Economia

Matteo Renzi e la mozione anti-Visco: un fact checking

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2017-10-20

Ieri il segretario è andato da Lilli Gruber per difendere l’iniziativa di chiedere al governo la cacciata del governatore. Nel farlo ha detto alcune “leggere inesattezze”: vediamo quali

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Ieri Matteo Renzi ha dato spettacolo a Otto e 1/2 da Lilli Gruber in difesa della mozione che chiede – anche se la deputata Silvia Fregolent che l’ha firmata dice che non è vero perché “non lo nomina neanche” – il cambio del governatore della Banca d’Italia e la giubilazione di Ignazio Visco.

Matteo Renzi e la mozione su Ignazio Visco: un fact checking

Come in altre occasioni sull’argomento, delle parole di Renzi sulle banche e su Visco bisogna fare un fact checking. Partiamo in questo caso dalle affermazioni riguardo Gentiloni: “Il Governo non era semplicemente informato: era d’accordo. La mozione parlamentare non solo era nota al Governo, ma come sa chi conosce il diritto parlamentare, prevedeva che il governo desse un parere. Che c’è stato ed è stato positivo”. E ancora: “Stiamo discutendo da 48 ore di una cosa su cui tutti erano informati, da Ettore Rosato a Anna Finocchiaro”. “Il presidente del consiglio mi ha chiamato martedì pomeriggio per dirmi che secondo lui c’erano dei punti della mozione da cambiare”.

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Il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco


Le parole di Renzi dimostrano che il segretario del Partito Democratico ama camminare come un equilibrista sul filo tra verità e menzogna. Dice che il governo “era informato” e “d’accordo” con la mozione, tanto è vero che ha dato parere positivo. Renzi dimentica però di dire come sono andate le cose. Alle 16 di martedì scorso un primo lancio ANSA racconta il testo della mozione che la deputata Silvia Fregolent, prima firmataria, ha presentato. Questa è parte del testo presentato e sintetizzato dall’ANSA:

Il Pd impegna il governo ‘ad adottare ogni iniziativa utile a rafforzare l’efficacia delle attività di vigilanza sul sistema bancario ai fini della tutela del risparmio e della promozione di un maggiore clima di fiducia dei cittadini individuando a tal fine, nell’ambito delle proprie prerogative, la figura più idonea a garantire nuova fiducia nell’Istituto’. La nomina dell’attuale governatore risale al novembre del 2011 ed è, pertanto, imminente l’obbligo di procedere al rinnovo della carica che, ai sensi dell’articolo 19, comma 8, della legge 28 dicembre 2005, n.262, è disposta con decreto del presidente della Repubblica, su proposta del presidente del Consiglio dei ministri, previa deliberazione del Consiglio dei ministri, sentito il parere del Consiglio superiore della Banca d’Italia; si tratta di una scelta particolarmente delicata in considerazione del fatto che l’efficacia dell’azione di vigilanza della Banca d’Italia è stata, in questi ultimi anni, messa in dubbio dall’emergere di ripetute e rilevanti situazioni di crisi o di dissesto di banche, che a prescindere dalle ragioni che le hanno originate – sulle quali si pronunceranno gli organi competenti, ivi compresa la Commissione d’inchiesta all’uopo istituita – avrebbero potuto essere mitigate nei loro effetti da una più incisiva e tempestiva attività di prevenzione e gestione delle crisi bancarie’.

Matteo Renzi e il pomeriggio di Gentiloni

Alle 16,40 si scopre che il governo ha chiesto di “attenuare” la mozione presentata alla Camera su Bankitalia. Il sottosegretario all’Economia, Pier Paolo Baretta, ha infatti condizionato il parere favorevole del governo alla mozione targata Pd qualora venga riformulato il testo. Il Pd, viene riferito da fonti di maggioranza, ha acconsentito alla riformulazione. Il nuovo testo recita: la nomina del Governatore è “una scelta particolarmente delicata in considerazione del fatto che l’efficacia dell’azione di vigilanza della Banca d’Italia è stata, in questi ultimi anni, messa in dubbio dall’emergere di ripetute e rilevanti situazioni di crisi o di dissesto di banche sulle cui ragioni si pronunceranno gli organi competenti, ivi compresa la Commissione d’inchiesta all’uopo istituita”. Scompare quindi la frase: le situazioni di crisi o di dissesto di banche “avrebbero potuto essere mitigate nei loro effetti da una più incisiva e tempestiva attività di prevenzione e gestione delle crisi bancarie”.

