Biotestamento: così Beatrice Lorenzin vuole aggirare la legge (per i voti dei cattolici?)

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2017-12-22

La ministra riflette sull’obiezione di coscienza per assecondare il segretario di Stato vaticano per fare in modo che gli ospedali cattolici possano eludere la legge sul Biotestamento. Altrimenti – minaccia il Presidente della CEI – “li chiudiamo” (sì, è la stessa Lorenzin che vuole candidarsi con il PD che ha votato la legge)

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Il Partito Democratico, incassato l’addio alla politica di Angelino Alfano, corteggia la ministra della Salute Beatrice Lorenzin e pensa di candidarla alle prossime politiche. Nel frattempo la Lorenzin prova a rassicurare la Chiesa sui “pericoli” della legge sul Biotestamento approvata in via definitiva qualche giorno fa. La ministra, eroina della lotta contro il movimento antivaccinista, studia un modo per garantire ai medici delle cliniche cattoliche di non dover applicare una legge dello Stato.

La Lorenzin cerca il voto dei cattolici

«È mia intenzione – ha detto la Lorenzin  – immediatamente dopo la pubblicazione della legge, incontrare i rappresentanti delle strutture sanitarie private cattoliche, per condividere con loro opportune modalità applicative della legge». Il che tradotto significa che la ministra della Salute vuole garantire ai medici cattolici la possibilità di praticare l’obiezione di coscienza. Rispondendo all’interrogazione del deputato Pagano la Lorenzin ha detto: «Non ignoro che la legge appena approvata non contenga una specifica disciplina in tema di obiezione di coscienza per i medici». Ed è vero, perché la legge fa riferimento solo al fatto che “il medico non ha obblighi professionali”.
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Del resto è giusto che se una persona decide di rifiutare l’accanimento terapeutico (e quindi la nutrizione artificiale) il medico non possa obbiettare alle volontà del paziente. Anche perché la legge sancisce il divieto di accanimento terapeutico riconoscendo il diritto del paziente all’abbandono terapeutico e garantendo la terapia del dolore fino alla sedazione profonda continuata. Non è chiaro quindi che margine ci sarebbe per l’obiezione di coscienza dei medici cattolici senza ledere il diritto all’abbandono terapeutico.

La Chiesa minaccia la chiusura degli ospedali cattolici

Eppure la Lorenzin ha detto «di voler contemperare la necessità di applicare fedelmente le nuove disposizioni con le altrettanto fondate esigenze di assicurare agli operatori sanitari il rispetto delle loro posizioni di coscienza». Come questo possa essere possibile senza scardinare l’impianto della legge, che mira a dare al paziente il diritto di libertà di scelta sulle terapie a cui viene sottoposto, resta un mistero. La legge è chiara: nutrizione e idratazione artificiale sono veri e propri atti medici. E il paziente ha il diritto di rifiutare trattamenti che consistono nella somministrazione su prescrizione medica di nutrienti mediante dispositivi sanitari.
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Secondo Segretario di Stato vaticano il Cardinale Parolin invece idratazione e alimentazione artificiali «sono anche un modo di stare vicini alla gente che in questi momenti talvolta si sente sola». Insomma: se chiedi di sospendere le terapie è perché “ti senti solo” e non  devi essere assolutamente abbandonato. Toni decisamente più apocalittici per il Presidente della CEI, il cardinal Gualtiero Bassetti, che parla chiaramente del rischio di chiusura di tutti gli ospedali cattolici: «Se in una struttura cattolica non viene riconosciuta l’obiezione di coscienza, allora le chiudiamo tutte». E non se ne capiscono le ragioni e i motivi visto che in ospedale la gente non ci va esclusivamente per morire. Certo, succede che le persone muoiano. Ma muoiono negli ospedali cattolici come in quelli pubblici. E fino ad ora nessuno ha paventato il rischio di chiusura degli ospedali religiosi a causa del fenomeno noto comunemente come “morte”.

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Le pacate reazioni del mondo cattolico

Dove sarebbe l’obiezione di coscienza? Prendiamo ad esempio il caso di un paziente che nelle Disposizioni anticipate di trattamento rende manifesta la volontà di non voler essere nutrito artificialmente. Cosa farebbe a quel punto il medico obiettore? In nome della sua coscienza deciderebbe di disattendere ad un documento riconosciuto dalla legge per poter inserire il sondino nella gola del moribondo e tenerlo in vita fino a quando la sua coscienza sarà placata?  Su Wired Chiara Lalli ipotizza che in questo caso saremmo di fronte ad un chiaro esempio di violenza privata. È chiaro che su un aspetto così delicato, in un frangente come quello del fine vita dove le terapie sono inutili e si può solo alleviare la sofferenza del paziente, il medico dovrebbe fare un passo di lato e mettersi a fianco del paziente. È difficile farlo? Senza dubbio, ma il lavoro del medico è un lavoro difficile. Chi non se la sente di aiutare i pazienti forse dovrebbe cambiare mestiere invece che rifugiarsi dietro l’obiezione. Perché l’obiezione di coscienza significa imporre ad una persona un trattamento che rifiuta. E questo, tra l’altro, è incostituzionale.

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