Come il voto disgiunto può decidere le elezioni in Emilia-Romagna

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-01-25

«Stavolta — assicura il politologo del Cattaneo Marco Valbruzzi — il disgiunto può valere il 3-4%. E decidere il vincitore». Non è sempre stato così

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Il voto disgiunto può decidere le elezioni in Emilia-Romagna. Mentre alcuni eletti del M5S hanno dichiarato che sceglieranno di votare la lista dei grillini e Stefano Bonaccini come governatore, Silvia Bignami su Repubblica spiega che a differenza del solito stavolta ci può essere una percentuale alta di chi sceglie questa possibilità:

«Stavolta — assicura il politologo del Cattaneo Marco Valbruzzi — il disgiunto può valere il 3-4%. E decidere il vincitore». Non è sempre stato così. Più tecnicismo da addetti ai lavori che strumento di massa, il disgiunto non ha mai superato l’1-2%. Stavolta però il Cattaneo registra «più disponibilità a muoversi. Soprattutto dell’elettorato grillino». E infatti il M5S, che corre con Simone Benini e senza possibilità di vittoria, ci pensa da giorni. «Occhio elettori 5 Stelle — ha scritto sui social l’ex capogruppo in Regione Andrea Bertani — Abbiamo due cartucce in mano. Una è per scegliere il presidente, l’altra per scegliere la lista. Chi usa la prima cartuccia per fermare la Lega fa bene». Cioè fa bene a votare Bonaccini, per evitare di «fare opposizione ai citofonisti compulsivi».

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Altri 5 Stelle, come l’ex eletta Raffaella Sensoli e il vicepresidente del Parlamento Ue Fabio Massimo Castaldo, hanno già dato lo stesso consiglio. Un gruppo di attivisti bolognesi, tra cui il grillino storico bolognese Filippo Boriani, spingono sul disgiunto. C’è chi pensa che persino Massimo Bugani, contrario alla corsa del M5S, potrebbe esser tentato da questa strada. E non è tutto. «Al disgiunto potrebbe ricorrere anche una piccola parte di elettori di Forza Italia e di sinistra radicale — secondo Valbruzzi — I primi, secondo le nostre stime, più dei secondi, perché il loro voto è meno ideologico. E perché la sinistra estrema considera la forza di Salvini il prodotto delle colpe del Pd, dunque è meno incline a votare Bonaccini» spiega il politologo.

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