«Chi c’è dietro Giuseppe Conte che dice sì alla TAV?»

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-07-25

Conte, pensano Lega e M5S, è troppo indipendente per non essere dipendente da qualcuno. Chissà chi c’è dietro, sotto, sopra e davanti

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La dietrologia è uno dei mali di questo paese. E tra i portatori insani della malattia non potevano non esserci la Lega e il MoVimento 5 Stelle, che da qualche giorno fanno circolare veleni sul povero Giuseppe Conte, premier ormai ben più che dimezzato. Per due motivi che solo apparentemente non c’entrano nulla l’uno con l’altro: l’annuncio sulla TAV e la supercazzola per salvare Salvini al Senato. Le due scelte, in realtà condizionate proprio da Di Maio e Salvini, chissà perché vengono considerate come la prova di una certa “indipendenza” di Conte. O meglio, della sua “dipendenza” da ambienti diversi rispetto a quelli che l’hanno messo lì:

E allora non è un caso il riferimento del premier all’alleanza atlantica e alla centralità dell’Italia nella Ue (pensiero più che condiviso con il Quirinale). Ragionamenti che quasi tutti i giorni si sostanziano negli atti nel giro di telefonate quotidiane con i ministri “tecnici” Giovanni Tria (Economia) ed Enzo Moavero (Esteri). Un lavoro certosino di relazioni che si allarga a tutti i campi. Dai rapporti con il Vaticano e con pezzi importanti del mondo cattolico (la comunità di Sant’Egidio) fino ai manager delle grandi aziende pubbliche, usciti di scena ma interessati nel prossimo giro di nomine a ritornare in gioco.

incontro conte salvini casa verdini

Lega e M5S puntano il dito sull’attivismo “europeo” del premier, dal voto per Von der Leyen a quello per Sassoli, e insistono:

Un moto perpetuo che inizia ad animare molti fantasmi nella testa dei due vicepremier: «Chi ha dietro?», si domandano, seppur in maniera non sincronizzata, Di Maio e Salvini. E se il premier com’è successo ieri se la prende con il capogruppo al Senato dei grillini Stefano Patuanelli perché in aula non c’erano i pentastellati, gli uomini di Di Maio gli fanno arrivare un messaggio che suona così: «Capiamo il nervosismo di presentarsi in aula al posto del ministro dell’Interno, ma Patuanelli risponde al Capo politico, non a Conte».

Conte, insomma, è troppo indipendente per non essere dipendente da qualcuno. Ed anche popolare: secondo un sondaggio Ipsos, pubblicato sul Corriere, il professore universitario cresce di 6 punti rispetto a giugno e arriva al 58% nell’indice di gradimento, rimanendo davanti ai due vicepremier. Chissà chi c’è dietro, sotto, sopra e davanti.

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