I candidati M5S "spariti"

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2018-01-27

Senza alcun avviso ieri il MoVimento 5 Stelle ha modificato l’elenco dei candidati annunciato qualche giorno fa. Attivisti cacciati senza motivazioni o spiegazioni. Intanto il Comitato #annullatetutto prepara una diffida

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In nome della #trasparenzaquannocepare ieri il MoVimento 5 Stelle ha cambiatol’elenco dei candidati grillini alle elezioni politiche 2018 modificando il documento pdf pubblicato sul blog delle stelle senza annunciare in alcun modo i cambi né le motivazioni. Il M5S lo ha fatto mentre dopo che sono passati cinque giorni dalla pubblicazione senza comunicare il numero di voti delle Parlamentarie, come ha fatto notare anche oggi Il Fatto Quotidiano in prima pagina.

I candidati M5S “spariti”

Il MoVimento 5 Stelle non ha nemmeno comunicato le motivazioni dei cambi in corsa, ma per alcuni si può fare qualche ipotesi. Come quella del veneto Gedorem Andreatta, gestore di un hotel che ospitava profughi, in altre occasioni difeso dal M5S. Poi c’è Maria Pompilio in Calabria, sostituita – a quanto pare – perché il marito è stato in passato candidato con l’UDC di Pierferdinando Casini. In Piemonte i candidati che si trovavano nell’area Cuneo-Alessandria sono arrivati a Torino, ma qui a quanto pare c’era un errore tecnico da correggere. Raffaella Loforte, seconda per la Camera in Lombardia, è stata estromessa e sostituita con Valentina Centonze. Un problema di “quote rosa” da rispettare ha retrocesso il senatore uscente Maurizio Santangelo da capolista in Sicilia 1, sostituito da Antonella Campagna (stando ai numeri dovrebbe essere riconfermato lo stesso).
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E poi c’è Antonella Sassone, avvocato di 37 anni, dal secondo posto del collegio Lazio 2 esclusa senza motivazione. Lei ne ha parlato con La Stampa: «Mi hanno chiamato gli attivisti per dirmi che il mio nome non era più nella lista sul blog. Al mio posto c’era Francesca Flati, che non so chi sia. Ho subito contattato l’europarlamentare Fabio Massimo Castaldo e il deputato Stefano Vignaroli. Imbarazzati, hanno detto di scrivere alla e-mail dello staff che compila le liste. Figurarsi se mi hanno risposto». Lei sul web risulta membro del Movimento dei diritti. «Mi sono dimessa anni fa, era un movimento di diritti! Come il M5S. Al massimo fino al 2013 sono stata nell’Idv. Ma da attivista. L’ho scritto io stesso nell’apposito spazio sulle passate esperienze politiche. Quindi fino a ieri avevo passato tutti gli step e anche la prima scrematura». Dai tavoli romani sono usciti attacchi alla Raggi. Sicura di non aver fatto una critica? «Ma cos’è, la polizia segreta? Se critica significa avere un parere diverso ed esprimerlo all’interno di un gruppo dove ci possono essere posizioni diverse, allora sì. Pensavo fosse una cosa normale, ma forse avevo una concezione errata del M5S e mi sono sbagliata sin dall’inizio». Beata ingenuità!

Il Comitato #Annullatetutto

Intanto, fa sapere l’AGI, dal comitato #Annullatetutto, che rappresenterebbe circa 500 persone, starebbero per partirele prime diffide individuali, premessa di un possibile ricorso in tribunale al capo politico del Movimento, Luigi Di Maio, e al garante, Beppe Grillo. Si tratta di diffide extragiudiziali, perché quello che interessa, così viene spiegato, è fare un passo “politico” e non risolvere la vicenda in questione per vie giudiziarie; anche se in via di principio l’una cosa non esclude l’altra. Alcune diffide sarebbero già state compilate sul modulo predisposto. Ciò che viene chiesto e’ l’accesso ai dati e agli atti dell’Associazione politica M5s. Contestualmente ci sono le diffide: “rimuovere, con pubbliche scuse l’etichetta di profittatore, carrierista e poltronista infiltrato – così sostengono gli esclusi – che l’onorevole Di Maio ha attribuito al sottoscritto” riferito a chiunque voglia mandare la lettera di diffida, in concorso con Grillo e Casaleggio, considerando tali parole “gravissima diffamazione”; annullare le parlamentarie per “violazione di norme interne e del codice civile; consentire l’accesso “agli atti tutti dell’associazione” che riguardano l’autore della diffida e segnatamente “del ‘parere vincolante’ espresso dal capo politico e dal garante” con “le motivazioni che hanno portato” all’esclusione della candidatura.
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Nel precompilato si legge ancora: “Il sottoscritto grillino sin dalla data… al Movimento 5 Stelle ha intensamente e disinteressatamente operato sul territorio” della sua citta’ e della sua regione “per diffondere i principi e il programma dell’associazione”; ed essendosi auto candidato e avendo ricevuto dallo staff M5s la comunicazione dell’acquisizione di tutti i dati “ha atteso l’esito della cosiddetta ‘scrematura’, all’esito della quale, “non è comparso fra quelli positivamente ‘scrutinati'” mentre sono comparsi nominativi “di persone ‘sconosciute’, di attivisti che non hanno proposto la propria auto candidatura e non hanno inviato” i documenti richiesti, perciò “non ammissibili, secondo regole interne, alla scrematura, di persone notoriamente militanti in partiti ostili al Movimento”. Non solo – prosegue il documento – “notizie di stampa, dichiarazioni note e notorie di attivisti e non ‘candidati a loro insaputa’ dicono che la cosiddetta scrematura e’ stata effettuata non dallo (mai reso noto) staff, bensì da ‘referenti locali’ che hanno ‘scremato’ secondo proprie convenienze, in primis gli onorevoli locali e i consiglieri regionali, in evidente conflitto di interesse con gli aspiranti candidati ritenuti ‘forti di click sul territorio'”, viene sottolineato. E si aggiunge che “nessun ‘parere vincolante’ emesso, adottato o assunto, dal capo politico, dal cosiddetto garante, dalla piattaforma Rousseau o dal signor Davide Casaleggio, è stato comunicato al sottoscritto, tale da consentirgli di comprendere le ragioni della sua esclusione che appare immotivata, ingiusta e dannosa”.

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