W la Rivoluzione!!!

di Vincenzo Vespri

Pubblicato il 2020-10-27

Ieri dopo l’ennesimo discorso di Conte ho ricevuto varie telefonate di amici e colleghi che incitavano alla disobbedienza civile, alla ribellione e alla rivoluzione. E’stato molto strano, perché sentire settantenni voler andare sulle barricate mi ha stupito non poco. Mi ha ricordato quando al Liceo si leggeva “All’Italia”, e, al verso “L’armi, qua l’armi: io …

article-post

Ieri dopo l’ennesimo discorso di Conte ho ricevuto varie telefonate di amici e colleghi che incitavano alla disobbedienza civile, alla ribellione e alla rivoluzione. E’stato molto strano, perché sentire settantenni voler andare sulle barricate mi ha stupito non poco. Mi ha ricordato quando al Liceo si leggeva “All’Italia”, e, al verso “L’armi, qua l’armi: io solo combatterò, procomberò sol ‘io”, m’immaginavo il Leopardi, gobbo e smunto, combattere contro un enorme ussaro austriaco.

OROLOGIO DI CONTE 21 30 5

Ma perché questa voglia di rivoluzione? Solo per l’ emergere di una rabbia così forte verso un Governo? Non credo sia questa la ragione ultima anche se, senza ombra di smentita, si può tranquillamente affermare che questo Governo abbia fallito. A metà gennaio, il Governo fu informato di un rischio sanitario globale: ottenne la decretazione dello stato di emergenza (31 gennaio); bloccò i voli dalla Cina (senza controllare gli arrivi da quel paese); spedì in Cina tonnellate di materiale sanitario; minimizzò il rischio (il famoso aperivirus di Zingaretti) e garantì prontezza di reazione (Conte dalla Gruber). A febbraio, il virus corse incontrollato. Tra fine febbraio e inizio marzo, dopo alcune gravi gaffes comunicative (ad esempio l’anticipazione del dpcm che avrebbe bloccato la Lombardia), fu imposto un lock down severissimo, mentre alcune zone della Lombardia e dell’Emilia Romagna pagarono un prezzo altissimo, in termini di vite umane, alla imprudenza di inizio anno. Comunque, mancarono mascherine, camici, ventilatori e venne incaricato Arcuri di procurarsene a qualunque costo. Tra marzo ed aprile, vennero spese decine di miliardi di euro senza alcun effetto strutturale. A maggio, si riaprì, con il governo che sembrava più concentrato sulle nomine nelle partecipate pubbliche che ad altro. A luglio, fu sventolato un successo epocale: l’approvazione dei Recovery Funds; e si cominciò a discutere di riapertura delle scuole, individuando nei banchi a rotelle lo strumento di risoluzione dei problemi. Niente fu fatto né per i trasporti (se non il bonus monopattino); né per la sanità, in vista della prevista seconda ondata. A settembre, ci fu raccontato che eravamo meglio degli altri, nella gestione della seconda ondata. Ad ottobre, il tracollo annunciato. Adesso sono state adottate misure che sembrano semplicemente punitive: si chiudono attività economiche che sono imprese come le altre, con imprenditori, investimenti, lavoratori, indotto, ma hanno il limite di funzionare sulla erogazione di momenti di piacere e possono dunque essere considerate “superflue”, in base ad una nomenclatura quaresimale. Si badi bene: si chiude l’attività ad imprenditori che hanno come loro unica colpa quella di essersi fidati dello stato, e quindi di aver investito tutti i loro risparmi (hanno fatto perfino debiti) per adeguare le loro attività a quanto richiedeva lo stato per mantenere aperto il loro negozio e per poter continuare a lavorare. E’ovvio che questi imprenditori si sentano traditi e delusi. Di sicuro non sono stati tranquillizzati dal discorso di Conte in cui ha promesso un radioso avvenire: vaccino da dicembre, soldi a gogò direttamente nei conti correnti, azzeramento seconda rata dell’IMU. A quel discorso sono mancati solo due classici del populismo politico italiano: più pilu per tutti e la promessa di un milione di posti di lavoro. E’vero che i politici considerano gli Italiani come scemi e che abbiamo dato loro ampiamente motivo per crederci, ma dubito che noi Italiani possiamo continuare a credere all’infinito in una classe politica che mente così sfacciatamente e spudoratamente.

napoli video rivolta polizia aggredita

Non è però la prima volta che un governo italiano abbia miseramente fallito, però è la prima volta che sento parlare di rivoluzione. Credo che per un’analisi corretta di questo momento si debba utilizzare il pensiero di Che Guevara: “Qualora un governo sia salito al potere attraverso qualche forma di consultazione popolare, fraudolenta o no, e si mantenga almeno un’apparenza di legalità costituzionale, è impossibile che l’impulso alla guerriglia si produca, poiché non tutte le possibilità di lotta politica si sono esaurite.”. Ecco il nostro problema è che tutte le alternative politiche sembrano essersi esaurite: abbiamo un governo disastroso ed un’opposizione che non lo è da meno (nell’emergenza non sono stati in grado di seguire una linea chiara e non contradditoria). I 5Stelle che hanno rappresentato, fino alle scorse elezioni, una via credibile contro questa degenerazione della politica assai lontana dalle necessità delle masse, si sono lasciati ammaliare dal fascino delle poltrone e dei lauti stipendi parlamentari e sono diventati come gli altri, se non peggio. Mancano del tutto le figure rappresentative: il Presidente della Repubblica, come è avvenuto all’inizio della crisi pandemica, latita e lascia l’onere e l’onore della scena al Presidente del Consiglio. Il Papa non sembra accorgersi della situazione difficile e discetta allegramente di amore gay come se avesse come compito primario quello di scrivere una stanza di Repubblica con il suo amico Scalfari invece di sentire il dovere di stringersi vicino al suo gregge in così forti difficoltà economiche.

gucci torino vetrine spaccate video

Che fare? La tentazione che viene immediatamente è quella di imitare il leggendario Guy Fawkes esattamente come ha fatto il protagonista di V come Vendetta. La situazione attuale italiana presenta forti analogie con quelle di quel film. Ma uno spera che non si arrivi a tanto. Come diceva Martin Luther King “Una rivolta è in fondo il linguaggio di chi non viene ascoltato.” Dello stesso tono Thomas Jefferson “Una piccola insurrezione, di tanto in tanto, è una cosa buona e così necessaria nel mondo politico come i temporali in quello fisico. Previene la degenerazione del governo e alimenta una generale attenzione per la cosa pubblica.” Ecco io spero che la classe politica dia prova di saggezza e non sottovaluti questa voglia emergente di ribellione e di sfascio. Questa emergenza la si affronti con un Governo di Unità Nazionale, si chiamino le persone migliori a governarci e si utilizzi questo momento per profonde riforme istituzionali di cui il Paese ha enormemente e dannatamente bisogno. Solo così si eviterà, in un futuro più o meno prossimo, un neo Guy Fawkes che dia fuoco alle polveri. Quasi certamente un nuovo mondo (quasi certamente migliore) nascerebbe dalle ceneri di quello vecchio ma, come diceva Stalin, “Non si  uò fare una rivoluzione portando i guanti di seta.” Quindi, se possibile, cerchiamo di evitarla sta dannata rivoluzione per il bene di tutti.

Leggi anche: Quelli che spaccano le vetrine di Gucci a Torino

Potrebbe interessarti anche