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Antonio Cozzolino e la protesta contro l'hotspot che non c'è a Civitavecchia

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2017-07-18

Il ministero dell’Interno vuole aprire una struttura per lo smistamento di chi arriva dal mare visto che i porti siciliani sono al collasso. Ma il primo cittadino e la destra sono sul piede di guerra. Con argomenti… curiosi

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Da giorni va in scena una polemica surreale a Civitavecchia. Protagonisti sono il sindaco M5S Antonio Cozzolino, la destra meloniana e il ministero dell’Interno. Tutto comincia il 14 luglio quando il primo cittadino su Facebook si dichiara contrario all’apertura di un centro per lo smistamento e identificazione nella cittadina laziale.

Antonio Cozzolino e l’hotspot fantasma di Civitavecchia

Il porto, nelle intenzioni del ministero dell’Interno, potrà essere utilizzato, così come in Calabria e a Salerno, per alleggerire la pressione che grava sui porti siciliani nei porti di approdo di navi con a bordo migranti, ma non si tratterà di strutture permanenti, ma di centri temporanei di prima accoglienza dove avranno luogo le procedure di identificazione. Gli hotspot permanenti attivi al momento restano quattro – Lampedusa, Pozzallo, Trapani e Taranto – ma l’alto numero di sbarchi di questi giorni ha reso indispensabile la previsione di struttura temporanee nei porti di approdo delle navi che stanno portando in Italia migliaia di migranti soccorsi nel Mediterraneo centrale.

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La protesta di Gioventù Identitaria per l’hotspot fantasma di Civitavecchia (foto da: Facebook)


Ciò nonostante il molo 28, all’estremità nord del porto, è stato presidiato nei giorni scorsi da quelli di Gioventù Identitaria: “Oggi abbiamo chiuso simbolicamente il porto di Civitavecchia con un nastro e uno striscione, domani qualora questa folle idea venga messa in pratica occuperemo fisicamente il porto. Non resteremo inermi a guardare la sostituzione etnica del popolo italiano. Noi non ci arrendiamo, ne mai fino a quando non avremmo dato tutto cioè che possiamo per salvare la nostra terra”.

Civitavecchia e l’hotspot fantasma

«Assurdo, non abbiamo mai avuto nessuna intenzione di creare un hotspot a Civitavecchia», storcono il naso al Viminiale di fronte alle «polemiche miserabili», racconta oggi Repubblica. Il molo 28 è un recinto di un ettaro, i crocieristi sono all’altra estremità. Eppure, dice il sindaco, dall’apertura dello spazio potrebbero derivare “interferenze con il traffico auto, con possibili ricadute occupazionali in negativo sul territorio, alle nuove incombenze che graveranno sui servizi sociali, che non avranno personale e risorse per svolgere al meglio il loro lavoro, alla Polizia Locale, che non avrà uomini per gestire le nuove criticità di traffico, all’ospedale San Paolo, che subirà un aggravio di lavoro e che già ora è in difficoltà nel venire incontro alle esigenze del territorio, all’acqua, con il presidente della Regione Lazio che ha richiesto lo stato di calamità naturale”.
antonio cozzolino hotspot migranti
E mentre si immagina il dramma del traffico d’auto che potrebbe derivare dall’approdo di navi, al ministero dell’Interno spiegano a Repubblica che “siccome siamo in emergenza hanno chiesto al prefetto di preparare un’area anche a Civitavecchia in cui eventualmente dare una mano estemporanea al Sud in crisi. Monti e rismonti, dicono. Una tenda, personale pronto, pullman allertati“. Tutto qui. Eppure è già invasione.

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