 26 maggio 2019, Valentino Grant, eletto quel giorno europarlamentare in carica della Lega di Matteo Salvini.

Fosse deputato o senatore della Repubblica italiana, l’incompatibilità fra le due poltrone sarebbe manifesta fin dal 1953, undici anni prima che Grant nascesse. Risale infatti a quell’anno la legge che vieta ai parlamentari di “ricoprire cariche o uffici di qualsiasi specie in enti pubblici o privati per nomine o designazione del governo”, inibendo loro anche la presenza nelle banche, negli istituti finanziari e in tutte le società che gestiscono servizi per conto dello Stato.

Ma l’esistenza di una incompatibilità oggettiva pure fra questi incarichi e un seggio all’europarlamento è talmente ovvia che all’indomani dell’elezione di Grant la filiera sovranista aveva già individuato il suo possibile sostituto alla Cassa nella persona in Giulio Sapelli. Economista il cui nome era circolato anche come eventuale presidente del consiglio in concorrenza con Giuseppe Conte, all’epoca del sodalizio gialloverde.

valzer 400 poltrone
Le nomine negli enti pubblici e nelle società partecipate (La Repubblica, 22 gennaio 2020)

E così, con l’ipotesi di un ritorno nel consiglio della Cdp dell’ex presidente Franco Bassanini affossata da un veto dei 5 Stelle, Grant è rimasto incredibilmente al suo posto. Intanto  l’articolo 2 del decreto Milleproroghe, prendendo atto della impossibilità di nominare i nuovi vertici delle autorità per le Comunicazioni e la Privacy, scaduti rispettivamente dal 25 luglio e dal 19 giugno 2019, ha prorogato i loro mandati al 31 marzo 2020. La seconda proroga in sei mesi, sperando che almeno per l’inizio della primavera il rebus si risolva. C’è anche l’ANAC, che attualmente  è guidata dal consigliere anziano Francesco Merloni, in quale però non ha le medesime deleghe di un presidente.

L’Agenzia delle Entrate, il GRTN e l’ANAS

Poi c’è l’Agenzia delle entrate, affidata al capo del personale Aldo Polito, che è però in procinto di andare in pensione. Il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri vorrebbe rimettere al suo posto l’ex direttore Ernesto Maria Ruffini giubilato dal suo predecessore gialloverde Giovanni Tria. Ma finora nemmeno quest’operazione si è sbloccata. Così come  l’incarico del commissario straordinario per il terremoto nel Centro Italia, il geologo Piero Farabollini, anche lui in scadenza. E ricorda Rizzo che ci sono ancora ANAS e GRTN:

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Le authority e le agenzie: le nomine (Repubblica, 29 dicembre 2019)

L’Anas, dove l’amministratore delegato Massimo Simonini viene ormai da mesi considerato un ex. Nemmeno sul suo sostituto c’è ovviamente accordo, visto che il ballottaggio fra l’ad Consip Cristiano Cannarsa e il dirigente interno Ugo Dibennardo non ha dato per ora alcuna risposta. Se prevalesse poi Cannarsa l’effetto collaterale sarebbe l’apertura di un altro caso, appunto quello della Consip. Quanto alla vicenda spinosa del Gestore dei servizi energetici, società pubblica incaricata fra l’altro di amministrare i miliardi degli incentivi per le fonti rinnovabili, si è fatto ricorso come per l’Agcom e la Privacy al Milleproroghe. Da mesi al Gse volano gli stracci fra il presidente Francesco Vetrò e l’amministratore delegato Roberto Moneta, nominati entrambi dal governo gialloverde. Incapace di risolvere la faccenda per le vie normali, il governo giallorosso ha ben pensato di commissariare la società, dandosi però due mesi per studiare il dossier.

Riusciranno i nostri eroi a mettersi d’accordo?

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