Fact checking
Perché Tavecchio si è dimesso
di Mario Neri
Pubblicato il 2017-11-20
Fino a un paio di giorni fa Tavecchio non aveva alcuna intenzione di dimettersi e voleva scaricare tutte le colpe su Ventura. Ieri ha cambiato idea. Perché ha scoperto che qualcuno gli avrebbe votato contro. Un delitto perfetto per un presidente da cacciare
«Non mi sarei aspettato il cambio di idea della Lega Nazionale Dilettanti»: poche parole pronunciate in conferenza stampa dall’ormai ex presidente della Federazione Italiana Gioco Calcio Carlo Tavecchio spiegano i motivi delle dimissioni che sembravano impossibili fino a qualche giorno fa e che poi si sono improvvisamente concretizzate ieri e sono diventate ufficiali oggi.
Perché Tavecchio si è dimesso
L’ex presidente della FIGC non si è improvvisamente reso conto che la sua presenza in una posizione di vertice danneggiava la credibilità e l’onorabilità del calcio italiano e che l’eliminazione dai Mondiali di Russia era la ciliegina sulla torta di una gestione demenziale. Carlo Tavecchio ha invece semplicemente perso la maggioranza che aveva fino al 15 novembre scorso, quando sperava di cavarsela con l’esonero di Gianpiero Ventura annunciato in pompa magna con tanto di comunicato stampa della FIGC. Rivediamo il tutto alla moviola.
Mercoledì scorso il CONI tramite Malagò e il governo tramite il ministro dello Sport Lotti hanno più o meno elegantemente chiesto a Carlo Tavecchio di lasciare l’incarico. Cosa che lui non ha fatto nonostante anche Damiano Tommaso, presidente dell’AssoCalciatori, una delle componenti che elegge il presidente federale, glielo abbia rumorosamente chiesto. Perché Tavecchio voleva resistere, resistere, resistere come davanti a una nuova linea del Piave?
Cosa ha spinto Tavecchio a dimettersi
Bisogna ricordare che il presidente della Federcalcio viene eletto da società di Lega Serie A, Lega Serie B, Lega Pro e Lega Nazionale Dilettanti, di Associazione italiana calciatori, Associazione italiana allenatori e Associazione italiana arbitri, che votano secondo pesi ponderati. Nel marzo scorso Tavecchio ha sconfitto Andrea Abodi ottenendo il 54,03% dei voti contro il 45,97% del rivale. Questo perché ha ricevuto l’appoggio totale della B, della Lega Pro, dei Dilettanti, degli arbitri e degli allenatori. Dopo l’assemblea Ulivieri, rappresentante degli allenatori, aveva criticato Malagò per aver chiesto le dimissioni di Tavecchio e Cosimo Sibilia, rappresentante dei dilettanti, si era schierato con Tavecchio.
Ecco quindi cosa ha spinto Tavecchio alle dimissioni: il cambio di cavallo della Lega Dilettanti. E non a caso l’ex presidente della FIGC ha parlato di “sciacallaggio politico” nei suoi confronti: da anni Tavecchio è infatti osteggiato dal governo – a ragione – a causa delle polemiche indecenti scatenate con le sue parole. Il ministro dello Sport Luca Lotti ha chiesto quindi le dimissioni di Tavecchio dopo l’Apocalisse mondiale e il presidente del CONI, Giovanni Malagò, lo ha rumorosamente spalleggiato anche in tv da Fabio Fazio ieri.
La partita di Sibilia
Stamattina Sibilia arrivando in FIGC non aveva in alcun modo annunciato l’orientamento della Lega Nazionale Dilettanti, anzi aveva parlato di riflessione e decisioni da prendere, facendo però sapere che la LND era compatta nella sua decisione (senza annunciare quale). Prima della riunione c’è però stato un breve faccia a faccia di Sibilia con Tavecchio, nel quale presumibilmente il presidente della LND gli ha annunciato la sua intenzione di votargli contro. A quel punto un lancio ANSA informava che Tavecchio avrebbe chiesto le dimissioni dell’intero consiglio federale, e questo avrebbe portato al commissariamento della FIGC da parte del CONI.
Ovviamente Ulivieri ha subito stoppato l’ipotesi di dimissioni e la partita si è chiusa lì. Uscendo a parlare con i giornalisti Sibilia è stato chiarissimo: “Tavecchio ha parlato di sciacallaggio politico? Non so a cosa si riferisse”; “il presidente si è dimesso, il resto non conta. Quando siamo arrivati aveva già deciso. Posso solo dire che quando noi abbiamo partecipato al tavolo con le componenti abbiamo detto con chiarezza che serviva una maggioranza ampia per poter fare le riforme. Se questa maggioranza non c’è non possiamo andare avanti“.
Il commissariamento del CONI
Incalzato dalle domande dei giornalisti, Tavecchio ha poi ammesso che “ci sono state delle pressioni inimmaginabili sulla Lega dilettanti”. Andrea Montemurro, presidente del calcio a 5, componente della Lega Dilettanti, si è intestato il successo dell’addio di Tavecchio: “Ribadisco la stima umana per il presidente, ma con trasparenza e lealtà ho sempre anteposto l’interesse del futsal e di tutto il movimento del calcio alle logiche di parte”.
I colpi di scena non sono però mica finiti qui. Perché il presidente del CONI Malagò dopo l’annuncio delle dimissioni di Tavecchio ha annunciato un consiglio straordinario per mercoledì sostenendo che “c’è la volontà di commissariare la FIGC, lo dice lo Statuto”. Chissà se è lo stesso Malagò che il 14 novembre scorso invece diceva: “Per essere concreti il Presidente del Coni può e deve commissariare una Federazione in tre casi: solo se non funziona la giustizia sportiva, la regolarità dei campionati o per gravi irregolarità amministrative. A oggi questi tre fatti non ci sono, non ci sono gli strumenti formali e procedurali per un commissariamento”.
Cosa succederà adesso al calcio italiano
Lo stesso Ulivieri uscendo dalla riunione ha detto di non volersi dimettere “perché altrimenti arriva il commissario”. E Tavecchio ha detto che il commissariamento da parte del CONI “sarebbe molto grave, ci sono leggi e regolamenti”. Ma nel frattempo Malagò ha cambiato idea: “Siamo obbligati a fare la Giunta straordinaria mercoledì alle 16,30 perché lo statuto recita che abbiamo 48 ore dal momento della convocazione. Può succedere da statuto che si deve procedere a un commissariamento”. Il motivo del commissariamento risiederebbe nella mancanza di governance, visto che anche la Lega A e la Lega B sono attualmente senza vertice.
Cosa succederà adesso? Intanto bisogna capire se davvero il CONI procederà a commissariare la Federazione come è successo in due occasioni: per la mancata qualificazione al mondiale del 1958 e all’epoca di Calciopoli. L’addio di Tavecchio è stato favorito da Lotti mentre Sibilia sembrava essere il suo erede designato (entrambi provengono dalla LND). Ma il commissariamento potrebbe rimettere tutto in gioco e di elezioni si tornerebbe a parlare tra sei mesi o un anno. Intanto a chi assiste da spettatore non può non far piacere il delitto perfetto che si è consumato nei confronti di Tavecchio. Un presidente inadeguato che soltanto una tragedia sportiva ha potuto però cacciare. E questo la dice lunga sulle debolezze congenite del calcio italiano.