Banca Etruria, Visco «salva» Renzi (e Boschi)

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2017-12-19

«Renzi e Boschi ci chiesero di Etruria, ma io non risposi», dice il governatore. Anche lui conferma che l’allora premier si informò sull’istituto. Cosa che fece anche la ministra con Panetta. Ma precisa: “Noi di vigilanza parliamo solo con via XX settembre”. E il segretario PD esulta

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“Nel primo incontro che ebbi con il presidente Renzi parlammo di boyscout, nel secondo si parlò di economia e nel terzo incontro a Palazzo Chigi, Delrio e Padoan erano entrambi presenti, parlammo di economia e mi chiese perché Vicenza voleva prendersi Arezzo e parlò degli orafi. Io non risposi. Era l’aprile del 2014. Io la presi come una battuta questa sugli orafi e come tale risposi, non entrai per niente nelle questioni di vigilanza. In un successivo incontro, parteciparono sempre Padoan e Delrio a colazione da noi ci fu la richiesta di Renzi di parlare di banche in difficoltà e io risposi che di banche in difficoltà parlo solo con il ministro dell’Economia. Non ebbi mai nessuna tentazione, ma sicuramente lui la domanda la fece”: Ignazio Visco in Commissione Banche arriva al dunque dopo due ore di audizione, quello che dice dipinge un quadro in cui non ci sono certo pressioni da parte dell’allora presidente del Consiglio sul tema caldo, ma trapela un certo interesse sul dossier dell’istituto di credito toscano che è al centro delle accuse nei confronti di Renzi e di Maria Elena Boschi.

Ignazio Visco e le richieste di Renzi e Boschi su Banca Etruria

Inoltre Visco racconta che su “Banca Etruria io non voglio dire che non mi importava niente, è una banca vigilata da noi, in quell’epoca però eravamo molto preoccupati da Mps, dagli stress test pessimi per noi e il mio livello di attenzione era modesto, era molto alto su quel che riguardava la vigilanza”. E sulla Boschi precisa:  “L’allora ministro nei suoi due incontri con il vice dg di Banca d’Italia Panetta “non effettuò alcune sollecitazione di alcuna natura su Etruria né chiese informazioni riservate e sottolineò la stima per la Banca d’Italia anche se l’azione di quest’ultima avrebbe comportato sofferenze per la sua famiglia”.

pier luigi boschi bancarotta banca etruria
Banca Etruria, la vicenda (Corriere della Sera, 20 marzo 2016)

Le frasi sugli orafi di Vicenza e di Arezzo combaciano con quanto detto da Giuseppe Vegas, presidente della Consob, nella sua audizione la settimana scorsa. E in effetti sì, proprio il ricco settore orafo aretino era tra le fazioni contrarie alla fusione con Vicenza, timorosi di perdere«centralità» rispetto all’altro grande distretto orafo italiano. Di certo la stima per Bankitalia espressa dalla Boschi è in contraddizione con le frasi dette da quest’ultima nell’intervista al Corriere della Sera in cui attaccava, senza nominarla, Banca d’Italia.

Lo sventurato non rispose 

Stando così le cose, è impossibile parlare di pressioni come fa il MoVimento 5 Stelle con Carlo Sibilia, componente della Commissione Banche, e Luigi Di Maio, che parla di “pressioni di Renzi su Banca Etruria” e aggiunge, citando Cicerone: “Per uno scandalo di questa portata un vero partito democratico avrebbe già mandato a casa il suo segretario. Come fa il PD a subire in silenzio questa violenza istituzionale? Fino a quando, dunque, abuserete della nostra pazienza?”. Questo però non spiega in nessun modo come sono nate le ostilità nei rapporti tra il segretario del Partito Democratico e Bankitalia, sfociata nella mozione votata in Parlamento in cui si chiedeva un rinnovo al vertice di via Nazionale e nella mancata partecipazione dei renziani al Consiglio dei Ministri che ha confermato la fiducia al governatore.
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A stretto giro di posta infatti Renzi invia una nota alle agenzie di stampa in cui si dice soddisfatto di quanto detto dal governatore: ” Ringrazio dunque il Governatore Visco che mette la parola fine a settimane di speculazione mediatica e di linciaggio verbale verso esponenti del mio Governo”. E ancora: “Confermo anche che il nostro interesse per Etruria era decisamente minore rispetto ad altri gravi problemi del sistema del credito e il tempo che abbiamo impiegato a informarci di questo lo conferma: decisamente più rilevante è stato il lavoro congiunto su altri dossier, a cominciare da quello di Atlante”.

Il silenzio del PD su Bankitalia

Sarà un caso, ma i ringraziamenti di Renzi coincidono con il silenzio di molti altri esponenti del Partito Democratico sull’audizione di Visco. Nei giorni scorsi era partita una nuova guerra basata su argomenti non tanto centrati – come le presunte responsabilità sulle porte girevoli – che sembravano voler mettere ancora alle corde il governatore. Oggi tutti questi argomenti sembrano essere scomparsi dal dibattito politico e dai lanci di agenzie di esponenti del Partito Democratico, tutti tesi invece a santificare le parole di Visco su Boschi e Renzi.

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La lettera di Ignazio Visco al presidente del CdA di Banca Etruria (Corriere della Sera, 20 ottobre 2017)

“Siamo di fronte a una manovra a tenaglia di Renzi e Boschi. Perché Visco conferma che l`ex ministra espresse preoccupazione pure al vice direttore generale di Bankitalia Fabio Panetta, in ben due incontri, oltre che a Vegas. E già la preoccupazione di un ministro è una pressione indebita su un organismo che dovrebbe essere indipendente, talmente indipendente che i parlamentari non possono nemmeno indirizzare ad esso un’interrogazione. Dopodiché è normale che la Boschi non chiedesse interventi diretti a Bankitalia su Etruria, visto che peraltro conosceva la preferenza di Palazzo Koch per un intervento risolutore di Pop Vicenza, intervento che era visto come fumo negli occhi dalla dirigenza della banca di papà Pier Luigi e anche dalla prodiga figliola“, fa intanto sapere il MoVimento 5 Stelle che evidentemente aveva preparato la dichiarazione prima dell’audizione. Anche Visco, come Padoan, ha confermato un irrituale interesse di Renzi & Boschi sul dossier di Banca Etruria, ma la semplice richiesta di informazioni non si può configurare come pressione, se non implicita. Dopo l’audizione di Visco la situazione è rimasta più o meno identica a quella di partenza. Rimane il mistero dello scontro tra Visco e Renzi, ben enucleato dalla lettera dell’ex premier alla Stampa. Ma forse saranno altri i luoghi in cui finire di regolare i conti.

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