Il miliziano, il presidente e un Brasile sempre più simile alla Colombia

di Francesco Guerra

Pubblicato il 2020-02-03

Nei giorni scorsi il Ministero della Giustizia e di Pubblica Sicurezza, guidato dall’ex giudice della Lava Jato, Sérgio Moro, non troppo sorprendentemente, a dire il vero, ha deciso di non includere l’ex capitano della polizia militare Adriano Magalhães da Nóbrega – accusato di comandare la più antica milizia di Rio de Janeiro e sospettato di far parte de un gruppo di assassini professionisti – nella lista degli uomini più ricercati del Brasile

article-post

Nei giorni scorsi il Ministero della Giustizia e di Pubblica Sicurezza, guidato dall’ex giudice della Lava Jato, Sérgio Moro, non troppo sorprendentemente, a dire il vero, ha deciso di non includere l’ex capitano della polizia militare Adriano Magalhães da Nóbrega – accusato di comandare la più antica milizia di Rio de Janeiro e sospettato di far parte de un gruppo di assassini professionisti – nella lista degli uomini più ricercati del Brasile. La notizia, come detto, non sorprende più di tanto, dal momento che il nome di Nóbrega è legato a doppio filo a quello della famiglia Bolsonaro e più in particolare a quello di uno dei figli del presidente, Flávio Bolsonaro, come ben messo in evidenza da vari articoli della Folha de Sao Paulo, nei quali si ricorda come due stretti parenti di de Nóbrega furono nominate per lavorare nel gabinetto politico del figlio del presidente, come lo stesso presidente difese, nel 2005, in un discorso alla Camera dei Deputati il miliziano, all’epoca condannato per omicidio, ma poi (vedi un po’ il caso…) assolto, e come, infine, Adriano de Nóbrega fu premiato con la Medaglia Tiradentes da Flávio Bolsonaro, mentre stava preventivamente in carcere per omicidio.

bolsonaro lacerda

Il miliziano, il presidente e un Brasile sempre più simile alla Colombia

In altri termini, Moro, per il quale, giova ricordarlo, ancora è in ballo la nomina a ministro presso il Supremo Tribunale Federale – nomina presidenziale ovviamente – a questo punto della già tormentata navigazione dell’attuale governo in carica preferisce ancora una volta porsi a difesa della stabilità, pur avanzando la debole scusa secondo la quale le accuse nei confronti di Adriano da Nóbrega non avrebbero carattere interstatuale – ragione, questa, per inserirlo nella lista dei più ricercati del Brasile. Motivazione piuttosto inconsistente, dal momento che all’interno di questa stessa lista compaiono altri due miliziani di Rio de Janeiro, i quali, con ogni evidenza, non risponderebbero ad accuse di carattere interstatuale, esattamente come il succitato miliziano.
Il caso in questione si presenta tanto più grave, perché, nel mese di agosto dell’anno passato, una allerta del Disque-Denúncia fece sì che il Ministério Público di Rio de Janeiro raddoppiasse la scorta dei promotori di giustizia che stanno investigando sull’omicidio della deputata statale Marielle Franco del PSOL. Nella fattispecie la denuncia metteva in risalto come esistesse un piano per assassinare la coordinatrice del Gruppo speciale per la lotta contro il crimine organizzato (GAECO), Simone Sibilio, non solo responsabile per le indagini riguardanti l’omicidio di Marielle Franco e del suo autista Anderson Gomes ma anche delle operazioni Intoccabili I e II. La denuncia in oggetto informava che l’ordine di eliminare Simone Sibilio sarebbe partito direttamente dall’ex-capitano della Polizia Militare Adriano da Nóbrega, sul quale pende la pesante accusa di essere stato uno dei sicari della deputata del PSOL, assieme a Ronnie Lessa e a Élcio Queiroz, oltre che a capo della milizia paramilitare di Rio das Pedras e di quella di Muzema, due favelas dove particolarmente incisiva, da un anno a questa parte è stata l’azione del GAECO, con l’appoggio della polizia civile. Nella giornata di giovedì 30 gennaio, attraverso l’operazione Intoccabili II, sono stati emessi 45 mandati di prigione su richiesta del GAECO.

