Davide Faraone si autosospende dal Partito Democratico

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-07-20

«Io appartengo al partito democratico. Se questo partito non è più democratico e cancella i risultati dei congressi, sospendo la mia iscrizione al Pd. Ma lavoro ancora più forte contro questo Governo che fa male all’Italia. E che fa tanto male alla Sicilia ed al Mezzogiorno»

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Davide Faraone annuncia in un post su Facebook che si autosospende dal Partito Democratico dopo che la commissione di garanzia Dem lo ha commissariato in Sicilia. «Io appartengo al partito democratico. Se questo partito non è più democratico e cancella i risultati dei congressi, sospendo la mia iscrizione al Pd. Ma lavoro ancora più forte contro questo Governo che fa male all’Italia. E che fa tanto male alla Sicilia ed al Mezzogiorno», scrive il deputato.

Davide Faraone si autosospende dal Partito Democratico

Faraone si autosospende mentre sa che la decisione della commissione dovrà essere ratificata dalla direzione nazionale che poi sceglierà un commissario per i dem siciliani. La commissione di garanzia del Nazareno, guidata da Silvia Velo, ha accolto i ricorsi presentati dalla mozione Zingaretti e dall’ex deputata Teresa Piccione, che ha contestato una serie di irregolarità, dalla raccolta delle firme al voto nei gazebo passando per la presentazione delle liste. E ha quindi annullato l’elezione di Faraone a segretario del Pd. «Ma non è una decisione politica, solo rispetto delle regole», ha detto la Velo.

davide faraone partito democratico 1

Nel dicembre scorso Teresa Piccione aveva spiegato così i motivi del suo ritiro “La maggioranza renziana ha impedito lo svolgimento dei congressi dei Circoli e delle Federazioni provinciali, mortificando il libero dibattito degli iscritti e degli elettori e la loro partecipazione. Non intendo concorrere a false primarie senza regole, soprattutto dopo manifestazioni e segnali evidenti, ed inquietanti, della partecipazione di uomini estranei al Partito democratico, che – concludeva l’ex candidata alla segreteria regionale del Pd in Sicilia – inquinerebbero irrimediabilmente il risultato elettorale del congresso”.

Nel ricorso della Piccione c’era scritto che gli elenchi del partito stati depositati oltre le ore 15 del 13 dicembre, scadenza fissata per delibera e prorogata alla 20, secondo i ricorrenti, in modo arbitrario dal presidente Raciti. E ancora: Raciti, adducendo motivi di privacy, avrebbe negato le liste alla commissione per il congresso che avrebbe dovuto accertarne i requisiti. Inoltre, si leggeva nel ricorso, la proclamazione del segretario spetta all’Assemblea e Raciti non avrebbe potuto nemmeno procedere, come ha fatto, alla comunicazione del nome del nuovo segretario.

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