«Coronavirus, i pazienti che non possono essere trattati sono lasciati morire»

di Mario Neri

Pubblicato il 2020-03-11

«Anche il dato dei pazienti in terapia intensiva può trarre in inganno. Sembra che la crescita stia rallentando, invece è solo perché non ci sono più posti di terapia intensiva (se ne aggiungono pochi con grande fatica). I pazienti che non possono essere trattati sono lasciati morire»: Giorgio Gori, sindaco di Bergamo, non sembra voler …

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«Anche il dato dei pazienti in terapia intensiva può trarre in inganno. Sembra che la crescita stia rallentando, invece è solo perché non ci sono più posti di terapia intensiva (se ne aggiungono pochi con grande fatica). I pazienti che non possono essere trattati sono lasciati morire»: Giorgio Gori, sindaco di Bergamo, non sembra voler usare mezze misure per spiegare cosa sta succedendo con l’emergenza Coronavirus SARS-COV-2 e con COVID-19, mentre nella bergamasca il focolaio non è ancora spento.

giorgio gori coronavirus lasciati morire

E a chi gli fa notare che forse la situazione, pur grave, non è ancora arrivata a questo punto, Gori risponde ribadendo il punto e linkando l’intervista rilasciata da Christian Salaroli, anestesista rianimatore dell’ospedale Giovanni XXIII di Bergamo, al Corriere della Sera ( come aveva scritto già anche la Società degli Anestesisti):

«Si decide per età, e per condizioni di salute. Come in tutte le situazioni di guerra. Non lo dico io, ma i manuali sui quali abbiamo studiato».

Allora è vero?
«Certo che lo è. In quei letti vengono ammessi solo donne e uomini con la polmonite da COVID-19, affetti da insufficienza respiratoria. Gli altri, a casa».

Poi cosa succede?
«Li mettiamo in ventilazione non invasiva, che si chiama NIV. Il primo passo è quello».

E gli altri passi?
«Vengo al più importante. Al mattino presto, con i curanti del Pronto soccorso, passa il rianimatore. Il suo parere è molto importante».

Perché conta così tanto?
«Oltre all’età e al quadro generale, il terzo elemento è la capacità del paziente di guarire da un intervento rianimatorio. Quella indotta dal COVID-19 è una polmonite interstiziale, una forma molto aggressiva che impatta tanto sull’ossigenazione del sangue. I pazienti più colpiti diventano ipossici, ovvero non hanno più quantità sufficienti di ossigeno nell’organismo».

giorgio gori coronavirus lasciati morire 1

Quando arriva il momento di scegliere?
«Subito dopo. Siamo obbligati a farlo. Nel giro di un paio di giorni, al massimo. La ventilazione non invasiva è solo una fase di passaggio. Siccome purtroppo c’è sproporzione tra le risorse ospedaliere, i posti letto in terapia intensiva, e gli ammalati critici, non tutti vengono intubati».

scegliere chi curare coronavirus

A quel punto cosa succede? 
«Diventa necessario ventilarli meccanicamente. Quelli su cui si sceglie di proseguire vengono tutti intubati e pronati, ovvero messi a pancia in giù, perché questa manovra può favorire la ventilazione delle zone basse del polmone»

Esiste una regola scritta?
«Al momento, nonostante quel che leggo, no. Per consuetudine, anche se mi rendo conto che è una brutta parola, si valutano con molta attenzione i pazienti con gravi patologie cardiorespiratorie, e le persone con problemi gravi alle coronarie, perché tollerano male l’ipossia acuta e hanno poche possibilità di sopravvivere alla fase critica».

Nient’altro?
«Se una persona tra gli 80 e i 95 anni ha una grave insufficienza respiratoria, verosimilmente non procedi. Se ha una insufficienza multi organica di più di tre organi vitali, significa che ha un tasso di mortalità del cento per cento. Ormai è andato».

Lo lasciate andare?
«Anche questa è una frase terribile, ma purtroppo è vera. Non siamo in condizioni di fare miracoli. E’ la realtà».

L’assessore lombardo al Welfare Giulio Gallera smentisce però categoricamente che negli ospedali della regione si faccia selezione su chi debba essere salvato e chi no, magari su parametri anagrafici. “Lo smentisco assolutamente”, afferma Gallera a Radio24. “Abbiamo molti ospedali che vivono una grandissima pressione, dopodiché abbiamo un sistema che sta reggendo e li sta aiutando”, dice l’assessore, che spiega come la Regione stia ovviando all’intasamento di posti tramite trasferimenti intra e interregionali di pazienti in terapia intensiva e non necessariamente positivi al covid-19. Quindi “può essere che negli ospedali non ci siano posti a disposizione, ma li’ interviene il sistema regionale”, assicura. Insomma, “non sono vere queste voci, anzi- conclude- a volte si fanno scelte del momento sulla persona da intubare prima e su quella per cui chiediamo un aiuto esterno e che magari viene intubata dopo qualche ora e in qualche altro ospedale”.

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