Bankitalia e la bufala dei vigilanti passati alle banche vigilate

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2017-10-30

Casini e Orfini sostengono che i controllori di Bankitalia sono passati ai vertici di istituti controllati. Via Nazionale spiega che non è andata così

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 Pier Ferdinando Casini, presidente della Commissione Banche, in un’intervista a Repubblica ieri ha sostenuto che durante il suo lavoro alla commissione sta emergendo “una rete di complicità fatta di offerte di impiego e consulenze. Dirigenti controllori di Bankitalia passati in corsa ai vertici delle banche controllate”. La stessa cosa ha scritto il presidente del Partito Democratico Matteo Orfini su Twitter poco fa.
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Bankitalia e la bufala dei controllori passati alle banche vigilate

In realtà Banca d’Italia ha spiegato che quanto detto da Casini e quanto ripetuto da Orfini non è mai successo. In una nota sul suo sito che riguarda le presunte “Porte girevoli” – ovvero proprio la possibilità di passare dall’altro lato della barricata, da controllore a controllato e viceverse – via Nazionale fa i nomi dei tre dipendenti di cui si è parlato in commissione banche e spiega cos’è realmente accaduto.

Luigi Amore è stato assunto presso la filiale di Modena nel giugno del 1992 con il grado di ingresso in Banca per i laureati. Si è dimesso dalla Banca d’Italia nel settembre del 1998, con lo stesso grado iniziale. Lasciata la Banca d’Italia ha lavorato per 8 anni presso un Istituto di Credito di medio-grandi dimensioni. Nel 2006 è stato assunto dalla Popolare di Vicenza come Capo della Direzione Internal Audit. Ha lasciato la Banca popolare di Vicenza nel 2008. Durante la limitata permanenza in Banca d’Italia, il dr. Luigi Amore non ha mai svolto attività ispettiva presso la Popolare di Vicenza.
Mariano Sommella è stato assunto in Banca d’Italia con il concorso per diplomati nell’agosto del 1979. Ha prestato servizio nelle Filiali di Palermo, Latina e presso i Servizi Ragioneria, Personale e Rapporti Fiscali. È passato all’Ispettorato Vigilanza nel 1996, con il grado di ingresso nella carriera direttiva. Ha lasciato la Banca d’Italia nel settembre 2008, senza essere diventato dirigente. Nello stesso mese è stato assunto dalla Popolare di Vicenza come vice responsabile della Direzione Segreteria Generale; ne è divenuto responsabile nel 2009. Durante il periodo trascorso all’Ispettorato, il dr. Mariano Sommella ha svolto diverse ispezioni ma nessuna presso la Banca Popolare di Vicenza né presso realtà bancarie e/o finanziarie da essa controllate.
Giannandrea Falchi è stato assunto in Banca d’Italia nel settembre del 1976 nel grado iniziale riservato ai laureati. È diventato dirigente nel 1990. Dal 1993 al 2007 è stato Responsabile delle Delegazioni della Banca d’Italia di Parigi e New York. È rientrato in Italia nel luglio 2007 e ha assunto il ruolo di Capo della Segreteria Particolare del Direttorio. Dopo aver lasciato la Banca nel settembre del 2013, ha avviato un rapporto di consulenza con la Banca Popolare di Vicenza. Durante i numerosi anni di permanenza alle dipendenze della Banca d’Italia, Giannandrea Falchi non ha mai ricoperto ruoli che comportassero assunzione di responsabilità in materia di Vigilanza, non ha mai svolto attività ispettiva sulla Popolare di Vicenza né su altre realtà bancarie e finanziarie.

In tutti e tre i casi, spiega quindi Bankitalia ai due politici, gli ex dipendenti della Banca d’Italia passati negli scorsi anni alle dipendenze della Popolare di Vicenza non avevano mai svolto attività ispettiva presso l’istituto di credito in questione. Bankitalia, quindi, fotografa le norme vigenti in materia di conflitto di interessi. La Legge n. 190/2012 ha introdotto per i dipendenti pubblici il divieto di svolgere, per i tre anni successivi alla cessazione del rapporto di impiego, attività lavorativa presso i soggetti privati nei confronti dei quali il dipendente abbia esercitato, negli ultimi tre anni di servizio, poteri autoritativi o negoziali per conto dell’Amministrazione; il D.L. n. 90/2014 e il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 29/1/2015 hanno previsto uno specifico divieto per i componenti degli Organi di vertice e i Dirigenti della Banca d’Italia cui sono attribuite competenze amministrative di vigilanza o supervisione di intrattenere, nei due anni successivi alla cessazione dall’impiego, rapporti di collaborazione, consulenza o impiego con i soggetti regolati o vigilati; Infine, il Codice Etico del personale della Banca d’Italia, in vigore dal 2010, stabilisce che il dipendente, nel corso del primo anno successivo alla cessazione del rapporto di lavoro, deve evitare – in relazione al ruolo svolto – situazioni di conflitto di interesse che possano derivare da una nuova attività privata o professionale. Insomma, Bankitalia ha spiegato che non è accaduto quello che dicono Casini e Orfini, ma soprattutto spiega che quello che è accaduto, è accaduto in base alle leggi. E le leggi le fanno i politici come Orfini e Casini, non Banca d’Italia.

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