Il secondo tragico Salvini e i “pieni poteri” ai sindaci contro il coronavirus

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2020-02-25

Lo sciacallo del coronavirus oggi ha avuto un’altra brillante idea: dare “pieni poteri” ai sindaci. Ma Salvini lo sa che al momento c’è lo stato di emergenza sanitaria che prevede che il governo eserciti dei “poteri sostitutivi” degli enti locali in situazioni di particolare rischio? Oppure ha solo paura che Zaia e Fontana gli rubino la scena?

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Il coronavirus è una cosa seria, non così per Matteo Salvini che continua a giocare il suo solito gioco da leader dell’opposizione tutto d’un pezzo. Dopo la scenetta di Salvini che non risponde ai messaggi WhatsApp del Presidente del Consiglio Giuseppe Conte durante l’emergenza il Capitano non sa come uscirne senza fare una pessima figura.

Matteo Salvini chiede pieni poteri ai sindaci per il coronavirus

Oggi pomeriggio Salvini ha twittato: «servono pieni poteri ai sindaci. Che possano diventare commissari del proprio territorio». Quello che al Papeete poco più di sei mesi fa chiedeva pieni poteri per sé si è ridotto a chiederli per i sindaci. Ma non ha alcun senso perché i sindaci hanno già tutti i poteri sufficienti per fronteggiare l’emergenza. Basti pensare che un sindaco è la massima autorità sanitaria a livello locale e che ad esempio spetta al sindaco l’emanazione delle ordinanze di carattere contingibile e urgente con efficacia estesa al territorio comunale.

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Quali ulteriori e “pieni” poteri vuole dare ai sindaci Salvini? Nessuno lo sa, la frase è un bello slogan che per quel gran genio di Luca Morisi evidentemente incontra il gradimento dell’elettorato. Chissà però se prima di pubblicare quel tweet il capo della Lega si è consultato con i suoi due presidenti di regione, Attilio Fontana e Luca Zaia, che a loro volta vorrebbero più poteri. Che sia tutta una mossa per non lasciare il palcoscenico ai due presidenti leghisti che si stanno facendo carico, assieme al Governo, della gestione dell’emergenza?

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Perché un dato di fatto è che mentre Fontana e Zaia collaborano con Conte Salvini invece continua a fare il gioco di quello che si chiede se lo si nota di più se viene e se ne sta in disparte o se non viene per niente. Il punto è proprio quello: Salvini si è tagliato fuori dai luoghi dove si decide la strategia di risposta al coronavirus e quindi prova a fare quello che da fuori dà suggerimenti. La boutade sui pieni poteri ai sindaci potrebbe quindi servire a nascondere anche un momento di insicurezza di Salvini. Ma proviamo ad immaginare cosa potrebbe succedere se i sindaci avessero tutti “pieni poteri”: sarebbe chiaramente il caos perché in una situazione di emergenza – in cui le risorse sono limitate – in che modo un sindaco con “pieni poteri” potrebbe decidere di allocarle ad un altro sindaco con “pieni poteri”? E chi coordinerebbe tutti questi soggetti e questi amministratori con “pieni poteri”? Salvini forse dimentica che attualmente in Italia vige lo stato di emergenza sanitaria, proclamato dal Governo a fine gennaio. Si tratta di un provvedimento del Consiglio dei ministri in virtù del quale il governo esercita dei “poteri sostitutivi” degli enti locali in situazioni di particolare rischio. Con lo Stato di emergenza si garantiscono interventi immediati a favore della popolazione e del territorio con mezzi e poteri straordinari.

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Si tratta di interventi che vengono decisi con ordinanze emanate dal capo della Protezione civile in deroga alle disposizioni di legge. Se c’è qualcuno che ha “pieni poteri” (ma non è così) è quindi il Governo rappresentato da quel Giuseppe Conte cui Salvini si rifiuta di rispondere. La dimostrazione che avere più potere non serve a nulla se non si collabora. Ed in una situazione del genere – ha ricordato Walter Ricciardi qualche giorno fa – è importante la condivisione delle risorse e la collaborazione tra gli enti. Così come non ci può essere una strategia “lombarda” o “veneta” ma deve esserci una risposta unitaria e coordinata a livello nazionale è completamente inutile chiedere pieni poteri al sindaco di un paese che non ha sul suo territorio  un ospedale e che si trova – da sindaco di un paese di cinquemila abitanti – a gestire un’epidemia con le sue sole forze. Ma a Salvini tutto questo non sembra interessare.

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