Enrico Stefàno spiega all’odiato (dai grillini) Messaggero le sue dimissioni

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-07-07

Dopo l’addio alla carica di vicepresidente vicario dice che la Capitale è paralizzata e che la Fase 2 della Giunta Raggi non è mai partita

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Saranno contenti i grillini duri e puri della Capitale che Enrico Stefàno oggi ha rilasciato una lunga intervista al Messaggero, giornale più odiato dal M5S Roma, per spiegare le sue dimissioni da vicepresidente vicario dell’Assemblea Capitolina? Quando le ha annunciate un tripudio di attivisti lo elogiava – anche se non si capisce bene per cosa – senza aver capito che le sue dimissioni erano in polemica con la maggioranza dei consiglieri, che aveva deciso di non revocare De Vito da presidente dell’Assemblea Capitolina perché altrimenti quest’ultimo avrebbe potuto portarli in giudizio e vincere facilmente, e quindi voleva lasciarlo come vicepresidente vicario a vita senza dargli la possibilità di assumere uno staff e senza l’emolumento del presidente. Oggi Stefàno spiega a Stefania Piras del Messaggero che la Capitale è paralizzata e che la Fase 2 della Giunta Raggi non è mai partita, dopo aver avvertito la sua erede Sara Seccia: «È una collega molto in gamba ma non mi sento di spronarla anzi voglio dirlo: attenta, è come andare in trincea e non tornare»:

Enrico Stefàno, perché si è dimesso?
«Perché hanno prevalso paura, menefreghismo, timori».

Timori verso chi o cosa?
«Timori legittimi per un possibile ricorso ma dovevo essere messo in grado di fare il mio lavoro. È anche una questione di tutela per l’ente».

E dunque è ancora necessario revocare Marcello De Vito come presidente d’Aula?
«Sì è fondamentale, capisco che sia rischioso ma è stato rischioso anche votare il concordato Atac. Ed è stato rischioso tutto quello che ho fatto in questi tre mesi e mezzo, mi chiedo ancora come abbia fatto».

Perché, ci spieghi.
Ho firmato documenti complessi e delicati, dalla proposta di assestamento al bilancio alla nomina dei revisori dei conti. Chiedevo solo che ci fosse un ufficio di presidenza al completo per organizzare meglio il lavoro, da vicario è tutto più difficile».

enrico stefàno

Dopo l’assoluzione la sindaca prometteva una fase due, dov’è?
«Ah non lo so, ci starà ancora pensando,magari la farà, ad ora non c’è».

Torna a fare il presidente della commissione Trasporti?
«No, c’è Pietro Calabrese, non sarebbe giusto, non è un mero sostituto. Come il presidente d’Aula: non è un pilota automatico».

Ho capito: non vuole fare a Calabrese quello che è stato fatto a lei.
«Io aprirò una riflessione».

Si ricandiderà?
«Non lo so».

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