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Matteo Renzi e Ignazio Visco


Ora, attenzione: se il governo ha chiesto di riformulare il testo della mozione è impossibile sostenere che fosse a conoscenza del testo prima che questo venisse presentato. Perché, se all’esecutivo il testo non fosse andato bene, avrebbe da subito chiesto la sua riformulazione evitandone la presentazione. Ma Renzi, se state bene attenti alle parole, non sostiene che il governo fosse a conoscenza del testo prima che questo venisse presentato: sostiene che il governo era d’accordo, il che è (in parte) vero: il governo ha dato il suo parere positivo a un testo che il PD ha dovuto emendare. È evidente che il governo era quindi a conoscenza del testo sicuramente dalle 16 alle 16,40 (gli orari sono ovviamente indicativi: è ragionevole pensare che sia successo tutto prima dei lanci delle agenzie di stampa). Ma quello che Renzi porta a dimostrazione NON dimostra che il governo fosse a conoscenza del testo prima che questo venisse presentato. E il punto è proprio questo.

Matteo Renzi e la mozione anti-Visco: un fact checking

Renzi tra l’altro continua a giocare con le parole quando sostiene che del testo erano a conoscenza tutti, e cita Ettore Rosato e Angela Finocchiaro. Rosato non fa parte del governo (è capogruppo PD alla Camera). Per quanto riguarda la ministra Finocchiaro, per dare l’esatta dimensione della sua conoscenza della questione basta leggere le chat su Whatsapp oggi rivelate da Repubblica che si sono scambiati i deputati con la ministra verso le ore 17, ovvero quando il governo ha costretto il PD alla riformulazione della mozione.

Martedì 17, ore 17:08. La chat dei deputati di rito orlandiano sta per esplodere. Scrive Marco Meloni: “Io così questa mozione non la voto”. Non è il solo. “Ma che cos’è sta c…?”, domanda un altro. Sono tutti in Aula, come Finocchiaro. Anche lei scrive, sono le 17.09. Deve tranquillizzare il gruppo, ma anche difendere le ragioni del governo, schiacciato sotto il pressing renziano: “Il testo è stato modificato – assicura – È stata una vera impresa”. Si riferisce a una riunione dell’ufficio di presidenza dem che si è svolto alle 14. Lì Rosato annuncia l’intenzione di presentare una mozione pd su Bankitalia. Fino a quel momento erano in “scaletta” solo quelle delle opposizioni. Gentiloni, spiazzato dalla notizia, incarica subito Finocchiaro di mediare.

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Ecco quindi che grazie alla discussione abbiamo contezza di cosa significhi, per Renzi, che il governo fosse informato della mozione: alle 14 Rosato ha detto ai deputati che la mozione sarebbe stata presentata. La Finocchiaro ha saputo dopo, quando l’hanno mandata a mediare tra governo e suo azionista di maggioranza. E poi cos’altro succede?

Il martellamento non si arresta. “Rosato è accecato dal renzismo – scrive la prodiana Sandra Zampa – E l’errore di oggi è lo stesso dei vitalizi. Corriamo dietro ai forcaioli a 5 stelle. Perché abbiamo paura. Per questo perderemo”. E Finocchiaro, alle 17:10, mette agli atti: “È stata accettata anche un’ulteriore riformulazione proposta dal governo e che non era stata accettata da Rosato. Fidatevi”. A cosa si riferisce la ministra? A due modifiche ottenute dall’esecutivo. La prima dopo l’ufficio di Presidenza delle 14, la seconda direttamente in Aula. A chiederla, alle 15.39, è il sottosegretario all’Economia Pier Paolo Baretta, per eliminare uno degli atti di accusa contro Visco sulla “prevenzione e gestione delle crisi bancarie”.

Il conto delle rese e la resa dei conti

A questo punto è evidente – e a quanto pare la stessa versione l’ha data successivamente lo stesso Rosato – che il PD ha messo a parte il governo della mozione soltanto nel pomeriggio di martedì, e lo ha fatto con Angela Finocchiaro. Acquisito questo punto, concentriamoci sul contesto di altre dichiarazioni di Renzi a Otto e 1/2. Una è questa: “Siamo i primi a essere interessati al fatto che la Commissione sulle banche lavori e faccia chiarezza”, ma si dice certo che proprio la Commissione “ci riserverà qualche sorpresina. Si cita Banca Etruria per nascondere le vere magagne, ad esempio una banca comprata a 6 miliardi e venduta a 9 miliardi…”.

