Fabio Gregorelli, il grillino trombato alle Europarlamentarie che passa con il centrodestra

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2019-04-12

Una decina di giorni fa si era candidato alle Europarlamentarie, ma non aveva superato il primo turno. Così ha deciso di lasciare il M5S e candidarsi con la lista civica (o civetta?) che sostiene il leghista Giacomo Stucchi alle prossime comunali. Quando si dice alleanza giallo-verde!

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Quattro meriti su nove non sono bastati a Fabio Gregorelli per superare il doppio turno delle Europarlamentarie a 5 Stelle ed essere messo in lista per le europee di maggio. E così qualche giorno dopo la bocciatura al primo turno Gregorelli, che è consigliere comunale per il M5S a Bergamo dal 2014 (ed è attivista da nove anni), ha annunciato su Facebook di voler abbandonare il partito di Di Maio e Casaleggio. «La mia esperienza con il Movimento 5 Stelle finisce qui» scrive nel post d’addio dove ricorda l’impegno profuso in 9 anni per il MoVimento.

Il consigliere comunale M5S che non vuole fare “il falegname” come Di Battista

Ma l’addio al M5S non è un addio alla politica. «Da oggi sono pronto a scrivere una nuova pagina, continuando il mio impegno per la città di Bergamo e per il mio quartiere» fa sapere ai suoi amici su Facebook. E la nuova esperienza è quella che alle prossime elezioni comunali lo vedrà candidato nella lista di centrodestra Bergamo Ideale-Stucchi sindaco. Dove Stucchi è Giacomo Stucchi, storicolo parlamentare della Lega che sfiderà Giorgio Gori per la poltrona di primo cittadino di Bergamo.

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Difficile – spiegano alcuni cittadini accorsi in massa ad insultarlo – che l’accordo sia maturato nei pochi giorni tra l’esclusione dalle Europarlamentarie (31 marzo) e l’annuncio su Facebook (8 aprile). Secondo molti attivisti Gregorelli avrebbe meditato il tradimento già da qualche mese. Ma lui nega tutto anzi ammette di aver sempre saputo di non avere mai avuto speranze di passare la selezione per le europee di aver fatto più volte presente ai vertici la “drammatica situazione locale”. Certo – confessa –  «avere quattro Bergamaschi davanti al primo turno è stato motivo di riflessione», segno forse che anche se si fosse candidato sindaco per il M5S non avrebbe avuto speranze. Oppure che gli equilibri locali all’interno del partito erano ormai irrimediabilmente compromessi.

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Lui non ci sta a passare per traditore a chi gli dice che non deve mollare risponde «tra iscrivermi ad un corso di falegnameria come Di Battista e poter LAVORARE non da solo per i cittadini in questo momento ho scelto la seconda».

Come hanno preso la fuga di Gregorelli quelli del M5S

«Delusione e incredulità» sono invece le prime due parole postate dall’altro pentastellato in consiglio comunale, Marcello Zenoni che capisce come «la delusione nata dal non essere riconosciuto come candidato ideale dal suo stesso gruppo sia stata importante» ma che non giustifica il cambio di casacca. E Zenoni ci tiene a far sapere che lui di  casacca indossa solo quella del MoVimento 5 Stelle, con tanto di spilletta “storica”, quella con ancora il nome di Beppe Grillo nel simbolo.

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Gongola invece il candidato leghista, che si gode lo spettacolo dell’ennesima frantumazione del M5S e fa sapere che Gregorelli è secondo lui «la parte pensante del Movimento 5 Stelle». Una definizione che ha fatto andare su tutte le furie la deputata pentastellata Guia Termini che ha deciso che non poteva più stare zitta di fronte alle dichiarazioni del candidato del centrosetra.

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La Termini però non perde occasione per rinfacciare a Gregorelli le eventuali conseguenze delle sue scelte e scrive: «chissà se Gregorelli sosterrà ancora la campagna aborto al sicuro, chissà se lo vedremo al Bergamo Pride, chissà se improvvisamente diventerà a favore dell’autostrada Treviglio-Bergamo. Chissà se una delle scelte nazionali che non ha condiviso era la linea sulla gestione dei rifiuti del Ministro Costa e sosterrà che gli inceneritori sono la scelta migliore di smaltimento». Domande che la deputata farebbe bene a rivolgere anche alla componente pentastellata della maggioranza giallo-verde, visto che molte di quelle scelte sono analoghe a quelle che deve affrontare il governo dove il M5S va a braccetto con la Lega. È davvero difficile rivendicare una superiorità morale rispetto alle scelte di Gregorelli quando in Parlamento il M5S ha salvato Salvini, ha sottoscritto il DDL Pillon e quando il governo ha tradito le promesse su TAP e ILVA. In fondo Gregorelli potrebbe aver solo anticipato i tempi di un’alleanza giallo-verde a livello locale.

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