Politica

Il M5S e Alessandro Di Battista «sciacallo come Salvini»

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-04-20

Ci sono molti eletti arrabbiati con Di Battista. «Il metodo degli appelli con le liste è divisivo e poco corretto», dice Crimi. E la fichiana Gilda Sportiello, in una chat comune, non esita a definire Di Battista uno «sciacallo al pari di Salvini»

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Ieri Alessandro Di Battista ha pubblicato un intervento sul Fatto Quotidiano per perorare la causa del no al MES – sul quale in effetti Giuseppe Conte punta a mettere il veto – e Alessandra Cuzzocrea su Repubblica fa sapere che la mossa non è stata granché apprezzata

Ci sono molti eletti arrabbiati con Di Battista. «Il metodo degli appelli con le liste è divisivo e poco corretto», dice Crimi. E la fichiana Gilda Sportiello, in una chat comune, non esita a definire Di Battista uno «sciacallo al pari di Salvini». Se l’aria è questa, se il presidente della Commissione anti-mafia Nicola Morra ha prima firmato l’appello contro Descalzi e poi chiamato tutti per dire che lui non voleva, aveva frainteso.

Se tra le firme c’è una dimaiana di ferro come la vicepresidente della Camera Maria Edera Spadoni, che dal ministro degli Esteri si è fatta addirittura sposare, si capisce come riportare l’ordine non sarà facile. Ma si proverà con un classico: oggi dovrebbe essere espulso il senatore Mario Giarrusso, che non ha restituito la parte dello stipendio promessa. E dai probiviri dovrebbe partire una procedura di sospensione nei confronti dei 4 europarlamentari “sovranisti” Corrao, D’Amato, Pedicini ed Evi che per la seconda volta – dopo il no alla von der Leyen – non hanno rispettato la decisione del gruppo.

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Anche la Stampa racconta lo stesso aneddoto in un articolo in cui si parla del soccorso di Forza Italia al governo in caso di no al MES da parte dei grillini:

Sul Mes Conte ha ribadito di non fidarsi: «Valuteremo i dettagli di questa nuova linea di finanziamento al momento opportuno, con una discussione trasparente in Parlamento». E a quel punto in Parlamento, se il voto dovesse essere sull’attivazione, potrebbe succedere qualsiasi cosa. Le premesse ci sono state in questa settimana. L’agitazione della fronda sovranista dei 5 Stelle che sul Mes ha costretto Conte alle acrobazie. Silvio Berlusconi che strappa con gli alleati e si dichiara favorevole al fondo. L’intervista al quotidiano Il Giornale, in cui il premier riconosce «l’opposizione costruttiva» di Fi, nello stesso giorno in cui Alessandro Di Battista sul Fatto torna a tuonare contro l’Europa, chiede a Conte di non firmare nulla e di guardare piuttosto al rapporto privilegiato costruito con la Cina.

Indizi letti allo stesso modo tra Pd e M5S, dove c’è chi si augura che il voto sul Fondo salva-Stati acceleri nel M5S l’addio dei sovranisti, magari con «Dibba» a guidare una ciurma, e il contestuale soccorso dei berlusconiani. Anche perché il tempismo Di Battista ha fatto infuriare tutti. Il Pd, ma sul fronte nomine pubbliche anche i suoi ex colleghi, a partire da Vito Crimi e Luigi Di Maio. Molti parlamentari grillini hanno inondato le chat di insulti contro l’ex deputato, definito «sciacallo peggio di Salvini», per il suo appello contro la riconferma di Claudio Descalzi ai vertici dell’Eni. Un appello che ha segna già una cesura dentro il M5S.

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