Sale slot al loro posto e mutandari felici: le delibere della giunta Raggi tra palco e realtà

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2017-07-11

Tanto rumore per nulla: le sale slot rimangono in città e la guerra al gioco d’azzardo è rimandata. Gli ambulanti vedono riconosciute le loro richieste, i Centurioni torneranno indisturbati al Colosseo e nessuno ha ancora trovato una soluzione agli sfratti delle Onlus. Ma il vento sta cambiando signori, sta cambiando!

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Virginia Raggi ad un anno dal suo insediamento sembra voler essere intenzionata a mantenere le promesse fatte in campagna elettorale. Prendiamo ad esempio la dichiarazione di guerra alle sale slot e al gioco d’azzardo. In un post sul blog di Beppe Grillo datato novembre 2016 la Raggi annunciava l’avvento dell’era #RomaNoSlot. La lotta alle slot machine è uno dei punti del programma nazionale del M5S e in campagna elettorale la Raggi aveva molto insistito su questo aspetto. Il 9 giugno finalmente l’amministrazione capitolina ha partorito il regolamento basato sulla delibera depositata a novembre.

La guerra a metà della Giunta Raggi alle sale da gioco

Delibera che non va a risolvere il problema delle slot machine già esistenti perché il nuovo regolamento interesserà solo le nuove aperture. Che dovranno essere posizionate ad almeno 350 metri dai luoghi sensibili
in centro e 500 metri al di fuori dall’anello ferroviario. I luoghi sensibili indicati nella delibera sono istituti scolastici, luoghi di culto, centri giovanili o altri istituti frequentati principalmente da giovani, strutture residenziali o operanti in ambito sanitario o socio-assistenziale e i centri anziani. Roma quindi continuerà ad essere la “capitale” del gioco d’azzardo legale con le sue 294 sale slot e 50mila slot machine, pari al 12% del totale di quelle presenti sull’intero territorio nazionale. Il problema principale della delibera infatti è che non va a toccare le slot e le sale già esistenti.
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È scritto espressamente che il Regolamento Sale da gioco e giochi leciti «si applica a far data dalla sua entrata in vigore per l’apertura delle nuove attività». Per gli esercizi precedentemente autorizzati la Giunta Capitolina disporrà “con apposito provvedimento” entro 120 giorni. Anche per quanto riguarda gli orari di apertura il regolamento demanda ad una specifica e futura ordinanza della sindaca. Sul blog la Raggi però diceva chiaramente quale sarebbe stato l’orario di esercizio: “sarà possibile l’utilizzo degli apparecchi automatici di intrattenimento con vincite in denaro, le cosiddette new slot e Videolottery, dalle 10 alle 14 e dalle 18 alle 22 mentre nei giorni festivi non sarà consentito”. Il Comune probabilmente vuole studiare (ancora) come evitare di venire trascinato in tribunale dagli esercenti.
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Si vedrà quindi ad ottobre quanto questo nuovo regolamento riuscirà a ripulire Roma dalle slot machines. Ma è difficile che il Comune possa risolvere la questione delle concessioni già date perché non può emanare un regolamento con valore retroattivo senza appoggiarsi ad una legge nazionale o regionale. Le sale non aumenteranno, ma la guerra del MoVimento alle slot machines rimarrà una guerra a metà che non va minimamente a toccare i numeri di quelle presenti.

Il regolamento sul commercio “disinnescato” dagli ambulanti

Altro capitolo è quello del nuovo regolamento sul commercio ambulante. La proposta presentata dal Presidente della Commissione Commercio Andrea Coia è stata votata ad inizio giugno ma è già stata messa in discussione dopo le proteste della settimana scorsa di un centinaio di commercianti. L’Assemblea Capitolina metterà nuovamente mano al regolamento sul commercio per ammorbidirlo ulteriormente. Quello che doveva essere un regolamento che doveva risolvere la questione del commercio su strada, che ha trasformato Roma in un suq a cielo aperto, è diventato l’ennesimo dispositivo che lascia tutto come è sempre stato.
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Non solo viene premiata l’anzianità di servizio su piazza, favorendo i soliti noti. Ma per “salvaguardare l’occupazione” si concede ai titolari di autorizzazioni per i posteggi a rotazione una proroga che eviterà ai titolari di vederle decadere il 31/12/2018. Qui la volontà di “ripulire Roma” del M5S si scontra con la lotta del MoVimento contro la direttiva Bolkestein. Nel frattempo è ancora in alto mare la proposta di regolamento per fermare la diffusione di minimarket in Centro Storico. E i Centurioni torneranno ad importunare i turisti sotto il Colosseo perché il Comune non può più ricorrere allo strumento delle ordinanze per bloccarne l’attività. Servirebbe anche qui  un regolamento, ma la Giunta non è stata molto produttiva in questo primo anno di attività. Eppure in campagna elettorale la Raggi aveva convinto i romani a votarla promettendo che avrebbe rivoluzionato la città. Spiace per chi ci ha creduto, ma Roma è una città complessa da amministrare, e il MoVimento non ha ricette speciali per farlo.

Lo stallo sugli sfratti delle Onlus romane

Ancora più distante da una soluzione è la questione degli sfratti delle Onlus romane. L’assessore al bilancio Andrea Mazzillo da mesi promette l’apertura di tavoli di confronto per la stesura di un regolamento partecipato. In un primo momento però Mazzillo ha detto di non poter far nulla per evitare gli sfratti e le ingiunzioni di pagamento. Dopo la sentenza della Corte dei Conti invece ha detto che le richieste non erano legittime.

Il Comune in buona sostanza non sa cosa fare se non continuare a dire di essere disposto ad un dialogo con le parti coinvolte. Ma la vicenda del regolamento sul commercio ambulante è indicativa delle reali intenzioni dell’Amministrazione. Dopo la protesta di piazza dei cosiddetti “mutandari” Coia è corso in Aula Giulio Cesare per modificare il regolamento. Dopo le proteste delle Onlus invece il Comune ha continuato a prendere tempo. Non male per un’Amministrazione che è stata eletta a furor di popolo annunciando che avrebbe scardinato il sistema delle lobby. Per ora la lobby dei commercianti vince sulle associazioni e sulle Onlus.

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