Economia
Come lo spread può far crescere anche le bollette
neXtQuotidiano 29/08/2018
A meno che entro la fine di settembre non ci sia un crollo dello spread, l’autorità dell’energia Arera nella formula per aggiornare il Wacc dovrà incorporare un valore più elevato per il “rischio Paese”
Il Sole 24 Ore oggi in un articolo a firma di Sissi Bellomo e Jacopo Giliberto spiega che se il differenziale tra BTp e Bund tedeschi decennali continua a salire, il rischio rincari riguarda non soltanto la rata del mutuo: anche luce e gas potrebbero costarci di più. E in generale potrebbero esserci ripercussioni anche su altri settori a tariffa regolata, come l’acqua. I potenziali rincari legati allo spread sono un rischio concreto, frutto di una complicatissima questione tecnica e di un appuntamento imminente:
L’Arera – così si chiama oggi l’Autorità dell’energia, delle reti dell’ambiente – entro novembre dovrà aggiornare per il periodo 2019-2021 il livello di remunerazione degli investimenti effettuati dalle società del settore. Per gli addetti ai lavori, si tratta del Wacc, sigla che sta per Weighted average cost of capital: denaro che viene garantito a chi gestisce servizi regolati per ripagare infrastrutture come gasdotti, stoccaggi di metano, reti elettriche o il servizio di rigassificazione del gas liquefatto.
Questi investimenti, secondo la legge, sono pagati dagli utenti finali, in pratica da cittadini e imprese che consumano energia. In bolletta il Wacc, moltiplicato per il Rab (Regulatory asset base o Capitale investito regolatorio), finisce nella voce «Spese per il trasporto e la gestione del contatore», che pesa per il 15-20% del conto da pagare. A titolo di esempio, nell’aggiornamento tariffario del 1° luglio scorso questa voce era il 19,14% della bolletta elettrica e il 17,12% della fattura del gas di un consumatore domestico tipo.
E quindi, spiega il quotidiano di Confindustria, il valore degli investimenti sostenuti dalle aziende energetiche cambia secondo il costo che è stato necessario a finanziarli. A meno che entro la fine di settembre non ci sia un crollo dello spread, l’autorità dell’energia Arera nella formula per aggiornare il Wacc dovrà incorporare un valore più elevato per il “rischio Paese”. Nel triennio 20162018 questo pesava per l’1%, circa un quinto del Wacc (che per le società energetiche varia dal 5,3% al 6,6% a seconda del servizio). Dal primo gennaio è quasi certo che salirà. Anche se, conclude il Sole, l’Autorithy entro certi limiti può comunque agire su altri parametri per compensare.