Vieni avanti, decretino

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2018-09-14

Dopo aver promesso fuoco, fiamme e “brutte sorprese” per Autostrade, il governo non trova l’accordo sul commissario e non affronta i problemi della ricostruzione del Ponte Morandi nel decreto per Genova. Tanti tweet e tanto rumore per nulla

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Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte che, scherzando, in conferenza stampa cerca il nome del commissario straordinario tra i fogli del decreto per Genova e poi annuncia che no, il nome non c’è è l’emblema della montagna che ha partorito il topolino ieri. Dopo aver annunciato “brutte notizie per Autostrade” (Luigi Di Maio) e una soluzione per la ricostruzione del Ponte Morandi (che avrebbe dovuto tenere fuori dalla partita i Benetton), il decreto per Genova non contiene nulla di tutto ciò e rappresenta un’occasione sprecata per la cittadinanza e il tessuto produttivo della città che cercavano una risposta concreta dal governo dopo le tante belle parole spese in questi giorni.

Vieni avanti, decretino

Le cronache dei giornali raccontano oggi di uno scontro durissimo in consiglio dei ministri dopo la presentazione del decreto da parte del ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli, con il sottosegretario alla Presidenza Giancarlo Giorgetti che alla fine spiegava che il dl andava approvato “salvo intese” — di fatto, può essere riscritto e senza neanche ripassare dal cdm — e che è meglio portare il testo all’attenzione degli enti locali. Per un giorno intero si era parlato di un possibile rinvio, caldeggiato dal presidente della Regione Liguria Giovanni Toti che chiedeva attenzione per Genova e velocità nella ricostruzione. Impossibile per il MoVimento 5 Stelle che ha deciso di subordinare la ricostruzione alla guerra da fare ad Autostrade, finora con scarsi successi visto che leggi alla mano deve essere ASPI a fungere da general contractor per la ricostruzione del ponte e la battaglia di carte giudiziarie con l’esecutivo è appena agli inizi.

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Il costo delle autostrade in Europa (Corriere della Sera, 28 agosto 2018)

Di certo trovare un accordo di mediazione sembra sempre più difficile perché ci sarebbe uno iato clamoroso tra le dichiarazioni bellicose di leghisti e grillini subito dopo la tragedia e il compromesso. Spiega oggi Repubblica che la materia del contendere è ancora ampia, a partire dalla scelta della società a cui affidare l’opera e dalla modalità di “ingaggio”: che sia una gara ristretta o un affidamento diretto, di certo sfiderà le regole Ue. Il Movimento vuole tenere fuori Autostrade e dentro soltanto Fincanteri. La Lega, invece, la pensa diversamente. Vuole arruolare altre realtà imprenditoriali del settore. E preferirebbe lavorare anche con Autostrade almeno per acquisire alcuni dati — ad esempio i rilievi del terreno — che permettano di fare in fretta nella ricostruzione. Di certo, all’attuale gestore della rete Palazzo Chigi chiede i soldi per edificare il nuovo viadotto. Dovesse negarsi, subentrerebbero le banche o il governo, ma questo aprirebbe un ulteriore contenzioso legale con i Benetton.

La  drammatica situazione di Genova

E mentre in nottata si faceva l’ottimo nome di Titti Postiglione della Protezione Civile come commissario per superare l’impasse (la Lega voleva il sindaco di Genova Bucci), nel decreto rimanevano soltanto i contributi di sostegno per gli sfollati e per le piccole e medie imprese di zona e  l’istituzione di un’Agenzia nazionale che assumerà 250 giovani ingegneri per monitorare i ponti e viene introdotto l ’obbligo di applicare sensori per «il monitoraggio costante, 7 giorni su 7, h24 delle infrastrutture». Marco Imarisio sul Corriere della Sera sintetizza bene tutti i dubbi

Nei primi giorni dopo il disastro, il presidente del Consiglio e i membri più in vista del governo erano stati all’altezza della prova, mostrando vicinanza ai familiari delle vittime e consapevolezza dell’entità del disastro. Non sembra che le settimane seguenti siano state spese altrettanto bene. L’unica certezza è che procedendo a tentoni e per convenienze di quieto vivere, sarà sempre più forte il rischio che si blocchi tutto, magari ancora prima di cominciare.

piano demolizione ponte morandi viadotto polcevera
Il piano per la demolizione del ponte Morandi sul viadotto Polcevera (Corriere della Sera, 25 agosto 2018)

L’emergenza invece finirà solo quando verrà inaugurata la nuova infrastruttura. Non è neppure il caso di entrare nel merito della disputa sul ruolo futuro di Autostrade per l’Italia che a colpi di proclami e di tweet tiene impegnati alcuni ministri pentastellati. Scelgano loro chi farà il ponte e chi invece non lo farà, come è giusto e naturale che sia. Ma che infine decidano. Perché una decisione deve essere presa, rapida ed efficace come impone la drammatica situazione di Genova.

Perché se è evidente che serviranno le indagini della magistratura per individuare eventuali colpe per ritardi, errori e omissioni, la ricostruzione tocca al governo. E il decreto “salvo intese” è soltanto molto rumore per nulla.

Leggi sull’argomento: Dove sono finiti i 30 miliardi di euro promessi da Di Maio?

 

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