Lo stipendio per Di Maio nel mandato da Capo Politico

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-05-24

Iniziano a rimbalzare voci insistenti, tra parlamentari di peso, circa la «necessità di prevedere un compenso per chi svolge ruoli dirigenziali all’interno del partito e si fa carico di responsabilità che altri non hanno»

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Houston, abbiamo un problema. Davide Casaleggio non vuole derogare al divieto del doppio mandato, come da aforismi del padre (“se deroghi a una regola, praticamente la annulli”), favorendo così Matteo Salvini. E allora, spiega oggi Federico Capurso su La Stampa, Luigi Di Maio ha una controproposta:

Se la crisi di governo arriverà prima del 2020 e sarà provocata dalla Lega, l’idea è di chiedere agli iscritti, con un voto online sulla piattaforma Rousseau, una deroga speciale al limite dei due mandati. L’ispirazione nasce dalla vicenda del caso Diciotti. In quel caso, per salvare Salvini dal processo e uscire da una brutta situazione con i propri elettori, i Cinque stelle decisero di scaricare la responsabilità della decisione sugli iscritti M5S. Una volontà «facilmente orientabile», come ammette più di un dirigente del Movimento.

E anche in questo caso – si scommette – sarà sufficiente una campagna comunicativa di qualche settimana con cui anticipare il voto online per avere il risultato in cassaforte. Si dovrà accusare la Lega di aver staccato la spina al governo per sete di potere e che il mandato sarebbe dovuto durare cinque anni, non un anno e mezzo. La deroga – ne sono sicuri i dirigenti del Movimento – arriverebbe con uno scarto superiore a quello con cui è stato salvato Salvini.

Quello che dice Capurso è molto credibile: visto che i grillini si sono rimangiati la loro stessa essenza sul caso Diciotti, perché non dovrebbero rimangiarsi anche il resto? In ogni caso c’è anche un piano B:

Con la fine anticipata della legislatura, infatti, per Di Maio scadrebbe il mandato da parlamentare, ma non quello da “capo politico”. Il vicepremier è alla guida del Movimento dal 2017 e ha ancora tre anni di leadership davanti. Altri otto, se vorrà correre per un secondo mandato. Certo, senza un emolumento da parlamentare che gli permetta di mettere insieme il pranzo con la cena, tutto si fa più complicato. Ecco perché iniziano a rimbalzare voci insistenti, tra parlamentari di peso, circa la «necessità di prevedere un compenso per chi svolge ruoli dirigenziali all’interno del partito e si fa carico di responsabilità che altri non hanno».

Anche Tommaso Ciriaco su Repubblica racconta la stessa storia:

Cosa prevede la soluzione di riserva? Innanzitutto l’allargamento a dismisura della segreteria politica, in modo da accogliere quanti più delusi possibili, probabilmente retribuiti dal Movimento. E poi uno stipendio “extraparlamentare” per il capo politico dei 5S. Per chi, escluso dagli incarichi elettivi, dovrà guidare a tempo pieno e fino al 2022 il M5S. L’ultimo passo, forse, verso dei veri e propri funzionari di partito.

È un’ipotesi elaborata in gran segreto già lo scorso novembre, quando la manovra contro l‘Europa rischiò di portarsi via la legislatura. Serve a placare un gruppone, circa un terzo degli attuali eletti in Parlamento, che si ritrova già al secondo mandato. Certo, Di Maio avrebbe fatto a meno della sortita di Casaleggio jr. Eppure, il figlio del fondatore ritiene quella norma l’unica garanzia di sopravvivenza dei 5S.

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