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La sede del Monte dei Paschi di Siena


A cosa si riferisce Renzi? La cattiva abitudine di dire o non dire oppure di non fare nomi (come in questo caso) nasconde il classico segreto di Pulcinella: qui Renzi si sta riferendo al prezzo di acquisto di Banca Antonveneta da parte del Monte dei Paschi di Siena quando a capo di Rocca Salimbeni c’era Giuseppe Mussari. A venderla, dopo quell’estate di scandali bancari, fu il Banco Santander, che aveva appena acquisito ABN AMRO dopo che gli olandesi avevano lanciato con successo l’OPA sui veneti. Su quell’acquisizione – che mise in ginocchio i conti del Paschi – sta indagando (e procedendo) la magistratura, ma su questo ci sono già molte certezze: quell’affare sbagliato di Mussari non nasconde nulla se non l’incapacità (e altro) che riguarda manager bancari: non ha alcun senso tirare in ballo Banca Etruria e qualcosa da nascondere da parte di altri come fa Renzi, in assenza di prove che il segretario del PD non cita.

Renzi e Prodi che si lamenta di Bankitalia

Rimane da discutere quanto ha detto il leader Pd a proposito di Prodi. L’argomento è venuto fuori ieri sera quando gli è stato chiesto perché, secondo lui, il governatore della Banca d’Italia abbia riscosso tanto appoggio. “Posso essere sincero? La penso come lei, è una domanda che mi sono fatto anche io”. “Parliamoci chiaramente – ha aggiunto – questa vicenda ha suscitato un putiferio su una mozione parlamentare. Qualcuno ha detto che è un’ingerenza, vada a vedere cosa diceva Prodi nel 2005 su Fazio o cosa dicevano Bersani e Casini nel 2011, quando si trattava di rinnovare dopo che Draghi era diventato presidente della Bce. Da sempre la politica discute, non togliendo le funzioni al presidente del Consiglio”.

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Antonio Fazio con Angelo De Mattia


Di cosa stiamo parlando? Stiamo parlando delle dichiarazioni di Prodi riguardo il caso di Antonio Fazio, il governatore di Bankitalia che finì 12 anni fa in uno scandalo bancario di proporzioni immense. Prodi chiese al governo di assumersi le proprie responsabilità, ovvero di rimuovere l’allora governatore. Cosa successe all’epoca? In estrema sintesi, nel luglio 2005 Fazio rimane implicato in uno scandalo che scoppia quando Il Giornale pubblica alcune intercettazioni telefoniche che evidenziano potenzialmente un ruolo improprio del Governatore affinché la Banca Centrale approvasse un’offerta pubblica d’acquisto da parte di Banca Popolare di Lodi della Banca Antonveneta (sì, è la stessa banca che poi finirà agli olandesi prima e al Monte dei Paschi poi, ndr), nonostante tale operazione fosse stata considerata non legittima da Claudio Clemente e Giovanni Castaldi, capi dei Servizi dell’Area Vigilanza della Banca d’Italia, competenti in materia.
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Renzi e Prodi


Tali intercettazioni suggerivano che alla base dell’approvazione del Governatore ci fossero rapporti non ufficiali fra lo stesso Governatore ed un gruppo composto sia da imprenditori, sia da politici. Fazio è stato in seguito condannato per aggiotaggio in via definitiva e dichiarato prescritto per insider trading. Insomma, all’epoca in cui Prodi parlò di un necessario ricambio alla guida di Bankitalia (alla fine lo stesso Fazio si dimise nel dicembre di quell’anno) un governatore era implicato in una vicenda non commendevole mentre la sua Vigilanza era stata esautorata. A nessuno sfugge la piccola differenza con le accuse finora mosse a Ignazio Visco, che non è stato beccato al telefono con nessun vigilato né ha cercato di fermare la Vigilanza di Bankitalia. Le sue responsabilità, eventualmente, sono altre. Ci sono però alcune somiglianze tra la vicenda Antonveneta-BNL e quella di Etruria-MPS riguardano la presunta vicinanza tra politici e banchieri. Politici del partito di cui oggi Renzi è segretario. Politici, non governatori.

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