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«Chi va dai “congiunti” non dovrà indicare il nome»

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-04-29

Il Corriere della Sera: chi va a visitare i «congiunti» non dovrà indicare le loro generalità. Ecco perché il governo avrebbe deciso di non far stampare un nuovo modulo di autocertificazione

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Nel governo è in atto una riflessione sul modulo autocertificazione anche se ai tre motivi per gli spostamenti si aggiungerà quello dei “congiunti” – che secondo una curiosa interpretazione del governo è una categoria che comprende anche gli “affetti stabili” – e questo potrebbe portare ad alcuni cambiamenti in vista del 4 maggio, data che inaugurerà la fase 2 dell’emergenza Coronavirus SARS-COV-2 e COVID-19. Spiegano oggi Monica Guerzoni e Fiorenza Sarzanini sul Corriere della Sera che chi va a visitare i «congiunti» non dovrà indicare le loro generalità:

Il governo dovrà chiarire nelle prossime ore chi sono i «congiunti» ai quali si può andare a fare visita. Secondo la legge si tratta infatti di genitori, figli, nonni, nipoti e cugini. Le proteste per questa scelta avrebbero però convinto il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ad ampliare la rosa delle persone che si possono incontrare ai fidanzati e agli «affetti stabili». Posizione che ha generato proteste ancor più forti e ironie sul web.

Dunque adesso si sta decidendo prima di tutto se basti un chiarimento con una Faq o se invece sia necessaria una vera e propria correzione al testo prima che sia pubblicato in Gazzetta Ufficiale per indicare esattamente la lista dei parenti. Quanto viene certificato sul modulo di autocertificazione dai cittadini può essere infatti oggetto della sanzione e anche di una denuncia per falso, dunque è indispensabile venga chiarito esattamente che cosa si intende per «congiunti».

congiunti fase 2 chi sono i congiunti

Vignetta da: Twitter

La stessa cosa la spiega oggi Alessandra Ziniti su Repubblica, la quale però afferma che  in ogni caso l’autocertificazione cambierà:

Tempestato sin da lunedì da richieste di chiarimenti sugli articoli del decreto che riguardano gli spostamenti e gli incontri con i congiunti, il Viminale (in attesa di pubblicare un nuovo modulo di autocertificazione) rimanda a Palazzo Chigi che quel decreto ha scritto e in quella formulazione. Dal ministero dell’Interno non arriverà alcuna circolare interpretativa. Anche perché, oltre alle polemica politica, ci sono anche questioni giuridiche e di metodo che agitano il governo.

E cioè: a fronte di un decreto già approvato dal Parlamento che costituisce la cornice delle misure e dei diversi Dpcm, che valore giuridico può avere l’interpretazione delle norme affidata alle Faq redatte da funzionari, non firmate, pubblicate sui siti di governo? «Un’ingenuità e un’illegittimità – dice Sabino Cassese, giudice emerito della Consulta – Nelle materie che riguardano la libertà delle persone la Costituzione prevede che ad intervenire sia la legge. E in quelle materie invece abbiamo non la legge, non il decreto presidenziale, non il Dpcm ma addirittura la Faq».

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