Ma a voi, censori del cordoglio, cosa importa se qualcuno piange per la morte della Regina?

di Lorenzo Tosa

Pubblicato il 2022-09-09

Chi sono costoro per arrogarsi il diritto di sindacare su chi e per cosa bisogna provare dolore o sofferenza?

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Regina Elisabetta morta
Foto IPP/picture alliance / Photoshot

Ma cosa ci è successo?

Quando è successo, di preciso, che esprimere un sincero e umano dispiacere per la morte di una donna che – piaccia o meno – ha segnato in modo indelebile la Storia del ‘900, è diventata oltraggiosa retorica?

Quando è accaduto che la morte di una persona è diventata occasione per feroci esultanze, insulti beceri o presunte giustizie divine?

Ieri sera, accanto ai tanti – per fortuna – messaggi di cordoglio da parte di tantissime persone, c’era gente che esultava sguaiatamente, dita medie alzate, meme infami, gente che, in delirio da benaltrismo, è arrivata addirittura a scomodare il più classico dei “Nessuno pensa ai poveri che muoiono tutti i giorni, eh, eh??!!”, come se non si potesse provare dispiacere contemporaneamente per l’una e per gli altri. Come se l’essere una regina, e dunque privilegiata, fosse a prescindere un’onta e una colpa da espiare.

E poi ci sono quelli – e sono i miei preferiti – per cui si dovrebbero vergognare quelli che hanno espresso sofferenza “eccessiva” (ma eccessiva per chi? Secondo quali parametri?) per la morte della Regina Elisabetta.

Vi do una notizia che vi sorprenderà: salvo rarissimi (fortunati) casi, non conosciamo personalmente neanche Sean Connery, Piero Angela, Raffaella Carrà, Olivia Newton-John – e potrei andare avanti all’infinito – tutta gente con cui non abbiamo mai preso un caffè e non ha neanche per sbaglio incrociato le nostre vite. Ma questo non ci ha impedito di piangerne la morte come se fossero intimi, dei nostri cari, donne e uomini entrati talmente tanto nell’immaginario collettivo da diventare quasi di famiglia.

Ma, soprattutto: ma chi sono costoro per arrogarsi il diritto di sindacare su chi e per cosa bisogna provare dolore o sofferenza?

Chi sono per decidere se è troppo o troppo poco? Se è più o meno opportuno? Ma che ne sapete voi? Chi lo stabilisce? E, soprattutto, ma, di preciso, cosa ve ne frega?

Ogni giorno qui sopra siamo letteralmente subissati di squallore e odio inenarrabile, gente che vorrebbe gettare padri omosessuali a mare con le catene ai piedi, gente che esulta perché tuo padre si è ammazzato quando eri piccolo, gente che nega i diritti a qualcun altro per la sola colpa di essere nato, e noi ci dovremmo preoccupare perché qualcuno sui social esprime un sincero dispiacere per la morte di una regina, e per questo viene addirittura mandato a cag*** da gente che si erge a giudice dei sentimenti altrui.

Nient’altro che un’altra forma d’odio e bullismo, espressa solo con altri mezzi.

Fregatevene di quello che vi dicono. Piangete, se vi va. O voltatevi dall’altra parte se – come è legittimo – non vi tocca (non è mica obbligatorio).

Ma non vergognatevi mai, per nessuna ragione, delle vostre emozioni. E non rendetene conto a nessuno.

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