Economia
Gli effetti dei rialzi dello spread
di neXtQuotidiano
Pubblicato il 2018-10-06
Cosa è successo con la crescita e la discesa del differenziale durante i governi Berlusconi, Monti, Letta, Renzi e Gentiloni. E l’effetto atteso dell’esecutivo Conte
La Stampa pubblica oggi questa infografica frutto di un’elaborazione della FABI, sindacato dei bancari, su dati di Bankitalia che illustra gli effetti dei rialzi dello spread sui prestiti alle imprese e sui mutui per la casa. Riguardo quest’ultimo parametro è necessario sottolineare che chi ha un mutuo in corso a tasso fisso (basato sul tasso europeo Eurirs) o a tasso variabile (basato sul tasso Euribor) non ha nulla da temere. Le condizioni ovviamente non cambieranno per il tasso fisso, mentre per quello variabile cambieranno solo se cambia l’Euribor che dipende dai tassi decisi dalla Bce. E la Bce ha già una sua strategia sui prossimi rialzi dei tassi che non è influenzata dal costo del debito pubblico italiano, ma dipende dall’andamento di economia e inflazione nella zona euro.
Quindi, a conti fatti, è evidente che il rialzo dei tassi dei BTp non è in grado di influenzare le rate dei mutui già sottoscritti. Discorso a parte per i mutui futuri. In questo caso l’aumento dello spread BTp-Bund, se prolungato, potrebbe spingere le banche ad aumentare gli spread. Questo perché con l’andare del tempo, uno spread obbligazionario più alto finisce per impattare sui costi di raccolta delle banche e gli istituti di credito dopo un po’ – nella precedente crisi del 2011 questo po’ è durato sei mesi – potrebbero decidere di aumentare i costi dei “nuovi” mutui. Nella situazione attuale Lando Maria Sileoni, segretario generale della Fabi, lancia l’allarme: «L’innalzamento dello spread potrebbe far salire i tassi di interesse sui prestiti a famiglie e imprese. Noi non ce lo auguriamo. Ma non va dimenticato che l’aumento dello spread potrebbe far crollare i titoli delle banche in borsa: diventerebbero, così, facilmente acquisibili da fondi e banche straniere che già hanno oltre il 50% del settore».