La zona rossa di Codogno sta per riaprire?

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-03-06

“Certo, prorogare per un’altra settimana sarebbe una misura molto forte per quel territorio – ha aggiunto – quindi capiremo se continuarla, mitigarla o se invece passare a una fase diversa”, dice Gallera. Ma intanto è a rischio un’ampia zona del bergamasco

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“Sabato ci confronteremo con il Governo e poi capiremo”. Così ha risposto l’assessore regionale al Welfare Giulio Gallera alla domanda se la zona rossa intorno a Codogno, dove si è sviluppato il focolaio lombardo di Coronavirus SARS-COV-2, sarà riaperta da lunedì. “Noi stiamo aspettando di valutare i dati, se ci evidenziano una riduzione della crescita in quell’area o magari una riduzione dei casi, un picco che scende. Lo faremo sabato, ci confronteremo con il Governo e poi capiremo”. ha spiegato Gallera in collegamento con Agorà, su Rai 3 parlando di COVID-19.

La zona rossa di Codogno sta per riaprire?

“Certo, prorogare per un’altra settimana sarebbe una misura molto forte per quel territorio – ha aggiunto – quindi capiremo se continuarla, mitigarla o se invece passare a una fase diversa”. Quanto all’apertura di una nuova zona rossa nei comuni Alzano e Nembro, nella bergamasca, Gallera ha ribadito che la Regione sta attendendo “le valutazioni dell’Istituto Superiore di Sanità e del comitato tecnico. A noi risulta che dai loro approfondimenti ci sarebbe un orientamento in tal senso. Alla luce dei numeri così fortemente crescenti condividiamo le riflessioni che sta maturando l’Iss, attendiamo però le decisioni del Governo”.

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Coronavirus: la nuova zona rossa (La Repubblica, 4 marzo 2020)

Intanto il sindaco di Bergamo Giorgio Gori prende posizione sul bergamasco in un’intervista rilasciata a Repubblica: “Se va fatto, lo si faccia subito senza perdere tempo”. Per Gori potrebbe essere anche una misura giusta dinanzi all’espansione dei contagi, 114 in più in 24 ore, e aggiunge: “Ho letto che gli esperti ritengono ci siano le condizioni, anche a protezione del capoluogo”, ma allora secondo il sindaco bisogna intervenire e agire con la massima rapidità e senza indugio alcuno. Il sindaco Gori tuttavia non teme che anche Bergamo possa passare da zona gialla a rossa perché “a oggi non ci sono ragioni” anche se il problema principale, semmai, “è lo stress a cui è sottoposto il sistema ospedaliero”, che “è il migliore che si possa avere e regge, anche con il contributo dei privati, ma a questo punto – sottolinea il sindaco – serve un maggior livello di cooperazione su scala regionale e sovraregionale”. Quanto alla quarantena decretata dal governo, Gori afferma che “oggi noi sindaci siamo chiamati a obbedire e a spiegare nel modo più comprensibile quello che viene deciso” ma io ogni caso, aggiunge, “i provvedimenti mi paiono adeguati”, ma l’importante e’ anche “come vengono comunicati” perché “trasferire un’idea di coesione tra le istituzioni può fare la differenza”. E conclude: “Quando sara’ finita ci diremo se avremo fatto bene o male, ma adesso non e’ il momento di fare polemica. Serve un fronte unico”.

L’emergenza Coronavirus a Bergamo e nell’hinterland milanese

L’emergenza in particolare si avverte nell’area tra i comuni di Alzano Lombardo e Nembro, alle porte della città. Lo stesso sindaco di Nembro, Claudio Cancelli, il primo marzo ha pubblicato un video su Facebook per informare i concittadini della sua positività al virus. Si tratta della stessa zona di residenza del 71enne, positivo al virus, fuggito dall’ospedale Sant’Anna di Como per tornare a casa in taxi a Casnigo. Quest’area della provincia di Bergamo potrebbe diventare così la seconda ‘zona rossa’ della Lombardia.

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Coronavirus: come ci si ammala (La Repubblica, 4 marzo 2020)

L’epidemiologo Vittorio Demicheli dell’Unità di crisi della Lombardia dice che la diffusione del virus attualmente supera la capacità di intervento delle autorità: il motivo di questa difficoltà è data dal fatto che “il rapporto è ancora uno a due: un positivo infetta almeno altre due persone” perciò si tratta di “riuscire a far scendere questo indice, R zero, a uno: un positivo, un contagiato”. In questo modo Demicheli si augura che “alla fine di questa settimana di assistere a una flessione proprio lì dove abbiamo messo in campo misure molto strette”. Il modo di procedere è un po’ anche un test, perché – dice il dirigente dell’Unità di crisi lombarda – “se le misure funzionano nella zona rossa vuol dire che il contenimento e’ efficace”. Poi però deve ammettere di capire che si tratta di “un sacrificio ma se arriveranno buone notizie poi si potrà alleggerire il contenimento”.

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