La crisi strisciante del governo Conte (provocata dal M5S)

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2019-10-21

Stamattina i giornali, quelli che secondo il M5S “ci attaccano mentre noi difendiamo i cittadini”, aprono con tre interviste a esponenti grillini critiche nei confronti del presidente del Consiglio

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Il MoVimento 5 Stelle accerchia Giuseppe Conte e mette a rischio il governo. Stamattina i giornali, quelli che secondo il M5S “ci attaccano mentre noi difendiamo i cittadini”, aprono con tre interviste a esponenti grillini critiche nei confronti del presidente del Consiglio.

La crisi strisciante del governo Conte (provocata dal M5S)

Sul Fatto Manlio Di Stefano, sottosegretario agli esteri, ricorda a Conte che senza i grillini non sarebbe a Palazzo Chigi:

Voi non vi fidate più di Conte. È un rapporto logorato.
Ma no, il rapporto c’è e funziona. Del resto il premier dal palco di Italia5Stelle sabato ha manifestato la sua riconoscenza al Movimento. Sa che senza di noi non sarebbe a Palazzo Chigi, perché il Pd aveva posto il veto sul suo nome. Ma ora dobbiamo solo ricomporre un metodo di lavoro.

manlio di stefano

E quando Luca De Carolis ricorda il tentativo del M5S di distinguere tra piccoli e grandi evasori, Di Stefano ribadisce orgogliosamente il concetto:

Non ci state all’abbassamento della soglia del contante e alle multe per chi non accetti pagamenti elettronici. Cioè siete su un fronte opposto rispetto al premier.
Siamo d’accordo con queste misure, però non devono diventare nuove tasse, quindi è essenziale abbattere il costo delle commissioni bancarie. E allora non bisogna correre e trovare il tempo necessario per farlo. E bisogna partire dai grandi evasori, colpendoli duramente, e non da chi viene perseguitato da 60 anni.

È un messaggio ambiguo. Sembra legittimare la piccola evasione, il “nero”.
Non va affatto accettata, ma già oggi tutti hanno l’obbligo delle scontrino. Se vogliamo recuperare davvero risorse bisogna intervenire con la confisca e pene severe contro la grande evasione, quella vera.

Carlo Sibilia e il M5S primo partito in Italia

Il sottosegretario agli interni Carlo Sibilia dice alla Stampa che il MoVimento 5 Stelle è il primo partito in Italia mentre tutti i sondaggi lo danno come terzo e le elezioni europee hanno sancito la perdita di sei milioni di voti:

Carlo Sibilia, sottosegretario all’Interno e braccio destro di Di Maio, per voi senza le vostre proposte sulla manovra la coalizione non può esistere. È una minaccia a Conte?
«Figuriamoci. Abbiamo grande stima del premier, che è anche nostra espressione. Ma tutto tiene se si tengono inconto le nostre esigenze, che sono quelle del primo partito in Italia. I toni devono restare bassi, ne giova la discussione».

E poi ricorda che il M5S fa la guerra ai “grandi” evasori, non a tutta l’evasione fiscale:

Questo balletto di prese di posizione non mette anche in difficoltà il M5S, dividendolo tra chi segue Di Maio e chi si riconosce nella linea di Conte?
«No. Ritengo che ci siano discussioni sane, ma su alcuni temi, come la lotta ai grandi evasori, non si può transigere. Perché è sempre stato uno dei cavalli di battaglia del Movimento.Su questo abbiamo tutti la stessa idea».

In realtà, come sappiamo, distinguere tra piccoli e grandi evasori è da sciocchi:

Quando i dati del Tesoro ci dicono che i lavoratori autonomi e i piccoli imprenditori in media evadono il 69,6% dell’Irpef dovuta, mentre le società non pagano il 23,8% dell’Ires, diventa arduo sostenere che l’evasione fiscale riguarda principalmente le grandi aziende. Quando scopriamo che solo il 18% dell’evasione ha a che fare con impreviste difficoltà finanziarie (tasse dichiarate ma poi non versate al fisco), mentre il restante 82% è tutta omessa dichiarazione, è difficile sostenere che le imposte non si pagano principalmente per ragioni di “necessità” o di “sopravvivenza”.

grandi e piccoli evasori fiscali 1
I due tipi di evasione (La Repubblica, 19 ottobre 2019)

Dal complesso delle imprese individuali, dei liberi professionisti e dei lavoratori autonomi dovrebbero teoricamente arrivare ogni anno 46,1 miliardi di Irpef. Ne arrivano invece soltanto 14. Dunque, un’evasione di 32,1 miliardi, che in percentuale sul dovuto sono appunto il 69,6%, come ci spiega l’ultima Relazione pubblicata sul sito del Tesoro. Questa è l’evasione dei “piccoli”, limitatamente all’Irpef.

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La propensione a evadere (La Repubblica, 19 ottobre 2019)

Infine, è possibile anche capire se esista davvero l’evasione di necessità o di sopravvivenza:

L’unico modo di stimarla è andare a vedere quanta parte è dovuta non a “omesse dichiarazioni” ma ad “omessi versamenti”. Le prime equivalgono alla precisa volontà di non pagare le tasse, le seconde, probabilmente, alla impossibilità di farlo. Ebbene, per l’Irpef dei lavoratori autonomi e delle imprese, la percentuale dell’evasione “di necessità” è del 5,6%: 1,8 miliardi su 32,1. Decisamente più alte, ma sempre minoritarie, le quote per l’Iva (27,1%) e per l’Ires (20,7).

grandi e piccoli evasori fiscali
Sottodichiarazioni del valore aggiunto, settore per settore (La Repubblica, 19 ottobre 2019)

Nel complesso delle principali imposte, siamo al 18%. Si potrebbe obiettare che c’è anche chi non potrebbe neppure avviare un’impresa senza evadere in qualche misura, ma qui non stiamo più parlando di “necessità”, ed entra invece in gioco lo squilibrio strutturale di un sistema imprenditoriale ancora pervicacemente aggrappato alla piccola dimensione.

Spadafora e le liti con Conte

E poi c’è Vincenzo Spadafora, che è appena diventato campione mondiale di giochi di parole dopo che la giuria ha ammirato in che modo riesce a rispondere alla domanda di Emanuele Buzzi sul Corriere della Sera a proposito delle sue liti con Conte:

Si racconta di un suo duro confronto con Conte in cui lei lo ha accusato di ascoltare le proposte dem.
«Nell’affiatamento di una squadra il ruolo del coach è fondamentale, proprio perché non è in campo e può comporre i contrasti tra i giocatori. Il premier ha la responsabilità della sintesi, deve favorire il dialogo e la condivisione delle scelte. È un compito che spetta a lui e la strada maestra è il dialogo. I vertici di maggioranza non dovrebbero chiederli le forze politiche, ma essere convocati dal presidente ogni volta che se ne avverta la necessità».

vincenzo spadafora m5s lega governo premier - 1

Si vede proprio che è ministro dello Sport, eh?

Leggi anche: Come procede la Trattativa Stato-M5S sulla legge di bilancio 2020

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