«Il M5S disse che i mafiosi eravamo io, Federica Angeli e Don Ciotti»

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2017-11-27

Alfonso Sabella all’attacco dei grillini per la vicenda della “relazione antimafia desecretata” che non lo era

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Alfonso Sabella, assessore alla legalità della giunta Marino, a colloquio con La Stampa oggi torna all’attacco del M5S per la vicenda ormai famosa del dossier contro Don Ciotti e Libera e della relazione secretata dell’Antimafia che non lo era.

Ma perché la criminalità organizzata si è insediata proprio qui, sul “mare di Roma”?
«Per tre ragioni: è lontana dal centro di Roma, è in prossimità del litorale Pontino, zona di risalita della camorra napoletana, e ha il mare, veicolo formidabile e “sicuro” per i traffici illeciti. Ostia poi ha una tradizione mafiosa, di Cosa Nostra: proprio partendo da indagini su famiglie di Ostia nel 1993 arrestai il narcotrafficante Pasquale Cuntrera. Infine qui operava uno dei nuclei armati della Banda della Magliana».
Queste cose lei le disse già nel 2015, quando ebbe dal sindaco Marino la delega per Ostia…
«Un amministratore deve avere coraggio, non può aspettare le sentenze della magistratura per muoversi, perché è troppo tardi. Per questo nei limiti del possibile feci fuoco e fiamme a Ostia, chiudendo la palestra di Roberto Spada, cacciando Vito Triassi dal chiosco che gestiva abusivamente, aprendo i varchi nel “Lungomuro”, buttando giù i chioschi abusivi. Era chiaro che facevo perdere voti alla compagine politica che mi aveva indicato. E in più ricevetti attacchi da tanti: compresi quelli che ora sono in prima fila a sfilare per la legalità».


In realtà quel dossier, che fu presentato al M5S, non venne poi presentato ufficialmente anche se ancora oggi il consigliere Davide Barillari, che contribuì a diffonderlo, minaccia querele:

Intende dire il Movimento Cinque Stelle?
«Quel 7 settembre del 2015 fu per me molto doloroso: tutto il gotha romano di M5S, da Raggi a Barillari, da Ruocco a Giarrusso, presentò un dossier di 42 pagine per dire che i “mafiosi” eravamo io, Federica Angeli di Repubblica e don Ciotti, mentre i “buoni” erano quelli che dialogavano con Roberto Spada».
E adesso cosa dice al sindaco Virginia Raggi?
«Che da cittadino romano mi auguro che riesca a svolgere il suo ruolo di sindaco. Un ruolo che comporta anche scelte impopolari, se prese per il bene della collettività».

Leggi sull’argomento: Davide Barillari, la mafia e gli Spada: perché il consigliere M5S querela

 

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