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La bozza dell’accordo sul Recovery Fund (chi vince e chi perde)

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2020-07-20

L’ultima proposta sul Recovery Fund di Michel prevede un ammontare totale pari a 750 miliardi suddiviso in 390 miliardi di sussidi e 360 di prestiti. Come cambiano i rebates e il freno di emergenza

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L’ultima proposta sul Recovery Fund che il presidente del Consiglio Europeo Charles Michel ha inviato alle delegazioni prevede un ammontare totale pari a 750 miliardi suddiviso in 390 miliardi di sussidi e 360 di prestiti. Secondo la nuova proposta di oggi il totale che spetterebbe all’Italia è di 209 miliardi, di cui 82 di sussidi e 127 di prestiti.

La bozza dell’accordo sul Recovery Fund

“Invierò tra poco una nuova proposta ai leader che è frutto di un lavoro qualitativo estremamente intenso”, ha detto Michel. “I negoziati sono stati molto difficili – ha aggiunto – So che gli ultimi passi sono molto difficili ma sono fiducioso, e anche se ci sono delle difficoltà, e anche se è importante continuare a lavorare, penso e sono convinto che un accordo sia possibile. Questa proposta è il frutto di molto lavoro collettivo con tutti i leader e con i loro team”. Le somme saranno da impegnare “entro il 31 dicembre 2023”, ma “i relativi pagamenti saranno effettuati entro il 31 dicembre 2026”, secondo quanto c’è scritto nella bozza. L’inviato del Financial Times Mehreen Khan ha pubblicato su Twitter il confronto tra le vecchie e le nuove ripartizioni del fondo:

Mentre la prima bozza di maggio prevedeva 500 miliardi di sussidi e 250 di prestiti, la quota di fondi per l’Italia ammontava a 172,7 miliardi, di cui 81,8 di trasferimenti e 90,9 di prestiti. La nuova ripartizione dice che i paesi come Italia e Spagna in testa portano a casa un guadagno netto sui fondi del Recovery Fund: la parte di prestiti sale.

I rebates nella bozza dell’accordo sul Recovery Fund

Nikos Chrysoloras di Bloomberg ha invece pubblicato su Twitter il confronto tra i rebates – i vari tipi di sconti sui contributi da versare a Bruxelles, concessi a Germania, Olanda e altri Paesi nordici su cui si litiga da anni – proposti in una prima bozza e quelli proposti oggi. Come si vede, a guadagnarci, e molto, sono Danimarca, Olanda, Svezia e Austria mentre il corrispettivo per la Germania resta invariato.

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Rebates: la prima bozza

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Rebates: l’ultima bozza

“Entriamo nella fase cruciale, ma ho l’impressione che i leader Ue vogliano davvero un accordo, stanno mostrando reale volontà di trovare una soluzione”, ha detto la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen. “Sono positiva per oggi – prosegue – non ci siamo ancora ma le cose si muovono nella giusta direzione”.

Il freno d’emergenza

Il freno d’emergenza esce fortemente ridimensionato rispetto alle posizioni iniziali ma consente all’Olanda di Mark Rutte di cantare nuovamente vittoria dopo la questione dei rebates. L’Olanda voleva che il Consiglio europeo (i leader Ue) approvasse i piani nazionali di ripresa all’unanimità (anche un solo Paese poteva quindi bocciarli). La proposta sul tavolo invece prevedeva la maggioranza qualificata (il 55% dei Paesi Ue rappresentanti il 65% della popolazione europea). Per venire incontro alle richieste del premier Rutte, il presidente del Consiglio Michel aveva quindi proposto di introdurre un «freno di emergenza». Un meccanismo che interverrebbe sulla valutazione dell’attuazione dei programmi e sul raggiungimento effettivo degli obiettivi che un Paese si è dato. Se uno Stato riteneva che un Paese non stia attuando il piano come promesso, poteva attivare il «freno» e invocare l’intervento del Consiglio affinché venissero bloccati i fondi. Nell’ultima proposta, che va bene all’Italia, la decisione finale spettava comunque alla Commissione Europea.

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L’ultima bozza invece consente ad un Paese di portare i suoi dubbi sui piani di riforma all’Ecofin, ed eventualmente anche al Consiglio europeo, ma con un processo non automatico. L’agenzia di stampa Radiocor/Il Sole 24 Ore spiega che “questo processo non dovrebbe richiedere più di tre mesi dopo che la Commissione ha chiesto il parere del Comitato economico e finanziari. In sostanza il freno alla decisione sugli esborsi costituisce un meccanismo che alza il livello della pressione verso uno Stato giudicato non in linea con le condizioni di questo quadro di aiuti europei anticrisi. Non c’è veto e la Commissione non viene espropriata del suo potere di dare il via agli esborsi”. Come si vede, la nuova bozza è abbastanza strutturata da far cantare vittoria a tutti o quasi. Tutti potranno dire di aver vinto, quindi. Vedremo se verrà davvero firmata.

Leggi anche: Perché non c’è ancora l’accordo in Europa sul Recovery Fund

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