Giorgia Meloni il Recovery Fund l’ha preso bene

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2020-07-21

Dopo un lungo silenzio durato fino alla mattinata, la leader di Fratelli d’Italia riconosce a Conte di essere “uscito in piedi dal confronto” ma fa sapere che “poteva e doveva andare meglio”

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A differenza del suo compagno di mille avventure Matteo Salvini, Giorgia Meloni ha preso bene il Recovery Fund e ha riconosciuto al presidente del Consiglio Giuseppe Conte ” è uscito in piedi ma poteva e doveva andare meglio”. La leader di Fratelli d’Italia critica i rebates e legge male la questione del freno di emergenza, che semmai è stato depotenziato nell’accordo finale rispetto alle bozze che circolavano nei giorni scorsi e parla a sproposito di “tasse su colossi extraeuropei e finanza speculativa” che non sono mai state in discussione. Ma nel complesso la sua lettura è molto diversa da quella del Capitano:

È stato sbagliato dare per acquisiti i 500 miliardi di sussidi proposti da Merkel e Macron e poi aprire a un taglio in cambio di zero condizionalità. È tornato a casa con meno sussidi e più condizionalità. Gli riconosciamo di essersi battuto per contrastare le pretese egoistiche dei Paesi nordici ma il risultato finale purtroppo non è quello che speravamo. I ‘frugali’ ottengono il ridimensionamento del Recovery Fund, mantengono e addirittura aumentano privilegi inaccettabili e anacronistici. Per l’Italia si conserva un livello accettabile di sussidi a fondo perduto ma in compenso rischiamo di perdere molti miliardi su altre voci del bilancio pluriennale. E, a monte, nessuna revisione degli assetti europei che penalizzano in modo strutturale l’Italia e la sua economia.

giorgia meloni recovery fund

Vengono rinviate a data da destinarsi tutte le tasse sui colossi extraeuropei e la finanza speculativa ma viene introdotta una tassa sulla plastica di 80 centesimi al chilo dal 1 gennaio 2021: un salasso per migliaia di imprese, con il rischio che i costi si riversino fino alle famiglie. Ma quello che ci preoccupa di più è che non solo queste risorse arriveranno a primavera 2021 inoltrata ma che per spenderle dovremo comunque passare dalle forche caudine dei Rutte di turno: non si chiama “diritto di veto” ma il “super freno di emergenza” funzionerà allo stesso modo. Si rischia un inaccettabile commissariamento delle scelte di politica economica di una Nazione sovrana. Difenderemo la nostra sovranità strenuamente e ci auguriamo che da questo momento in poi il governo voglia fare lo stesso.

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