Twitter sospende per bullismo il nuovo account di Arsenale K

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2019-06-17

Dopo meno di una settimana dal suo ritorno sul social dei cinguetii il nuovo account di quella che fa “satira di destra” insultando tutti quelli che non la pensano come lei è stato sospeso. Censura? No, semplicemente sono state applicate le regole

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Ci eravamo lasciati la settimana scorsa con Luca Telese impegnato a difendere Arsenale K e a tessere le lodi della geniale comicità dell’autrice che aveva appena aperto un nuovo account Twitter dal nome “Tank Different“. Il primo profilo di Arsenale K era infatti stato sospeso dal social a causa di numerose segnalazioni per comportamenti “abusivi” nei confronti degli utenti. In parole povere Luisella Scheggia, l’autrice principale di Arsenale K, si diverte a bullizzare e insultare i commentatori.

Anche Tank Different sospeso da Twitter per comportamento abusivo nei confronti degli utenti

Non contento Telese intervistò Luisa Scheggia per La Verità, un vero omaggio alla libertà di pensiero. Oggi, dopo nemmeno cinque giorni dall’apertura del nuovo account della contributor di ScenariEconomici (il sito noeuro-sovranista di Antonio Maria Rinaldi) risulta di nuovo sospeso. Anche Tank Different è caduto sotto la scure di quella che i difensori chiameranno censura ma che invece è semplicemente il risultato di contravvenire alle regole di una normale gestione del comportamento su un social network.

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Né Facebook né Twitter tollerano (ed è scritto nel regolamento) l’utilizzo dei social per insultare o prendere di mira altri utenti o persone. Cose che Arsenale K/Tank Different faceva senza problemi. Sembra incredibile che un’autrice di satira così attenta agli aspetti della realtà quotidiana non si accorga che il mezzo che usa ha delle regole ben precise. Che consentono ad esempio di segnalare i tweet con insulti, offese e minacce. Continuare ad insultare e offendere sapendo che dall’altra parte c’è la possibilità di segnalare non significa essere coerenti con le proprie idee di libertà, significa non aver capito nulla.

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Qualcuno dirà che questa modalità impone una pulizia del linguaggio tipica dei regimi totalitari. Ma non c’è nulla di sbagliato nell’impedire agli utenti di bullizzarsi, scannarsi, insultarsi vietando al tempo stesso l’utilizzo di termini discriminatori. Se gli utenti non riescono a contenersi è giusto che qualcuno lo faccia per loro. E non è censura, altrimenti non si spiegherebbe come mai un giornale come Charlie Hebdo non abbia alcun problema a tenere attivi i propri account Twitter e Facebook e a proporre la propria satira sui social network. La risposta è che Charlie Hebdo non passa la maggior parte del tempo a insultare gli utenti, Arsenale K sì. Con buona pace di quelli che considerano la produzione di Arsenale K un fulgido esempio di satira pungente.

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