Politica
Elisabetta Trenta spiega che non lascia la casa perché le serve grande
di Alessandro D'Amato
Pubblicato il 2019-11-18
L’ex ministra della Difesa a colloquio con il Corriere spiega perché non è andata a vivere a casa sua con il marito dopo la fine dell’eincarico: «C’erano problemi di controllo e di sicurezza. In quella zona si spaccia droga e la strada non ha vie d’uscita. E poi io avevo bisogno di un posto dove incontrare le persone, di un alloggio grande. Era necessaria riservatezza»
Fiorenza Sarzanini, che ieri ha raccontato la storia di Elisabetta Trenta che si tiene la casa che ha avuto da ministra anche dopo aver lasciato l’incarico, oggi intervista l’ex responsabile della Difesa del governo Conte One dopo le spiegazioni che lei stessa ha voluto scrivere su Facebook ieri pomeriggio. Nel pezzo Sarzanini segnala che ha parlato con Trenta mentre stava scrivendo il post su Facebook che poi quest’ultima ha pubblicato accusandola di non aver parlato con lei. Poi si entra nel merito della vicenda:
«Ormai la casa è stata assegnata a mio marito e in maniera regolare. Per quale motivo dovrebbe lasciarla?».
E crede sia giusto tenerla?
«Mi faccia spiegare. Non ho chiesto subito l’alloggio pur avendone diritto, ma soltanto nell’aprile scorso. Ho resistito il più possibile nel mio. Un ministro durante la sua attività ha necessità di parlare con le persone in maniera riservata e dunque ha bisogno di un posto sicuro».Lei ha una casa al quartiere Pigneto di Roma. Non poteva rimanere lì, sia pur con misure di protezione adeguate?
«No, c’erano problemi di controllo e di sicurezza. In quella zona si spaccia droga e la strada non ha vie d’uscita. E poi io avevo bisogno di un posto dove incontrare le persone, di un alloggio grande. Era necessaria riservatezza».Ma ora non è più ministra.
«Ho l’atto di cessazione dell’esercito a me e ho tre mesi per andare via. Intanto mio marito ha fatto richiesta perché è aiutante di campo di un generale e per il suo ruolo può avere quell’appartamento».
Ieri abbiamo raccontato che il maggiore dell’esercito Claudio Passarelli era «ufficiale addetto alla segreteria del vice direttore nazionale degli armamenti all’ufficio Affari generali» e questo aveva spinto l’opposizione a sollevare il problema di possibili incompatibilità. Con una nota ufficiale i collaboratori di Elisabetta Trenta avevano dunque comunicato che «la ministra ha chiesto il trasferimento del capitano maggiore Claudio Passarelli per questioni di opportunità all’ufficio Affari generali, retto da un dirigente civile, che sovrintende alle esigenze organizzative e logistiche del funzionamento del segretariato generale». Lo spostamento in realtà non risultava avvenuto secondo il Corriere. Trenta però a questo proposito dice tutt’altro:
Al momento della sua nomina lei aveva assicurato che suo marito sarebbe stato trasferito ad altro incarico. Come mai non è successo?
«L’avevo spostato e adesso è tornato a fare quello che faceva. Non è giusto che lui paghi le conseguenze del mio incarico. Posso assicurare che da questa mia nomina è stato solo svantaggiato: è andato in un altro ufficio per motivi di opportunità perché ero convinta fosse giusto. Quando ho cessato l’incarico è stato reintegrato».
L’appartamento dove vivono Passarelli e Trenta si trova in una strada a ridosso di piazza san Giovanni in Laterano, è di circa 180 metri quadri, ha quattro camere, due bagni, un salone doppio, una cucina con terrazza, oltre alla cantina e al posto auto. I coniugi sono andati a viverci pochi giorni dopo la nomina a ministro di lei e ci sono rimasti per l’assegnazione concessa a lui dall’ufficio guidato dal generale Paolo Raudino. L’ex ministra della Difesa dice che «Anche adesso continuo ad avere una vita diversa».
Che vuol dire?
«È una vita di relazioni, di incontri».Però avete una casa di proprietà e questo vi impedisce di poter usufruire dell’alloggio di servizio.
«In realtà mio marito ha la residenza nella sua città dove ha una casa, ma ha diritto ad avere l’alloggio dove lavora. Invece l’appartamento di Roma al quartiere Pigneto è intestato soltanto a me. Finora è rimasto vuoto, non l’ho affittato. Continuo a pagare il mutuo e sono nella legalità e per questo non capisco gli attacchi. Crede davvero che se non fosse stato tutto in regola lo Stato maggiore avrebbe dato il via libera?».Lei è stata ministra. Non ritiene che fosse difficile dire di no a suo marito?
«Potevano farlo. E comunque se avessi lasciato quell’alloggio di servizio per trasferirmi in un altro avrei dovuto fare un doppio trasloco visto che quello di mio marito era a carico dello Stato. Invece così lo Stato ha risparmiato».
E infine fa sapere di aver chiesto al M5S di essere una dei dodici “facilitatori” che dovranno tenere i contatti tra base ed eletti e chiude con una bella ipotesi di complotto: «Durante il mio mandato io mi sono occupata delle esigenze di tutti i militari. E infatti è sempre stato detto e scritto che i generali mi osteggiavano e la base mi difendeva. Lasci stare, qui ci sono altre ragioni. Due giorni fa è stato pubblicato un documento riservato con il mio test attitudinale per l’Aise, l’agenzia dei servizi segreti. Poi è saltata fuori la storia della casa. E evidente che sono sotto attacco». Da parte di chi? «Non lo so. E un attacco al presidente Conte? All’Aise, al Movimento? Alla Link Campus, dove sono tornata a lavorare?». Il Corriere oggi ospita un’intervista ad Angelo Tofalo, sottosegretario M5S alla Difesa che era fino a qualche tempo fa in pessimi rapporti con Elisabetta Trenta.
«Questo“escamotage” mi rattrista».
L’escamotage del marito.
«Mi rattrista perché conosco tanti ufficiali, sottufficiali, etc etc, che da anni sono in attesa di un alloggio. Conosco militari che vivono in pochi metri quadri, confortevoli, che le Forze Armate mettono loro a disposizione».E quindi?
«E quindi mi auguro sinceramente che l’ex ministra Elisabetta Trenta lasci l’appartamento entro i 3 mesi così come la legge prevede».
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