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La sceneggiata del sindaco leghista di Ferrara sulla riapertura dei negozi
di neXtQuotidiano
Pubblicato il 2020-05-07
Prima annuncia l’ordinanza, poi urla al tradimento quando la prefettura gli scrive che non può farlo. Infine si dice pronto fermare tutto se i commercianti rischiano la multa. Alan Fabbri è come quel bambino che tira la coda al cane e poi si lamenta se lo morde
Il sindaco leghista di Ferrara Alan Fabbri tenta di riaprire i negozi e poi fa marcia indietro. Il 5 maggio Fabbri annuncia “un’ordinanza che permetterà ai negozi di prodotti non alimentari di aprire già da lunedì 11 maggio e di riprendere la vendita, rispettando tutte le norme di sicurezza sanitaria previste per gli esercizi commerciali già aperti”.
Come il sindaco di Ferrara annuncia la riapertura anticipata dei negozi
E per dare ai negozianti la possibilità di essere pronti a riaprire in sicurezza, il testo prevede che sia “consentita con decorrenza immediata l’attività preliminare di pulizia e sanificazione”. Alla base del provvedimento, spiega il primo cittadino, c’è il fatto che “riteniamo sbagliato penalizzare alcune categorie merceologiche rispetto ad altre e siamo certi che i ferraresi sapranno gestire nel migliore dei modi questa opportunità”. E visto che finora “la nostra città e la nostra provincia sono tra quelle con una minore diffusione del contagio da coronavirus in Emilia-Romagna, anche per questo vogliamo fare un passo in avanti verso il ritorno alla normalità”.
Nelle intenzioni del sindaco l’ordinanza avrebbe dovuto permettere a tutti i negozi di riprendere la vendita, rispettando tutte le norme di sicurezza sanitaria previste per gli esercizi commerciali già aperti. “Potrà entrare solo un componente del nucleo familiare, si potrà restare nel negozio per il tempo strettamente necessario all’acquisto e dovranno essere adottate misure che garantiscano il contingentamento degli ingressi, con il rigoroso rispetto del distanziamento di un metro e del divieto di ogni forma di assembramento all’interno e all’esterno dei locali. Da subito, i negozianti potranno accedere ai locali per pulizia e sanificazione”, diceva l’ordinanza. “Riteniamo sbagliato – spiegava la sua decisione il sindaco – penalizzare alcune categorie merceologiche rispetto ad altre. Grazie alle scelte amministrative e sanitarie messe in campo fino ad ora e grazie anche agli sforzi e ai sacrifici dei ferraresi che hanno rispettato in modo attento tutte le regole, la nostra città e la nostra provincia sono tra quelle con una minore diffusione del contagio da Coronavirus in Emilia-Romagna. Anche per questo vogliamo fare un passo in avanti verso il ritorno alla normalità. Adesso è il momento di ripartire: così come abbiamo anticipato le chiusure, ora vogliamo anticipare la possibilità di riaprire”.
…e il giorno dopo se la rimangia
Ma il giorno dopo Fabbri annuncia che la riapertura non ci sarà e sui social si sfoga parlando di un “nuovo attacco all’Italia e alle categorie economiche che sostengono il Paese”. “Ho subito l’ennesimo torto da uno Stato che pensa sempre meno a chi costituisce il vero motore del Paese – attacca il leghista- ho ricevuto poco fa una lettera dal prefetto, rappresentante territoriale del Governo, che blocca di fatto la mia ordinanza che avrebbe dato, da lunedì, la possibilità a tutte le attività di vendita al dettaglio di ripartire e di salvare in molti casi la propria azienda”. Fabbri incalza: “Dopo l’ attacco all’Italia sui buoni spesa, che la magistratura al momento ha deciso di voler affidare anche a chi si trova qui in vacanza, ‘regalando’ invece mance da 600 euro a chi ha sempre costituito il tessuto produttivo ed economico del Paese, oggi il governo tramite il Prefetto di Ferrara blocca la mia ordinanza sull’anticipazione della vendita al dettaglio nella nostra città”. La stessa argomentazione era stata usata qualche giorno fa dal primo cittadino per lamentarsi del prevedibilissimo stop alla sua ordinanza sui buoni pasto che favoriva alcuni rispetto agli altri.
E la sceneggiata di Fabbri si conclude oggi, quando si dice pronto anche a ritirare il provvedimento, se i commercianti “dovessero rischiare delle sanzioni. Ma prima vorrei capire Bonaccini cosa dice, magari si puo’ attuare qualcosa con lui”. L’annuncio arriva ai microfoni di Radio24. “Stiamo riflettendo coi nostri uffici legali sul da farsi- afferma- oggi sara’ una giornata clou. E’ ovvio che non voglio mettere in difficoltà nessuno – precisa Fabbri – se non viene ascoltato il grido di dolore dei commercianti e neanche un sindaco, e si rischia per queste persone di incorrere in sanzioni, sono il primo a fare marcia indietro. Ma prima vorrei capire Bonaccini cosa dice, magari si può attuare qualcosa con lui”. Il sindaco di Ferrara non sembra dunque voler andare allo scontro. “Abbiamo chiesto 100 – dice – se otteniamo 50 a livello politico è un buon risultato”. Ma rimarca: “Io fatto anche il sindaco di un Comune durante il terremoto del 2012 in Emilia, e so che in queste fasi di emergenza, arrivare un po’ prima nella ricostruzione è importante”. E aggiunge: “Siccome anche Bonaccini parla spesso di autonomia, penso che questo possa essere un primo passo”. Insomma, Alan Fabbri è come quel bambino che tira la coda al cane e poi si lamenta se lo morde. Da questa vicenda ha ottenuto qualche ora di campagna elettorale – come è solito fare il suo sodale Naomo Lodi – e ha preso in giro i commercianti annunciando cose che non sono nel suo potere. Se continua così rischia di diventare ministro dell’Interno.