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Il sondaggio sullo Ius Culturae
di neXtQuotidiano
Pubblicato il 2019-11-11
La nuova legge sulla cittadinanza ai bambini stranieri era stata annunciata da Elena Bonetti, ministra della Famiglia del Conte Bis: subito dopo è arrivata la retromarcia del governo
La riforma dello Ius Culturae è una prospettiva condivisa da una larga maggioranza dei cittadini italiani, compresi nel campione rappresentativo intervistato da Demos che pubblica su Repubblica la rilevazione e ne affida il commento a Ilvo Diamanti:
Oltre due terzi. Ma 7 su 10 fra i più giovani e gli anziani. È un progetto sostenuto soprattutto a sinistra. Fra gli elettori del Pd e Italia Viva. Ma non solo. Anche presso la base di FI (81%) e del M5S (71%). Molto meno fra gli elettori della Lega (comunque, quasi metà: 46%) e, soprattutto, dei FdI. Ci sarebbero, dunque, le premesse per approvare la riforma. Ma non è detto che ciò avvenga davvero. Basta pensare alla sorte dello Ius soli.
Una riforma che disponeva, a sua volta, di un consenso maggioritario, fra gli elettori. Ma venne ritirato dal Pd, nell’ottobre 2017, prima che fosse discusso alla Camera. Per timore di venire penalizzato alle elezioni politiche (allora) prossime. Senza grande fortuna, come si è visto. Al contrario: pagò doppiamente. Perché apparve un partito in fuga. Dalle proprie responsabilità. Un rischio che si si ripropone anche oggi. Perché la maggioranza dei cittadini si dice d’accordo con lo Ius culturae.
La nuova legge sulla cittadinanza ai bambini stranieri era stata annunciata da Elena Bonetti, ministra della Famiglia del Conte Bis: subito dopo è arrivata la retromarcia del governo
Il consenso nei confronti del progetto, come si è detto, è largo, ma solo se si chiarisce di che si tratta. La stessa formula latina è una scorciatoia. Rischia di essere controproducente. Come nel caso dello Ius soli. Meglio essere chiari. Espliciti. Senza finzioni. Spiegare in italiano, non con una sigla latina, di che si tratta. Ius culturae: il riconoscimento dei diritti a coloro che già vivono e hanno studiato da noi. Da molti anni. E che, in larga maggioranza, sono nati in Italia. Meglio affrontarlo. Per “interesse” (anche) nostro, più che per “bontà”.
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