Giuseppe Conte e la fregnaccia del diritto di morire che non esiste

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-09-28

Nella posizione in cui attualmente si trova, Conte dovrebbe evitare di parlare di eutanasia per il semplice fatto che così come non c’è il diritto a morire, non c’è nemmeno il diritto a dire sciocchezze per compiacere la Chiesa

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Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte è entrato nella discussione generata dalla sentenza della Corte Costituzionale sul suicidio assistito sostenendo di non credere che esista il diritto di morire: “Credo ci sia un diritto alla vita, ma è da dubitare ci sia un diritto alla morte”

Giuseppe Conte e la fregnaccia del diritto di morire che non esiste

Il modo di porre la questione dell’eutanasia da parte di Giuseppe Conte è tipico del seguace di Padre Pio. E la sua posizione ricalca più o meno quella di Pro Vita, che qualche tempo fa ha tappezzato le città di cartelli 6×3 per dire no a un diritto a morire totalmente inventato e inesistente nella giurisprudenza italiana.

In realtà, come abbiamo già spiegato, che ci siano persone contrarie all’eutanasia o al suicidio assistito non è certo una novità. E del resto tutti hanno diritto di pensarla come meglio credono, ma soprattutto siamo certi del fatto che chi è contrario all’eutanasia grazie all’eventuale nuova legge sull’eutanasia potrà – udite, udite – non subire l’eutanasia, così come chi è contrario all’aborto grazie alla legge sull’aborto potrà non abortire e grazie alla legge sulle unioni civili chi è contrario alle unioni civili potrà non unirsi civilmente. Purtroppo il problema non è mai questo ma la voglia da parte di alcuni a vietare agli altri quello che è contrario alla loro personale morale, laica o religiosa che sia.

La questione della vita e della morte dignitosa

Ma il punto fondamentale è quello di presentare la questione per quello che è. Dire che con una eventuale legge sull’eutanasia (che Pro Vita chiama “liberalizzazione”, per meglio agitare le paure) uno che perde il lavoro possa avere diritto a chiedere il suicidio assistito in una clinica o in un ospedale è assurdo. Così come in genere chi chiede di morire non è il paziente che ha appena scoperto il tumore ma quella persona che dopo aver a lungo lottato contro una malattia (quale essa sia) decide che la sua vita non è più degna di essere vissuta.

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Perché chi perde il lavoro, è depresso o scopre un tradimento in alcuni casi drammatici già sceglie di uccidersi (e talvolta decide di uccidere anche i famigliari) senza alcun bisogno di leggi sull’eutanasia. Nessuno vuole uccidere persone che non hanno intenzione di “arrendersi”, la cura del sofferente, le cure palliative non sono in contraddizione con le richieste di chi invece vuole morire. Non c’è alcuna china pericolosa verso la quale potremmo precipitare. Quelli che dicono che legalizzando l’eutanasia si arriverà ad uccidere i poveri o quelli che ricevono una diagnosi infausta ed i malati in genere dovrebbero dimostrare che esiste una concatenazione causale tra tutti questi eventi con un’alta probabilità di accadere. Ma non possono farlo. E usano questi argomenti, questi attacchi ai codardi che non vogliono vivere (e non lo fanno nemmeno per i loro cari, quasi fosse mangiare la minestrina di verdure per far contenta nonna che ha lavorato tanto per farla) o ai criminali che ci vogliono uccidere tutti perché non vogliono affrontare una questione immensa: quella della qualità della vita di ogni singolo individuo. Nella posizione in cui attualmente si trova, Conte dovrebbe evitare di parlare di eutanasia per il semplice fatto che così come non c’è il diritto a morire, non c’è nemmeno il diritto a dire sciocchezze per compiacere la Chiesa.

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