La maggior parte degli accusati attuava proprio nella zona di Rio das Pedras e tra loro figura un considerevole numero di appartenenti ai corpi della polizia civile e a quella militare, ormai passati ad ingrandire le fila dei clan di miliziani. Uno scenario assai preoccupante, stigmatizzato dalle parole di Claudio de Mello Tavares, magistrato carioca e presidente del Tribunale di Giustizia di Rio de Janeiro, il quale ha sottolineato come l’intero Stato di Rio de Janeiro sia nelle mani dei miliziani e come, alla luce di questo dato, il potere giudiziario sia chiamato a reagire con fermezza e rigore. Una ragione in più per mantenere l’importante lavoro svolto dal Tribunale di Giustizia di Rio de Janeiro nel massimo riserbo al fine di non avere alcuna fuga di notizia, che possa in qualsiasi misura inficiarne gli esiti. Proprio nella giornata di venerdì 31 gennaio, infine, la polizia civile dello Stato di Bahia, assieme a corpi di polizia di Rio de Janeiro, hanno svolto una operazione congiunta al fine di catturare Adriano da Nóbrega, tuttavia senza alcun risultato. Operazione denunciata dalla moglie di Nóbrega, la quale ha dichiarato che il marito è vittima di una cospirazione armata dall’attuale governatore di Rio de Janeiro, Witzel, il quale vorrebbe uccidere Nóbrega, perché preoccupato delle possibili rivelazioni che questi potrebbe fare. Da dove traggano origine esattamente queste parole della moglie di Nóbrega non è dato sapere, ma, più di tutto, non è dato sapere quanto siano rispondenti a verità.

La sola cosa che possiamo augurarci, per il bene di questo tormentato Paese, è che gli organi investigativi di Rio de Janeiro convochino al più presto la moglie di Adriano da Nóbrega e verifichino l’autenticità o meno di quanto lei sostiene con riferimento a Witzel, magari approfondendo anche gli altri legami intrattenuti dai coniugi de Nóbrega con la famiglia Bolsonaro. Sullo sfondo di tutta questa complicata vicenda legata alle milizie vi è quella che si potrebbe definire la ‘colombianizzazione’ dell’ordine pubblico in Brasile, nella misura in cui, come avvenuto a suo tempo in Colombia, ai vari Primeiro Comando da Capital e Comando Vermelho si sostituissero in pianta stabile queste milizie paramilitari, le quali sarebbero tanto più difficili da debellare in quanto legate a doppio filo ad elementi appartenenti alle stesse forze dell’ordine, che dovrebbero perseguirli, a salire fino ai piani più alti della politica di questo Paese. Uno scenario che già è realtà in diverse città brasiliane, ma che, laddove fosse ulteriormente tollerato, andrebbe strutturandosi come potere consolidato, di fatto, alternativo e concorrente allo Stato, weberianamente inteso, come monopolio della forza. Uno scandalo simile a quello scoppiato in Colombia nel 2006, il cosiddetto ‘Parapolítica’, non sarebbe certo qualcosa di cui stupirsi in un Paese come il Brasile dove una parte della politica, come pure dell’elettorato, guarda con evidente favore alla presenza di milizie paramilitari sul territorio nazionale e dove il Narco-Stato, concretamente articolato dalle suddette milizie e avallato dalla stessa politica, è un qualcosa che già sta prendendo forma, complice anche una lotta al narcotraffico da decenni così inefficace da far sorgere il dubbio che sia nulla più che una lotta di facciata.

Leggi anche: Palermo non si Lega: la protesta per Salvini in Sicilia

Potrebbe interessarti anche