“Il mio range sono le ragazze di 16-20 anni pronte a drogarsi”, la chat di Alberto Genovese con un amico

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2021-10-26

L’imprenditore ha confermato, durante un interrogatorio, i contenuti di quei messaggi e le feste con “ragazze in cerca di droga”. Ma respinge l’accusa di stupro

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“Io sono un porco pedofilo”. Questo è il contenuto di un messaggio inviato, il 28 agosto del 2020, da Alberto Genovese a un suo amico. La chat è finita anche sulle scrivanie degli inquirenti che stanno ancora indagando dopo le denunce per stupro durante le sue feste a base di droga. Il co-fondatore di Facile.it, secondo l’accusa, aveva l’abitudine di drogare e violentare ragazze, in special modo se minorenni, ma lui stesso continua a negare questo addebito. Ha confermato la presenza di ingenti quantitativi di sostanze stupefacenti durante le sue serate-festini, ma sostiene che tutte le donne fossero consenzienti ad avere rapporti sessuali con lui.

Alberto Genovese, le chat choc con gli amici sulle minorenni adescate

Come riporta oggi il Corriere della Sera, nei giorni scorsi Alberto genovese è stato nuovamente interrogato. Gli inquirenti, questa volta, sono partiti dai testi di alcuni messaggi in chat intercorsi tra l’imprenditore e alcuni suoi amici. Da quelle trascrizioni emerge un piano ben definito. Una strategia che circondava la sue serate a base di droga e sesso con giovani ragazze, anche minorenni. E lo faceva anche vantandosi della sua conoscenza degli impianti legislativi del nostro Paese.

“Io ho un range 16/20, in Italia è legale, tecnicamente se non sei un suo parente o un professore”.

Questo è uno dei messaggi finiti all’attenzione dei magistrati. A questo se ne unisce un altro: “Nel 2018 ho fatto tre 16enni”. Una ricostruzione confermata anche ai giudici che lo hanno interrogato nei giorni scorsi. Così come – le evidenze non potevano che andare in questa direzione – è arrivata la conferma della droga che scorreva a fiumi durante le sue serate alla “Terrazza Sentimento” di Milano e a Villa Lolita a Ibiza.

“Le ragazze venivano apposta per drogarsi. Io viaggiavo in un universo in cui tutto era permeato dalla droga. Io ero arrivato addirittura a pensare di non poter stare con una ragazza che non fosse drogata”.

Questa è la versione – secondo quanto riportato da Il Corriere della Sera – della difesa di Alberto Genovese che continua a ribadire la sua estraneità all’accusa principale mossa dalla Procura di Milano: quella di aver drogato le ragazze per violentarle.

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