Fact checking
Come Conte prova a mettere a cuccia Salvini e Di Maio
di Alessandro D'Amato
Pubblicato il 2019-06-10
Il premier in un’intervista al Corriere minaccia le dimissioni se il dinamico duo continuerà a rompere sulla trattativa con l’UE. Il problema però è che per evitare la procedura non bisogna soltanto mangiare con le posate a tavola.
«Attenzione a sfidare la Commissione europea sulla procedura di infrazione per debito eccessivo. Se viene aperta davvero, farà male all’Italia»: con un’intervista rilasciata al Corriere della Sera, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte prova a mettere a cuccia Salvini e Di Maio.
Come Conte prova a mettere a cuccia Salvini e Di Maio
Il premier sembra essersi incredibilmente risvegliato dopo un anno di torpore: colui che andava in giro a proporre una manovra in deficit per conto del dinamico duo oggi sembra essere il custode dell’ortodossia: «Non è tanto e solo questione di multa. Ci assoggetterà a controlli e verifiche per anni. Con il risultato di compromettere la nostra sovranità in campo economico: una bella eterogenesi dei fini, per questo governo che è geloso custode dell’interesse nazionale. Senza considerare che potrebbero essere messi a rischio i risparmi degli italiani…».
Stasera è in programma il famoso vertice dei duellanti, e il devoto di Padre Pio ci tiene evidentemente a dettare l’ordine del giorno: «Ci sono veline che diffondono questa tesi in senso deteriore, raffigurandomi come una sorta di novello Mario Monti: un tecnocrate che vuole uccidere il contratto perché non vuole approvare i minibot», dice avendo evidentemente notato che con il giochino dei titoli per pagare i debiti della pubblica amministrazione Di Maio e Salvini vogliono evidentemente mettere all’angolo lui e Tria. Ma Conte non capisce che cercare di uscire dall’angolo con le bugie non lo aiuterà, visto che alla domanda sulla possibilità che ci portino fuori dall’euro risponde: «Questo va chiesto a Claudio Borghi, il leghista che ha lanciato la proposta. Non credo fosse questa la sua intenzione». E invece è proprio palese che fosse questa la sua intenzione.
Ma le chiacchiere stanno a zero
Il problema però è che per evitare la procedura non bisogna soltanto mangiare con le posate a tavola. Quello che l’Italia avrebbe dovuto cominciare a fare è spiegare come mettere a posto i conti già nella lettera di Giovanni Tria all’Unione Europea. Il punto è la manovra correttiva e Carmelo Lopapa su Repubblica spiega qual è il vero dilemma del prigioniero elettorale:
Ecco il punto, che sarà messo a dura prova dagli azionisti di maggioranza gialloverdi. La manovra correttiva in senso classico, fatta di tagli e nuove tasse, potrebbe essere davvero evitata, stando a quanto sarebbe filtrato nei primi confronti informali con Bruxelles. A patto che l’Italia attinga ai circa tre miliardi di euro avanzati da reddito di cittadinanza e quota cento per una sorta di assestamento di bilancio. Per coprire una prima fetta di disavanzo 2019, insomma. Se non lo facesse, la manovra correttiva vera e propria potrebbe essere invece imposta dalla Commissione e perfino per una cifra superiore (si parla di 5 miliardi).
Il fatto è che Lega e M5S i 3 miliardi di “tesoretto” hanno già deciso di utilizzarli per realizzare subito altre loro promesse elettorali. I grillini per un sostegno alle famiglie, i leghisti per iniziare ad approntare flat tax e riforma fiscale. E, come sempre, su questo non intendono recedere. Basta ascoltare i proclami dei due leader di questi giorni e in ultimo, ieri sera, quello tv di Alessandro Di Battista contro il Tesoro: «I minibot sono nel programma, Tria a chi risponde?».
Ecco, quindi la vera merce di scambio: i soldi “avanzati” da quota 100 e reddito di cittadinanza o la manovra da mettere sul piatto. Se Conte e Tria convincono Salvini e Di Maio sul punto, allora avranno vinto e apriranno una nuova fase, più autonoma, del governo. Altrimenti a entrambi non restano che le dimissioni. Oltre alla concreta possibilità di perdere la faccia.
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