Quello che sappiamo della variante Delta (ex indiana)

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2021-06-14

Sta dilagando nel Regno Unito, e qualche caso ora c’è anche in Italia: “Desta ragionevole preoccupazione per la potenziale maggiore trasmissibilità e il possibile rischio di reinfezione”

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Il suo nome è variante Delta, ma prima la chiamavamo variante indiana. Si tratta del ceppo che ormai sta dilagando nel Regno Unito, e che ha ucciso anche persone già vaccinate con doppia dose e a distanza di tempo (quello necessario affinché il nostro corpo sviluppi gli anticorpi). In Italia ancora non si registrano numerosi casi, ma il premier Mario Draghi ha già detto di esser pronto a inserire la quarantena obbligatoria per chi arriva da lì. Ma per quale motivo in alcuni casi resiste al vaccino? La risposta la dà il ministero della Salute, che sul suo sito scrive: “La variante Delta include una serie di mutazioni tra cui E484Q, L452R e P681R, la cui contemporanea presenza desta ragionevole preoccupazione per la potenziale maggiore trasmissibilità e il possibile rischio di reinfezione”.

Cosa sappiamo della variante Delta?

Sappiamo che ha una trasmissibilità maggiore rispetto alla variante inglese del 40-60 per cento (ricordiamo che la variante inglese già di per sé è più contagiosa del 50 per cento rispetto al ceppo “originale”). Quello che invece non si sa sulla variante Delta -ma come anche sulle altre- è se i vaccini siano in grado di combatterle tutte e completamente. Si legge sempre sul sito del ministero della Salute: “Ad oggi non ci sono prove che queste varianti causino malattie più gravi o rendano i vaccini attualmente impiegati meno efficaci. Sono in corso approfondimenti di ricerca, in collaborazione con i partner internazionali, per capire meglio l’impatto delle mutazioni sul comportamento del virus e per garantire che vengano presi tutti gli interventi di salute pubblica appropriati”.

Quali sono i sintomi?

Sembra che ad oggi non ci sia differenza rispetto ai normali sintomi del covid: si può essere asintomatici, ma si può anche avere febbre, dolori muscolari, debolezza, affaticamento, perdita del gusto e dell’olfatto. Ci sono alcuni studi che ipotizzano anche la presenza di ulteriori segnali: secondo loro chi contrae la variante delta (ex indiana) potrebbe lamentare danni all’udito e disturbi gastrici.

Di che numeri stiamo parlando.

Tanto per dare un’idea del fenomeno: nel Regno Unito, dove la campagna di vaccinazione sta procedendo a gonfie vele, sono stati registrati finora 50casi di positività da variante Delta. Quello che stupisce però è che circa 30mila nuove infezioni si siano avute nell’arco dell’ultima settimana, riportando il Primo ministro Boris Johnson a una situazione difficile da gestire: aprire completamente o richiudere (un po’)? Anche perché tra i morti di variante Delta, ve ne sono ben 12 che avevano già ricevuto la doppia dose di vaccinazione già da più di due settimane.

E allora i vaccini sono efficaci contro la variante Delta?

C’è uno studio che è stato pubblicato dalla rivista Lancet secondo cui, in base ai test effettuati su 250 persone vaccinate con il farmaco Pfizer-BioNtech, nel 79% dei casi la risposta alla variante Delta è scesa del 32% rispetto a quella contro gli altri ceppi, nel caso in cui l’individuo avesse ricevuto unicamente una dose di vaccino. In quelli che invece avevano completato il ciclo vaccinale, la forza protettiva è stata maggiore. Ma è bene starne alla larga.

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