Andrea Roventini: la scelta giusta del M5S

Categorie: Economia, Fact checking

Ieri Di Maio è stato particolarmente convincente in tv nelle risposte date sull'economia. Anche perché i 5 Stelle sembrano aver trovato una personalità dalle idee chiare e (cosa rara per loro) per niente stravagante per il ruolo di ministro dell'Economia. Peccato che...

Da queste parti siamo di solito molto severi con lui, quindi nessuno ci accuserà di piaggeria se diciamo che Luigi Di Maio ieri da Lilli Gruber a Otto e 1/2 ha offerto una ottima performance: ha saputo rispondere a tono alle domande della conduttrice, spesso evitando i punti che lo mettevano in difficoltà ma sorprendentemente replicando in maniera convincente e nel merito ad altre questioni.



Andrea Roventini: la scelta giusta del MoVimento 5 Stelle

In particolare la risposta più convincente di Di Maio è stata quella su Andrea Roventini, l’economista di primo livello che dovrebbe diventare ministro dell’Economia secondo i desiderata del MoVimento 5 Stelle. Per quel posto i più si attendevano (e temevano) una scelta, per capirsi, alla Laura Castelli: qualche originalone con idee stravaganti che facesse sognare il popolo del Blog delle Stelle e facesse morire dal ridere tutti gli altri.



Invece è andata diversamente. Ieri Di Maio su Roventini ha detto: «Lui è uno che crede nell’economia espansiva, che significa che dobbiamo cominciare a mettere risorse fresche in strade, autostrade, innovazione tecnologica, abbassamento del costo del lavoro in determinati settori. Queste sono le persone che faranno il contrario dell’austerity, con Andrea Roventini combattiamo l’austerity e cominciamo a dare diritti e servizi e lavoro alle persone».

Una scelta convincente

La risposta di Di Maio alla domanda è talmente convincente che pare scritta, o suggerita, proprio da Roventini. Il quale ieri è stato chiarissimo su tante tematiche nelle quali farà fatica a fare breccia nel cuore dei 5 Stelle. «L’uscita dall’euro non è in discussione – ha detto con una semplicità che a certe autoproclamatesi espertone d’economia non sarà mai concessa – ma vogliamo rivedere il Fiscal Compact. L’austerità non funziona ed è disastrosa». Il M5S ha dato credito negli anni a tanti furbi, furboni e furbacchioni – come Alberto Micalizzi – o, peggio ancora, a incantatori di serpenti a caccia di consulenze retribuite.



Nel caso di Roventini parliamo di un ricercatore con un curriculum di primissimo piano e con il Sole 24 Ore sulle sue idee è stato molto chiaro: «Il rapporto debito/Pil deve certamente calare, principalmente attraverso la crescita e non surplus crescenti di bilancio. Oggi i moltiplicatori fiscali sono maggiori di uno: va colta questa opportunità attraverso investimenti a sostegno dell’innovazione. Inoltre tassi d’inflazione superiori a quelli attuali e vicini al 2%, l’obiettivo della Bce, contribuiranno a ridurre il rapporto. Il parametro del 3% deficit/Pil è un feticcio. Va rispettato, ma in maniera flessibile. Dialogheremo con gli altri Paesi per cambiare il Fiscal compact».

Il destino degli esperti M5S

Su quanto ha detto Roventini dal punto di vista teorico c’è dibattito: il moltiplicatore non è un dato fisso e cambia da paese a paese, e quando l’economia esce da una recessione e torna a crescere scende di molto dal livello di uno di cui parla Roventini. Questo basta per capire che tra il dire e il fare ci sarebbe di mezzo un bel mare di conti e di rischi per i conti pubblici. Ma di rischi di questo genere sono pieni tutti i programmi elettorali, che proprio per questo si chiamano elettorali: per tradurre le promesse in fatti ci vuole di solito molta più prudenza. Ma la strada che indica Roventini ha il dono della chiarezza e della coerenza interna. «Nel nostro DEF non ci sarà spazio per idee bizzarre o utopistiche», ha d’altro canto sempre precisato lui forse perché ha capito con chi si sta accompagnando.

Scrive oggi il Corriere della Sera che l’idea di Roventini è di “incentivare gli investimenti pubblici, «ma non a pioggia, non vogliamo cattedrali nel deserto». Al Sole 24 Ore, del resto, l’allievo di Giovanni Dosi al prestigioso istituto pisano ha già spiegato che il vincolo europeo del deficit al 3 per cento del Pil è «un feticcio»,che va rispettato «ma con flessibilità». Roventini riecheggia idee di Stiglitz e Krugman. E mette un accento forte sull’equità. Anche perché, come ha scritto in un paper, «economie con più diseguaglianze sono vulnerabili a fluttuazioni cicliche più gravi»”.

Ottime idee, peccato l’attuazione

Insomma, pur considerando che stiamo parlando di un accademico e che parliamo di promesse in campagna elettorale la cui attuazione poi diventerà molto problematica nel mondo reale, la scelta di Andrea Roventini come candidato ministro dell’Economia da parte del MoVimento 5 Stelle è convincente, in linea con la politica generale dei grillini ma lontana dalle pericolose idiozie che in questi anni i parlamentari espertoni a 5 Stelle ci hanno regalato. Ciò detto, pare improbabile che i grillini riescano ad ottenere una qualche maggioranza e quindi pare impossibile che Roventini diventi davvero ministro dell’Economia in un governo Di Maio. E questo per lui è una bella fortuna. Perché i 5 Stelle avevano già puntato su un’eccellenza a Roma quando si trattava di fare la giunta.

Il nuovo assessore Gianni Lemmetti

Chiamarono Marcello Minenna. Che subito dimostrò di avere competenze, idee e capacità valide per lavorare su un bilancio comunale e impostare un lavoro di grande beneficio per la città. Come è finita ce lo ricordiamo tutti: dopo due mesi se ne è andato sbattendo la porta. Lasciando il posto al signore che vedete qui sopra in foto. Ecco perché forse per Roventini è una fortuna che oggi sia solo candidato ministro.

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