Un anno senza Gino Strada: la sua eredità raccontata dalla moglie Simonetta

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2022-08-13

Simonetta Gola, intervistata da Repubblica, ricorda il fondatore di Emergency a un anno dalla morte

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A un anno dalla sua morte, Gino Strada lascia “un’eredità pratica prima di tutto: una serie di progetti grandi, realizzati e da realizzare. Emergency sta facendo un grande sforzo per andare avanti senza di lui. Ma credo che l’eredità vera sia l’idea che il mondo si può cambiare, che vale la pena di continuare a crederci e a fare quello che è giusto, anche quando è difficile. Una persona alla volta, appunto”. Così Simonetta Gola, moglie del fondatore di Emergency, intervistata da ‘Repubblica’ racconta la nascita del libro in uscita a un anno esatto dalla scomparsa del chirurgo e che si intitola proprio ‘Una persona alla volta’.

Un anno senza Gino Strada: la sua eredità raccontata dalla moglie Simonetta

“È un libro di lotta, in cui Gino mette insieme le due cose che aveva capito nella vita: che la guerra non si deve fare mai e che la salute è un diritto universale – spiega Gola – Quel titolo l’abbiamo scelto una sera a cena, con gli amici e i colleghi di Emergency: è una frase della postfazione, ci sembrava che riflettesse al meglio quello che ha fatto Gino. Salvare il mondo una persona alla volta, appunto”.

Sul conflitto in Ucraina, “che lui non ha visto”, la moglie di Strada sottolinea: “Nessuno dubita su chi sia l’aggressore e chi l’aggredito, ma Gino pensava che la guerra non ha senso in generale e soprattutto in un momento in cui sul tavolo ci sono strumenti di autodistruzione come quelli di cui dispone oggi l’umanità. Serve un modo di pensare diverso”. E sulla morte del fondatore di Emergency, conclude: “Continuo a guardare la foto, quella che abbiamo diffuso dopo la sua morte: a lui piaceva molto perché in quello scatto riconosceva sé stesso in pieno. Aveva raggiunto la consapevolezza di chi era, di quello che aveva fatto, di ciò che voleva. Diceva che era in pace con sé stesso. Non è una cosa da tutti. Questo pensiero mi ha aiutato a convivere con la sua morte”.

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